Stanotte l’aviazione israeliana ha colpito nuovamente alcune
postazioni militari dell’esercito siriano sulle Alture del Golan
occupato causando danni limitati. La notizia, data inizialmente
dall’emittente siriana pro-governativa Sana, è stata confermata da Tel
Aviv che in una nota ha fatto sapere di aver colpito 3 “obiettivi” in
risposta all’incursione ieri di un drone siriano nel nord d’Israele.
“L’Idf [l’esercito israeliano, ndr] ritiene il regime siriano
responsabile per l’atto compiuto sul suo territorio e lo avverte di una
ulteriore azione contro le nostre forze” si legge nel comunicato
dell’esercito israeliano.
In un filmato in bianco e nero rilasciato da Tel Aviv si
vedono alcuni missili israeliani colpire una baracca militare e due
strutture rispettivamente di due e cinque piani. I media
siriani riferiscono che i target colpiti erano vicini al villaggio di
Hader, nella provincia di Quneitra, nei pressi delle Alture del Golan
occupate e annesse illegalmente da Israele. L’agenzia Sana sostiene che alcuni missili sono stati intercettati dal sistema difensivo siriano.
La vittoria di al-Asad nel sud della Siria preoccupa non poco Israele
che, pur avendo sempre dichiarato di essere neutrale sul conflitto
siriano, ha e ha avuto rapporti diretti con i gruppi islamisti e
jihadisti presenti nella parte meridionale del Paese arabo. Tel Aviv
teme infatti che le forze iraniane (alleate di Damasco) possano disporsi
vicino al Golan, (occupato da Israele durante la guerra dei Sei Giorni
del 1967) minacciando la sua sicurezza.
Lo stato ebraico ha colpito ripetutamente il territorio siriano in questi anni attaccando gruppi iraniani o sostenuti all’Iran (ma che hanno fatto decine di vittime anche tra le truppe siriane): gli ultimi raid risalgono alla scorsa domenica quando l’aviazione israeliana ha colpito la base T4 di Homs
(centro-ovest della Siria). In quel caso, sostengono i siriani, la
contraerea di Damasco sarebbe riuscita ad abbattere uno dei jet
israeliani coinvolti nel raid e a intercettare alcuni missili. A
differenza di oggi, l’attacco alla base T4, in cui erano presenti anche
unità iraniane e combattenti del movimento sciita libanese Hezbollah,
non è stato mai confermato (ma neanche smentito) da parte israeliana.
I raid di ieri sera giungono poche ore dopo l’incontro
avvenuto a Mosca tra il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il
presidente russo Vladimir Putin. “Non compiremo azioni contro il regime
di al-Asad se gli iraniani escono dalla Siria” ha detto il
primo ministro a Putin secondo quanto è stato riferito all’agenzia
Reuters da un ufficiale israeliano. Parole che attestano come ormai la
“vittoria” di Al-Asad nella guerra siriana sia chiara anche ai
suoi nemici e che la sua presenza, piaccia o meno la cosa, bisogna
accettarla.
Netanyahu ha parlato poi con il presidente russo anche
dell’abbattimento del drone penetrato ieri in territorio israeliano
dalla Siria: “Lo abbiamo abbattuto con successo e voglio sottolineare che noi impediremo qualunque tentativo di violare il nostro spazio aereo e terrestre”.
La Russia, che ha sempre chiuso gli occhi di fronte ai raid israeliani,
propone di mantenere le forze iraniane presenti in Siria a una distanza
di 80 chilometri dal confine con Israele. Una posizione che però Tel
Aviv rigetta con forza perché vorrebbe una loro completa uscita.
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