In Ungheria e Calabria sono successi fatti “tecnicamente” identici, ma che nel Governo italiano e in buona parte del Paese generano reazioni antitetiche. Rivelando cioè: la falsità di certe prese di posizione, una profonda meschinità e la miseria della politica.
In Ungheria il Governo di Orbàn (tanto caro alla Lega) sta attuando la stessa politica di penetrazione imperialistica dell’Austria: sta concedendo la cittadinanza a popolazioni d’origine ungherese e che risiedono in paesi che un tempo facevano parte dell’Impero Austro-Ungarico. In particolare, Orbàn sta distribuendo in maniera estremamente disinvolta passaporti ungheresi nella regione ucraina della Transcarpazia.
L’Ungheria vuole cioè approfittare della profonda e irreversibile crisi ucraina per dare sfogo alle mai sopite pulsioni imperialistiche che oggi sono particolarmente vigorose e puntano ad un espansione territoriale. La situazione è paradossale, in quanto l’Ungheria si scontra con la UE per aver chiuso le proprie frontiere ai migranti, ma poi regala documenti della UE a cittadini extracomunitari: la cosa potrebbe far sorridere se non si trattasse dell’ennesima riproposizione del concetto di “Stato etnico”, prodromo di tante sciagure.
A prescindere da ogni ovvia valutazione politica su questo preoccupante andazzo, si deve sottolineare un aspetto puramente tecnico: l’Ungheria sta forzando il Diritto concedendo la cittadinanza europea a degli extracomunitari (la Transcarpatia è in Ucraina, quindi fuori dalla Comunità Europea). Questa condotta di Orban non ha minimamente scandalizzato il Governo italiano o quelle forze politiche che con quell’individuo intrattengono ottimi rapporti.
Ciò che accade in Ungheria è “tecnicamente” identico a quanto fatto dal Sindaco di Riace, Mimmo Lucano, che dava i documenti a degli extracomunitari. Il Sindaco calabrese però da molti è trattato come un criminale. Senza voler entrare nel merito del caso calabrese o nel fatto se sia giusto o meno forzare il Diritto, è interessante fare un raffronto tra le due vicende.
Si è affermato un doppio standard dovuto al fatto che gli episodi sono “tecnicamente” identici, ma “politicamente” antitetici. Infatti quella di Orban è una politica razzista di penetrazione imperialistica, mentre quello di Riace (giusto o sbagliato che sia) è un gesto d’amore, inclusione e umanità.
Al Governo italiano questo doppio standard non fa esplodere alcuna contraddizione, perché quello che non può accettare di Riace non è l’aspetto tecnico (inerente la legalità), bensì quello politico. Dato che non hanno strumenti per colpire un gesto d’amore, sfruttano un tecnicismo che però si guardano bene dal far valere anche rispetto ai propri compari ungheresi. Infatti, dagli xenofobi italiani non si è udito levarsi alcun grido di protesta contro quell’Ungheria che fa entrare in Europa dei cittadini extracomunitari. Il motivo è semplicemente il razzismo, che se istituzionalizzato porta alla segregazione e alla creazione di stati “etnicamente puri”. Messa in questi termini, la questione si mostra in tutta la sua gravità.
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