Due argomenti che, a livello mondiale, hanno contribuito a presentare, in maniera positiva, la “Revolucion Ciudadana” dell’Ecuador, furono le decisioni del presidente Rafael Correa e del suo governo di concedere l’asilo politico al fondatore di Wikileaks, Julian Assange il 16 agosto 2012. In seguito, il 5 febbraio 2017, l’ex ministro degli esteri, Ricardo Patiño, annunciò che l’Ecuador avrebbe iniziato a svolgere il ruolo di “garante de las conversaciones “ (garante dei negoziati) tra il gruppo insorgente ELN e il governo della Colombia.
Però il 19 aprile 2018, il nuovo presidente dell’Ecuador, Lenin Moreno Garcés, nonostante i negoziati tra l’ELN e gli emissari del presidente colombiano Juan Santos dovessero terminare il 18 maggio, cancellava tutti gli impegni presi dal governo Correa per eseguire l’immediato ritiro dell’Ecuador dai negoziati con l’ELN (1). Inoltre il presidente Moreno inseriva nuovamente questa organizzazione nella lista dei gruppi terroristi, obbligando l’esercito a realizzare numerose operazioni di rastrellamento lungo la frontiera con la Colombia.
Una decisione apparentemente avventata. In realtà si tratta di una presa di posizione che rientra nell’ambito delle manovre diplomatiche disegnate dal Dipartimento di Stato statunitense per favorire l’elezione di Iván Duque, il candidato del partito di Alvaro Uribe che la Casa Bianca vorrebbe insediare in Colombia. Infatti, Iván Duque sarebbe il presidente ideale per gli USA, poiché è un autentico fascistoide, disposto a diventare la punta di lancia della politica statunitense in America Latina. Vale a dire, ideologicamente preparato per usare l’esercito colombiano in un’avventura militare contro il Venezuela bolivariano.
Nello stesso tempo il nuovo presidente ecuadoriano, il 19 marzo 2017 – subito dopo la sua elezione – firmò un decreto per sospendere le attività della Segreteria di Intelligenza (SENAIN). Questa fu creata nel 2009 dal presidente Correa quando il Parlamento votò la nuova legge sulla sicurezza pubblica, che aveva il compito di centralizzare le attività dei servizi segreti, che prima erano un dipartimento di ogni ramo delle forze armate e della polizia. Una situazione che provocava frequenti contrasti e il totale asservimento alle antenne della CIA e ai rappresentanti del Pentagono.
Tanto è vero che, nel 2009, il governo Correa espulse l’ambasciatrice statunitense Heather Hodges, il primo segretario dell’ambasciata Mark Sullivan e 20 funzionari del Pentagono. Infatti fu dimostrato che l’ambasciatrice Hodges aveva sollecitato il tentativo di colpo di stato realizzato dalla polizia di Quito, nel 2010, contro il presidente Correa, salvo grazie all’intervento delle truppe speciali fedeli al governo.
La sospensione del SENAIN non è altro che una nuova dimostrazione da parte del presidente Lenin Moreno Garcés di voler un riavvicinamento politico e geostrategico con la Casa Bianca, che ha immediatamente incaricato l’ambasciatore Todd Chapman di prendere contatto con l’esecutivo ecuadoriano, per definire un nuovo accordo commerciale, per ricominciare la cooperazione militare con le Forze Armate e la Polizia, per collaborare nella ricostruzione dei servizi di intelligenza epurati dai simpatizzanti di Correa e quindi portare a termine il caso Assange. (3)
Infatti, per quanto riguarda “la questione Assange”, il nuovo presidente Moreno ha predisposto una serie di restrizioni per evitare che Julian utilizzi i locali dell’ambasciata ecuadoriana in Londra per sviluppare «...operazioni di lavoro informativo che danneggino l’immagine politica e le relazioni diplomatiche dell’Ecuador». In specifico è stato proibito ad Assange di incontrare persone che non siano suoi diretti parenti, oltre ad avergli tagliato la connessione internet e aver richiesto un suo silenzio sull’evoluzione della situazione politica in Catalogna (4).
