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01/12/2016

Il maccartismo nell’informazione si veste di politically correct

"Fake news": il Convegno autogol della Boldrini. “Operazione sporca”, “altera la realtà”, “è illegale”. Con queste parole la Presidentessa della Camera Laura Boldrini ha oggi aperto la sessione dei lavori del Convegno organizzato alla Camera dei Deputati "Non è vero ma ci credo – Vita, morte e miracoli di una falsa notizia" presso la Sala della Lupa di Montecitorio. “C'è una strategia precisa: si vuole delegittimare, ridicolizzare e gettare discredito”, prosegue la Boldrini che indica nelle “ragioni politiche e nel profitto” il movente. Quello che è stato organizzato oggi alla Camera è in linea con il processo di demonizzazione della rete e di censura preventiva delle voci dissonanti che negli Usa ha prodotto le prime "liste di proscrizione" e in Italia una nuova forma di maccartismo.

Dopo aver citato la definizione di “post truth” della Oxford University – a cui Alberto Negri ha dato la miglior riposta possibile – e dopo aver definito “vere e proprie tribù polarizzate” gli utenti del web, la Presidente della Camera ha annunciato che proprio nella giornata di domani incontrerà “i vertici di Facebook”.

Nel prosieguo del Convegno, tra “debunker” (il moderatore Attivissimo) e giornalisti che facevano proselitismo delle agenzie di stampa (Ida Colucci, direttrice del TG2) o richiamavano alla “dignità” della professione “per far fuori le mele marce” (Lorusso, Segretario Generale FNSI), pochi, davvero pochi, i contenuti degni di essere ricordati. Tra questi, Luca Sofri, direttore de il Post.it, ha scosso un po' i giornalisti presenti facendo una rapida carrellata delle bufale quelle vere, dei giornali mainstream (tra l'altro dimenticando di citare le più clamorose, quelle di guerra). Particolarmente comica, tra le tante ricordate da Sofri, la bufala in prima pagina di Repubblica sugli “8 milioni di italiani che ricorrono ad ipnosi” nata dall'“inchiesta” del giornale di De Benedetti su un comunicato di una scuola di ipnosi!

Due sole considerazioni rispetto a questa giornata su un tema di cui vi abbiamo parlato tanto nei giorni scorsi. La prima: l'operazione “nata dall'estate scorsa” come ha ammesso Laura Boldrini per sconfiggere le bufale sul web e l'odio nella rete è miseramente fallita, perché anche nel Convegno organizzato in casa è emerso quello che come AntiDiplomatico vi abbiamo sempre riportato: le “bufale” principali sono quelle del mainstream. Sono loro che devono essere chiamati in causa per la disinformazione, le menzogne e i castelli di carta che hanno costruito negli anni e che, in Iraq, Siria e Libia, sono costate centinaia di migliaia di vite umane. Lo dimostra, del resto, l'assenza di Molinari, Riotta e Iacoboni, tutti annunciati come relatori del Convegno, probabilmente per non dare spiegazioni all'ultima mega bufala, "cyber fango" e odio lanciato dal loro giornale, La Stampa, e smascherata con il tragicomico caso di Beatrice di Maio. Assenze, del resto, non motivate da parte del moderatore e da parte degli organizzatori, al contrario di Iacopino, presidente dell'ordine dei giornalisti, anche lui assente ma “per febbre”.

Seconda considerazione. Il periodo resta delicato, molto delicato. L'operazione organizzata dalla Boldrini e miseramente fallita oggi dimostra che il tentativo di censura preventiva sulla rete continuerà. Michele Mezza, giornalista e professore alla Federico II, lo ha evidenziato bene prendendo parola alla fine del Convegno. “Mi fa tremare che istituzioni e cervelli lucidi chiedano oggi a Facebook e Twitter una pulizia preventiva. E' terribile questa degenerazione. Un potere occulto di corporazioni finanziarie per statuto ci deve garantire prioritariamente chi e cosa affermare?”. Negli Stati Uniti il Washington Post, organo di stampa del Pentagono e di Amazon, ha già fatto le liste di proscrizione da consegnare a Google per eliminare la pubblicità e a Facebook e Twitter per bannarli. Intanto, dicevamo, domani la Boldrini incontrerà Facebook ma “solo per discutere della responsabilità del social network per contrastare l'odio in rete” si è apprestato a precisare a fine Convegno il suo portavoce. Nel caso in cui volesse consegnare liste di "fake news", dovrebbe partire da Repubblica, Corriere e la Stampa come emerso chiaramente anche dal suo Convegno.

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