di Alberto Negri
L’Italia potrebbe perdere la Libia per la seconda volta, dopo la
caduta e l’uccisione di Gheddafi nel 2011, e vedere bloccata la pipeline
Greenstream di Mellitah che porta il gas dalla Libia a Gela in Sicilia.
L’Esercito nazionale libico (Lna) del generale Khalifa Haftar intende
avviare un’operazione militare nella città costiera di Zuara, 100
chilometri a ovest di Tripoli, con l’obiettivo di controllare il valico
di frontiera di Ras Jedir con la Tunisia e il complesso energetico di
Mellitah di proprietà dell’italiana Eni in joint venture con la National
Oil Corporation (Noc) libica. È opportuno ricordare che l’Eni con le
sue attività di estrazione di gas e petrolio garantisce alla Libia la
fornitura dell’80 per cento dell’energia elettrica sia in Tripolitania
che in Cirenaica e gran parte delle entrate che tengono in piedi le
amministrazioni di Tripoli e Bengasi.
È con questi soldi che i due governi concorrenti pagano dipendenti
pubblici e le milizie impiegate in un conflitto ormai diventato una
guerra internazionale per procura. Soprattutto con l’ingresso diretto
sul campo della Turchia che per appoggiare il governo Sarraj di Tripoli ha
inviato truppe, armi e centinaia di jihadisti da opporre al generale
Haftar sostenuto dai mercenari russi, dall’Egitto, dagli Emirati e
dall’Arabia Saudita.
Il generale Haftar, rivale del governo Sarraj è ai ferri corti con
Tripoli e il cessate il fuoco concordato alla conferenza di Berlino
ormai regge soltanto sulla carta, al punto che la Camera dei
rappresentanti di Tobruk ha deciso di sospendere la sua partecipazione
al dialogo politico libico di Ginevra tenuto sotto l’egida delle Nazioni
Unite.
Il generale Haftar intanto, secondo l’'Agenzia Nova, ha spostato un
ingente quantitativo di unità militari nelle basi sotto il suo controllo
presso Al Wattia, Al Ajaylat, Sabratha e Sorman, a ovest di Tripoli. Le
forze di Haftar considerano Zuara, attualmente sotto controllo del
forze alleate del governo di accordo nazionale (Gna) di Tripoli, come un
target strategico.
Il sindaco di Zuara, Farhat Bualshwashi, ha lanciato un appello al governo Sarraj per
fornire ogni tipo di sostegno alla città prima che venga presa da
Haftar.
La Libia vive sotto costante ricatto petrolifero ed energetico perché
Haftar ha deciso di chiudere i terminali per l’export in Cirenaica. Il
carburante in Libia – nono Paese al mondo per riserve petrolifere –
viene venduto fino a oltre dieci volte il prezzo normale. Secondo la
Noc, “la produzione, il trasporto e la fornitura di petrolio e gas
continuano a essere fortemente ridotti a causa della situazione di
sicurezza in atto in tutta la Libia”. La produzione petrolifera è
scesa a quota 122mila barili al giorno mentre la restrizione forzata
della produzione a causa del blocco dei terminal di esportazione ha
causato perdite pari a 1,8 miliardi di dollari.
Ma Tripoli non è sotto minaccia soltanto di Haftar: stanno affiorando
gravi incrinature interne. In una conferenza stampa il ministro degli
Interni Fathi Bashagha – che aveva invitato qualche giorno fa gli Stati
Uniti a stabilire una base militare in Libia per contrastare l’influenza
crescente della Russia – ha accusato una milizia di Tripoli di aver
cospirato contro il suo ministero. Bashagha ha denunciato, senza per
altro farne il nome pubblicamente, che la milizia islamista Nawasi
comandata da Mustafa Gaddur – cugino di Hafed Gaddur, ex ambasciatore in
Italia e ora a Bruxelles – avrebbe contattato l’intelligence italiana
per aiutare a coordinare un incontro con il direttore dell’intelligence
degli Emirati Arabi Uniti Mohamed bin Rashid, dopo che le forze di
Tripoli si erano ritirate e avevano perso importanti aree a Tripoli
nelle battaglie contro il generale Haftar.
La brigata Nawasi, composta da oltre 700 uomini che vanta al suo interno
anche una componente di salafiti madkhaliti, opera a Tripoli nella zona
di Abu Seta a Tripoli. Meno di 100 metri separano il quartier generale
della brigata Nawasi dalla base navale di Abu Seta, dove si trovano i
membri del Consiglio presidenziale, Sarraj compreso. La milizia ha
diversi checkpoint e pattuglie nell’area, incluso un checkpoint vicino a
Libyana Company, il più grande operatore di telefonia mobile in Libia.
Tutte queste zone sono alla portata della milizia e le hanno permesso di
svolgere un ruolo militare importante nella capitale. La milizia Nawasi
ricatta Tripoli e si è dichiarata ostile alla presenza dei mercenari
siriani inviati da Erdogan. Le sorti del governo di Tripoli appaiono
sempre più incerte e non si escludono colpi di scena.
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