“Dovete sequestrarlo e sputargli in faccia”... questo è il momento clou dello show di Enzo De Luca, che ci ha regalato un momento di violenza degno dell’ultimo capobastone criminale. Il bersaglio di questa istigazione a delinquere è il sindaco Luigi De Magistris, cui va la nostra solidarietà.
Vincenzo De Luca, detto Enzo, promettitore di fritture, ma soprattutto noto trasgressore di molti limiti della convivenza istituzionale, ha espresso quest’ultimo parere durante un incontro con i Lavoratori socialmente utili del Comune di Napoli che avevano chiesto un incontro alla presidenza della Regione. “Che cazzo c’entra la Regione”, andate a sputare in faccia al sindaco, il problema è il suo. Questo in sostanza l’atteggiamento di “responsabilità istituzionale” che dimostra De Luca, il quale non ha mancato di sputare (lui sì, per davvero) tutto il suo disprezzo verso un gruppo di lavoratori in difficoltà, che cercano di interpellare ogni livello istituzionale, ma che evidentemente non sono capaci di garantire al governatore un soddisfacente pacchetto di voti.
Il governatore della regione, dall’alto della sua posizione, si sente forte con i deboli, in un momento in cui millanta di aver risolto il problema del debito della sanità in Campania, ma dimentica di dire che da aprile scorso Enrico Coscioni, uomo vicinissimo a De Luca, è sotto processo per tentata concussione ai danni del commissario regionale alla sanità. Il governatore, ancora, pubblicizza il suo “piano Marshall” per la sanità campana, ma omette di raccontare che questo piano non è altro che l’ennesimo regalo di soldi pubblici alle case di cura privata, e che si prospetta come un’altra lottizzazione di posti, un’altra speculazione, ai danni dei cittadini che ricevono un servizio pubblico sempre più scadente e (non chiamateci pessimisti…) destinato a diventare più costoso negli anni a venire.
L’istigazione al sequestro del sindaco De Magistris è solo la punta dell’iceberg di una violenza tutt’altro che istituzionale che il popolo campano subisce da anni e alla quale cerchiamo di resistere con una rete di servizi autogestiti e popolari che saranno la base per un diverso governo del territorio, lontano dalle logiche dei profitti e veramente al servizio dei cittadini più bisognosi, che finora sono stati abbandonati da istituzioni sempre più violente.
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