Tutti vuol dire veramente tutti. Compreso il “Grande paese”, gli Stati Uniti d’America.
Ora abbiamo l’ufficialità.
Già nella serata di martedì i due candidati alle primarie democratiche, Joe Biden e Bernie Sanders, di comune accordo, avevano cancellato gli incontri a Cleveland (Ohio) per non creare assembramenti che avrebbero favorito il contagio. Mentre il sindaco di New York, Andrew Cuomo, istituiva un’area di contenimento presidiata dalla Guardia Nazionale a New Rochelle, poco fuori la Grande Mela.
Questo faceva seguito alla chiusura delle scuole ed al divieto di ogni assembramento per evitare il contagio che era “arrivato anche oltreoceano”. Tutto questo sulle proprie responsabilità, “scavalcando” l’ufficialità di una dichiarazione alla Nazione di Donald Trump.
Poi è arrivata un’altra ufficialità: proprio ieri l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha dichiarato “lo stato di pandemia globale”. Significa che nessuno può sentirsi escluso e quindi è indispensabile cominciare ad agire per combatterla, anche da parte della potenza più rappresentativa: gli USA.
Alle 20:00 ora di Washington (2:00 del mattino in Italia) il presidente Trump ha preso la parola davanti alla nazione per 10 minuti scarsi, ribadendo che il suo precedente operato (chiudere ai voli da e per la Cina) avrebbe “evitato il peggio”, proclamandosi salvatore e padrone assoluto del mondo e spingendo su una retorica protezionistico/nazionalista a favore solo del profitto e del capitale.
È stato comunque costretto ad “aprire” alla sanità pubblica (“Abbiamo il sistema sanitario, gli esperti, gli scienziati, i dottori migliori del mondo”), dichiarando che stanzierà fiumi di dollari per aiutare le famiglie più in difficoltà in questo momento, senza dimenticare di sottolineare che userà “tutti i pieni poteri federali” per risolvere quella che ha definito essere una “guerra contro un nemico invisibile”.
Fin qui il discorso è sembrato un semplice copia/incolla di un mix di altre posizioni già sentite nelle ultime settimane, compresa quella del premier Conte e del leader cinese Xi Jinping. Ma dedicando, con toni fortemente nazionalistici, più spazio all’economia ed alla produzione americane, “le più forti al mondo”, che non alla cronaca aggiornata dei casi di contagio. Ha trovato anche il tempo di bacchettare per bene “il fallimento ed il balbettio della UE”, colpevole di aver “seminato il virus straniero” anche oltreoceano, prima di arrivare alle “soluzioni”: blocco per 30 giorni di tutti i voli da e per i 26 stati dell’UE (l’ennesimo muro dunque) con l’esclusione di Gran Bretagna ed Irlanda.
Restrizioni che si applicheranno anche “agli stranieri che siano stati negli ultimi 14 giorni nei 26 paesi che hanno tra loro accordi sulle frontiere aperte”, alludendo allo spazio Schengen. Poi lo stanziamento di “200 miliardi di dollari di liquidità supplementare nell’economia”; un altro “forte stanziamento nella ricerca del vaccino che metterà fine a questa tragedia che ha colpito le nostre famiglie” ed “un enorme aiuto alle famiglie in serie difficoltà economiche in questo momento di drammatica contingenza. Anche questa suona un po’ come retorica da sermone religioso evangelico/anabattista dell’“american way of life”.
Un discorso che ha lasciato una sensazione di forte disagio e su cui bisognerà tornare dopo aver visto i risultati delle “soluzioni” messe sul tavolo.
Al momento Trump non ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale ma – un po’ a “macchia di leopardo” – continuano a chiudere le scuole, e ad essere vietati gli assembramenti. Sospeso in serata il campionato NBA per un caso conclamato; stato di emergenza dichiarato nelle zone di New York, stato di Washington e California (entrambi sul Pacifico), che sono per ora i principali focolai di contagi.
Molti casi sono riscontrati al momento anche in Massachusetts, Texas, Colorado, Georgia e Tennessee (tutti sulla costa dell’Atlantico). Superata la soglia dei 1300 casi di contagio e i 40 decessi, mentre scriviamo. E poi cancellazione della parata dedicata a San Patrizio, patrono dell’Irlanda, evento istituzionale che si svolge annualmente a New York City e che era stato interrotto, in precedenza, solo per l’11 settembre.
Anche Hollywood ha i suoi “caduti”: la famiglia Hanks che, ha dichiarato in Australia di essere contagiata.
È solo la punta di un iceberg che secondo Anthony Fauci, direttore del NIAID (Istituto Nazionale di malattie infettivologiche ed allergologiche) “è destinato a peggiorare esponenzialmente e a vista d’occhio e di cui vedremo gli effetti solo fra qualche giorno. Il contagio si sta espandendo a macchia d’olio”.
E noi saremo con voi a documentarlo in tempo reale.
Mentre altri innalzano l’ennesimo muro.
Everybody’s got a secret Sonny
something that they just can’t face
some folks spend their whole lives trying to keep it
they carry it with them every step that they take
till some day they just cut it loose
cut it loose or let it drag `em down
where no one asks any questions
or looks too long in your face
in the darkness on the edge of town
Bruce Springsteen “Darkness on the edge of town”
Fonte
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