Il presidente Mattarella ha bocciato gli elettori affermando che li ha difesi da un programma di governo sciagurato presentato da Cinque stelle e Lega, un programma che avrebbe rovinato i risparmiatori. In realtà a distruggere il risparmio degli italiani sono le politiche di rigore di questa Europa.
Il Presidente ha la strana idea che si possa pagare il debito (ammesso che sia necessario) con gli avanzi primari di bilancio (in ciò consiste la politica di rigore). Una strana idea perché l’avanzo primario (ossia lo spendere meno in beni e servizi di quanto sono le entrate fiscali) sottrae domanda all’economia e ci avvita in una spirale in cui le imprese falliscono, le banche si riempiono di crediti inesigibili, il debito cresce.
Tutto questo è quello che il rigore europeo ha prodotto inseme a disoccupazione, bassi salari, precarietà, distruzione del welfare state, crollo degli investimenti pubblici. Una politica di rigore che non provochi il disastro che abbiamo qui ricordato dovrebbe essere compensata da una significativa crescita delle esportazioni, per dirla in breve i paesi con forti surplus della bilancia dei pagamenti, in primis la Germania dovrebbero spendere il loro surplus.
Keynes scrisse profeticamante che “il problema di mantenere l’equilibrio della bilancia dei pagamenti fra paesi non è mai stato risolto... l’incapacità di risolvere questo problema è stata una causa seria di impoverimento e di malcontento sociale, e perfino di guerre e rivoluzioni”. Il surplus tedesco ha varie cause ma fra queste cause vanno ricordate la svalutazione dell’euro-marco (grazie alla moneta unica) e l’aver decentrato molte produzioni industriali nei paesi a tradizionale dominio tedesco, paesi fuori dall’euro, con moneta svalutabile, con bassi salari.
Le classi dirigenti tedesche hanno gravi responsabilità e tuttavia la loro politica è condivisa da tutte le classi dirigenti europee, e se ne capiscono le ragioni: quelle politiche hanno distrutto il potere politico-economico che le classi operaie avevano acquisito, sulla cui base avevano costruito il compromesso sociale.
Quello che stiamo vivendo è un drammatico conflitto di classe dentro un conflitto fra blocchi capitalistici. Un conflitto che non sembra più componibile all’interno di uno schema democratico parlamentare come lo conosciamo. Tornando all’euro zona ci viene detto da tutti i mezzi di informazione (allo scopo di farci bere la cicuta) che i problemi nascono dall’indebitamento pubblico, in particolare dall’indebitamento pubblico di alcuni paesi come il nostro (mentre stranamente tacciono sull’enormità dell’indebitamento privato, tornato in rapporto al PIL, in paesi come gli USA, oltre il livello del 2007).
Ci dicono che il debito pubblico ci esporrebbe ai mercati che lo finanzierebbero ad insostenibili saggi di interesse (vale precisare che i mercati sono i grandi detentori e gestori di ricchezze finanziarie). Con ciò ci dimentichiamo due cose: la prima che il disastro attuale viene dal binomio composto da crescenti disuguaglianze (assolute e relative in rapporto alla produttività) e dalla libertà dei capitali finanziari, binomio a cui si deve la crisi economico finanziaria del 2007-2011 ricaduta poi sui bilanci pubblici; la seconda cosa che dovremmo ricordarci è che i saggi di interesse sono sotto il controllo delle grandi banche centrali (quando possono emettere moneta senza che si svaluti, quindi quando i conti con l’estero sono a posto), nel nostro caso la BCE ha dimostrato di essere in grado di controllare i saggi di interesse.
Secondo Paul De Grauwe, la BCE può fare una politica di sviluppo ossia finanziare nuovo debito pubblico a tassi zero, lo sostiene, non credo di tirarlo per la giacca, nell’articolo “conseguenze fiscali del programma di acquisto bond della BCE”, in risposta alle autorità tedesche: “la paura che i contribuenti tedeschi possono dover coprire le perdite della BCE è mal posta. Essa è basata su una errata interpretazione dei problemi di solvibilità delle banche centrali”. Che io sappia l’articolo di De Grauwe è stato ignorato dai giornali grandi e piccoli, e forse meriterebbe che il giornale gli dedicasse uno spazio.
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