“La democrazia dovrà venire a capo anche del problema della moneta”.
Così scriveva, in un articolo del 1931, Karl Polanyi. Siamo del periodo
degli effetti in Europa del crack di Wall Street del ‘29, dopo un
decennio di crisi finanziaria in Gran Bretagna e Polanyi fa emergere,
con tutta la sua drammaticità la contraddizione tra democrazia e moneta.
La salute della prima non coincide con il protagonismo della seconda.
Una contraddizione arrivata fino ai giorni nostri. La moneta, con i suoi
derivati finanziari, è sempre in contraddizione con la democrazia. Il
resto è marketing. Una contraddizione così grossa che oggi è stata
risolta mettendo sul trono del sovrano lo spread.
Mattarella, invocando il potere
oscuro dello spread, ha silurato l’avventuriero Savona per incoronare il
delfino Cottarelli. Ma, come era chiaro, la nomina di Cottarelli non
avrebbe placato gli spread. Nominato presidente del consiglio
grazie al potere dello spread sovrano, Cottarelli è stato subito
disarcionato. Da uno spread quota 320. In poche parole, è cominciato un periodo finanziario drammatico per questo paese, già visto nel 2011.
E quanto abbia sofferto questo paese, dal 2011 a oggi, quanti
rivolgimenti politici ci siano stati, è sotto gli occhi di tutti. Del
resto, le crisi finanziarie durano anni, solo le trimestrali di cassa ne
godono. Come l’ultima di BlackRock, uno dei più potenti fondi al mondo.
Cosa è accaduto? In fondo, qualcosa di semplice. Il debito pubblico italiano, il quarto del mondo che forma il terzo mercato obbligazionario del pianeta,
quest’autunno tendeva ad allargarsi nonostante la cosiddetta crescita
italiana fosse la migliore degli ultimi anni (e comunque, nel periodo,
sempre la penultima in Europa). Nonostante che il costo del
rifinanziamento del debito fosse calmierato dalla Bce, con i suoi
acquisti, c’erano tutti i segnali che per l’Italia sarebbe stata di
nuovo tempesta. All’epoca segnalavamo che il fondo Bridgewater,
un altro molto importante, si stava posizionando per fare guerra
finanziaria all’Italia e speculare.
Come a marzo segnalavamo che, in questa situazione, l’alleanza Lega-5stelle, stava in uno scenario d'inizio di guerra finanziaria con al centro il nostro paese. Proprio in contemporanea con i riposizionamenti di Bridgewater.
Ora, la nuova crisi dello spread
è riemersa alla fine della scorsa settimana, con l’ipotesi di un
governo gialloverde a guida Savona, ed è esplosa con l’inizio della
settimana, causando guadagni veri a Bridgewater (e ad altri fondi). E
così il Cottarelli incoronato in nome dello spread sovrano si trova a
governare su una distesa di macerie. La mossa di Mattarella, la nomina
di Cottarelli, si è rivelata arrogante quanto inefficace.
Cosa è accaduto ulteriormente?
Gli spread quando aumentano, una
volta acceso il conflitto, rappresentano una spirale: rendono più
costoso il rifinanziamento del debito pubblico e svalutano il debito
pubblico posseduto. Così il contagio si estende alle banche, che possiedono un’ampia fetta di debito pubblico nazionale (e infatti i titoli bancari crollano).
Dalle banche italiane alle partecipazioni estere, quindi, perdono anche
le borse di altri paesi e lo stesso euro. Anche perché, al momento, si
intravede in agiunta una crisi spagnola oltre ad altri fattori di tensione
internazionale.
Ora, al momento, le tifoserie
pro-Mattarella e quelle pro-governo gialloverde si stanno reciprocamente
sbranando sulle responsabilità della crescita impetuosa dello spread.
Il punto è che il terzo mercato obbligazionario del mondo, in una
situazione finanziaria di nuovo difficile, produce naturalmente due
frutti pregiati in periodi come questi: la possibilità di giocare al
ribasso, guadagnando scommettendo sul crollo dei titoli pubblici di un
paese, e la volatilità, un rapido saliscendi dei valori che può produrre grosse perdite ma anche grossi profitti.
Le parti attualmente in
conflitto dovrebbero spiegare come uscire da questa situazione. La
fazione gialloverde non mostra ricette reali. Dietro la fazione
Mattarella, invece, spunta, se la crisi continua, il rischio del reale
commissariamento, dall’estero, della spesa pubblica italiana. Mentre lo spread spadroneggia, sovrano. E la contraddizione tra democrazia e moneta rimane di quelle dolorose.
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