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02/02/2018

Al lavoro come in galera. Il braccialetto elettronico di Amazon

La mortificazione dei diritti dei lavoratori in nome del profitto non conosce confini. L’ultimo caso eclatante arriva da Amazon, gigante dell’e-commerce già noto per il trattamento disumano riservato ai propri dipendenti: solo qualche settimana fa, in occasione del Black Friday, i lavoratori del centro di Castel San Giovanni (Piacenza) avevano scioperato per chiedere l’aumento delle retribuzioni e condizioni di lavoro più dignitose, innescando iniziative simili anche in Germania.

Poco tempo prima Alan Selby, giornalista del quotidiano inglese Mirror, si era fatto assumere da Amazon per documentare le condizioni imposte ai lavoratori. L’articolo pubblicato a conclusione dell’inchiesta, arricchito da foto e video girati dallo stesso Selby, racconta di pause per andare in bagno cronometrate e, oltretutto, troppo brevi; obiettivi impossibili da conseguire e lavoratori addormentati in piedi, stremati da turni massacranti svolti all’interno di magazzini in cui diventa impossibile distinguere il giorno dalla notte, visto che giorno e notte non hanno più alcun significato. Il tutto, sotto il controllo delle telecamere e con la spada di Damocle di un licenziamento immediato in caso mancato raggiungimento degli standard imposti.

L’ultima trovata di Amazon, se possibile, si spinge ancora oltre. La società di Jeff Bezos, infatti, ha brevettato un braccialetto elettronico wireless capace di velocizzare la ricerca dei prodotti stoccati nei magazzini da parte dei dipendenti, monitorando ogni movimento delle mani, vibrando per indicare la direzione giusta e cronometrando tutti gli spostamenti.

A spiegare il funzionamento del braccialetto è il blog di elettronica Gizmodo: “Si tratta di un sistema basato su tre fattori: il braccialetto indossato dal lavoratore che comunica con i trasduttori a ultrasuoni posizionati nell’ambiente circostante e un modulo di gestione che permette di tracciare i movimenti. Il prossimo step, suggerisce il brevetto, è l’automazione totale dei processi”. L’ultimo, definitivo passo verso la trasformazione degli uomini in macchine controllate.

Certo è che anche in un sistema come quello in cui viviamo, caratterizzato dalla progressiva cancellazione dei diritti dei lavoratori, esistono dubbi sulla possibilità che Amazon possa utilizzare questo nuovo strumento legalmente. Il braccialetto, infatti, si configura a tutti gli effetti come uno strumento di controllo dei dipendenti, lasciando spazio, come sottolinea il sito GeekWire, a possibili violazioni della privacy: “Amazon si è già guadagnata la reputazione di una società che trasforma i dipendenti, pagati poco, in robot umani che lavorano vicino a veri robot, portando avanti compiti ripetitivi di packaging il più velocemente possibile”. Ci mancava solo il braccialetto elettronico.

L’ennesima prova che l’innovazione teconologica, nel regime del profitto, non attenua – come potrebbe – le fatiche dei lavoratori, ma al contrario le rinnova e le inasprisce.

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