Sabato a Roma De.Ma., il movimento creato dal sindaco di Napoli De Magistris, ha tenuto un incontro invitando un po’ tutte le forze alternative, che segue di un mese uno analogo tenutosi a Napoli. All’incontro tenutosi alla Casa delle Donne minacciata di sgombero dal Comune di Roma, hanno partecipato un centinaio di persone. Diversi esponenti di associazioni e amministrazioni locali del Meridione, una visibile e consistente presenza di esponenti, ex o tuttora tali, di Sinistra Italiana/Leu. Presente con tutto il gruppo dirigente il Prc (Acerbo, Ferrero, Fantozzi, Forenza). Età anagrafica che solo in parte lascia guardare al futuro.
La relazione introduttiva è stata curata da Enrico Panini (ex Cgil) il quale ha affermato: “DeMa si candida a diventare un soggetto politico animando una confluenza di forze. Il punto di forza è l’esperienza di governo a Napoli. Confederare è la migliore risposta alla domanda politica che viene dai territori, con l’ambizione di arrivare al governo nazionale”. Chi ha portato alla sconfitta non può più riproporsi. Le fusioni a freddo non funzionano e no a intese a geometria variabile. Confederare le autonomie in un percorso comune.
Per mettere in moto il percorso, sono stati proposti cinque tavoli tematici da declinare in campagne: lavoro, umanità, terra, sapere e conoscenze, questione morale.
De Magistris è intervenuto però solo brevemente e in mezzo all’elenco degli interventi e dopo un po’ se n’è andato. Il Sindaco di Napoli in qualche modo ha suonato la carica, affermando che occorre cominciare a girare il paese non a raccontare “la sinistra che vogliamo”. “Non parliamo più di sinistra ma facciamo cose di sinistra. Se qualcuno pensa che qui si stia facendo il partito che è stato sconfitto dal voto prendo e me ne vado”.
Da diversi interventi è venuta l’indicazione a rompere gli indugi. Acerbo (segretario Prc) ha detto che “non dobbiamo fare una cosa percepita come un pacchetto elettorale. Se come dice De Magistris c’è una proposta in campo è bene che sia esplicitata”. Giovanni Paglia (Sinistra Italiana), vede “una ripresa di mobilitazione morale. Le persone che si attivizzano non hanno un riferimento politico, dobbiamo creare uno spazio politico per queste persone. Uno spazio di lotta per un alternativa di governo”. Paolo Ferrero (che è intervenuto a nome del Partito della Sinistra Europea) ha detto che “serve un terzo polo tra la destra fascistoide e i liberali. La parole di De Magistris vanno in questa direzione e si deve partire presto”. Il motivo di tanta fretta? In parte le elezioni europee che si avvicinano e su cui ormai sono in campo opzioni divaricanti (da una parte il giro di Varoufakis e Diem 25, dall’altro il Piano B di Melenchon e France Insoumise).
Ma la verità è probabilmente quella sottolineata da Giacomo Russo Spena quando ha detto che “occorre sbrigarsi a fare questa cosa, prima che Zingaretti entri in campo nel Pd”.
E’ evidente che la sirena di un Pd “derenzizzato” e guidato da un esponente di storia Pci e con “esperienza di governo” come Zingaretti, attrarrebbe molte o comunque diverse delle interlocuzioni “di sinistra” su cui De.Ma. e De Magistris vorrebbero arrivare ad una “confederazione delle autonomie”.
Il problema è che il punto di forza e di debolezza dell’ipotesi di De.Ma. sono proprio le esperienze amministrative locali come laboratorio a candidarsi a forza di governo sulla base di esperienze concrete. In qualche modo questa cosa si coniuga con la suggestione del municipalismo e della confederalità avanzata dall’area degli ex disobbedienti. Ma è una ipotesi che continua a tenere fuori dall’orizzonte e dalla discussione questioni decisive sul piano politico.
Una l’ha segnalata Viola Carofalo (Potere al Popolo) quando ha sottolineato che per fare una cosa diversa e non percepita come la solita minestra occorre cambiare approccio. “Per andare contro le banche e l’Europa non si può stare con i fascisti ma per andare contro i fascisti non si può stare con le banche e l’Europa. In queste assemblee non vedo il nostro blocco sociale e soprattutto con quali proposte andiamo tra la nostra gente? Questa è la priorità. Per fare una cosa diversa non la possiamo fare stando solo e sempre tra di noi”.
L’altro elemento è stato messo in evidenza dall’intervento di Sergio Cararo (Piattaforma Eurostop) il quale ha segnalato tre aspetti: se si hanno ambizioni di governo occorre dire basta con la logica del centro-sinistra. E questo allarme non è valido solo sul piano nazionale ma anche e soprattutto sul piano locale dove questa sirena è ancora più forte; in secondo luogo non si può rimuovere da qualsiasi programma di governo e della sua attuazione la rottura del “vincolo esterno” (Ue e Nato) che ormai ne condiziona qualsiasi esito; terzo sulle elezioni europee non serve parlare di alleanze fini a se stesse, sono i contenuti a decidere le alleanze e su questo il Piano B appare più efficace ed adeguato della consueta sinistra antiliberista.
Nelle sue conclusioni, Enrico Panini ha ribadito che la proposta è quella di essere da subito una forza di governo del paese ed ha invitato a partire subito sui tavoli tematici. Delle elezioni europee si parlerà a settembre.
Come vediamo in giro ci sono molte idee e molte dichiarazioni di buonsenso tese a non rimettere i piedi esattamente sulle orme di un passato che ha portato la sinistra all’inconsistenza e all’ostile estraneità nei settori popolari. Ma le buone idee camminano sulle gambe degli uomini e delle donne, e anche queste non possono essere ancora quelle abituate a fare gli stessi passi, percorrere le stesse strade e gli stessi riti. Serve una rottura e una rottura a tutto campo, verso il nemico esterno e verso la coazione a ripetere all’interno, che è poi la sfida lanciata nove mesi fa da Potere al Popolo. E su questo forse c’è un passo diverso tra De Magistris e molti suoi compagni di strada.
Fonte
Bah...
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