A questo proposito l’ex presidente Rafael Correa, nell’intervista rilasciata il 17 maggio a Roma, avvisava che: «… Tutte le restrizioni che l’ambasciata ecuadoriana in Londra sta applicando nei confronti di Julian Assange, non sono che l’inizio della rappresaglia che il presidente Moreno ha predisposto, dopo che il Ministero degli Esteri, nel mese di dicembre del 2017, in base alle norme internazionali, ha dovuto concedere ad Assange la cittadinanza ecuadoriana. Tutti sanno che il nuovo presidente ha ceduto alle pressioni della Casa Bianca. Infatti Moreno vorrebbe estradare Assange, anche se non sa come motivare questa decisione, giacché Julian è diventato una personalità internazionale, perseguitata dagli USA dove, come tutti sanno, sarebbe condannato all’ergastolo poiché differenti hacker hanno scaricato in Wikileaks chilometri di e-mail segreti del Pentagono e della CIA. Per questo, Assange, poiché è l’editore di Wikileaks, sarebbe accusato del reato di spionaggio e di cospirazione!
L’epurazione dei “correisti” e l’arresto di Jorge Glas
Subito dopo il ritorno in Belgio dell’ex-presidente Rafael Correa, il nuovo mandatario di Palazzo Carondelet, con l’appoggio dell’opposizione, in particolare il partito CREO del banchiere Guillermo Lasso e i tre partiti dei pastori evangelici (PRE, SUMA e Fuerza Ecuador), a partir dal 29 aprile 2017, ha promosso un’autentica epurazione nel governo e nei ministeri, allontanando da questi, tutti quelli che pubblicamente erano considerati simpatizzanti del presidente Correa.
Anche il partito “Alianza Pais”, fondato da Rafael Correa, non è stato risparmiato dall’epurazione voluta da Lenin Moreno Gárces, che, per assurdo, riveste l’incarico di presidente di questo partito. Per questo motivo la “depuracion” ha spaccato il partito in quattro tronconi. Il gruppo di Moreno è costituito da 22 deputati eletti insieme a lui. A questi si sono associati altri 25 parlamentari che, per mero opportunismo, hanno firmato il manifesto di appoggio a Moreno, sanzionando l’espulsione dei correisti. Contro di questi si sono schierati i 27 deputati correisti storici, che però abbandoneranno il “Movimiento Alianza Pais” per formare un altro partito.
In questo modo, il presidente Moreno con l’appoggio dei cinque principali partiti dell’opposizione (CREO, PRE, SUMA, FE e PSC) ha costruito in Parlamento una sua maggioranza, che nei mesi seguenti ha sanzionato tutte le modifiche costituzionali, l’abrogazione delle leggi più importanti dei precedenti governi, appoggiando a occhi chiusi la campagna dei media e dello stesso Moreno contro il suo vicepresidente, Jorge Glas. Una campagna denigratrice che ha obbligato la magistratura ad arrestare Jorge Glas, prima con l’accusa di corruzione e poi di associazione illecita.
Un falso procedimento giudiziario che, il 25 agosto 2017, ha provocato le dimissioni volontarie in segno di protesta di Ricardo Patiño, Paola Pablón e Virgilio Hernández, e poi di tutti i dirigenti di sinistra di “Alianza Pais”, che avevano incarichi nel governo e nelle segreterie di stato.
Con l’arresto e poi con la condanna di Jorge Glas a sei anni, l’epurazione morenista si è scagliata sui livelli inferiori del partito “Alianza Pais”, paralizzando soprattutto i progetti energetici nell’Amazzonia e quelli infrastrutturali relazionati con la salute pubblica e l’istruzione.
Così facendo, Lenin Moreno Gárces, applaudito dall’opposizione e dalle eccellenze della casa Bianca ha potuto decretare la fine della “Revolución Ciudadana” e del cosiddetto “Vivir Bien”, grazie, anche, all’aiuto della casta burocratica della confederazione indigena CONAIE e di quella delle chiese evangeliche FEINE, su cui pesa enormemente la responsabilità politica della sconfitta di Rafael Correa nel referendum del 5 febbraio 2018.
La svolta a destra degli indigenisti di CONAI e Pachakutik insieme agli evangelici
Pochissimi si ricordano che nel 11/12/1999 si realizzò a Belém, in Brasile il “2°’Encontro Americano pela Humanidade e contra o Neoliberalismo”, dove si presentò una delegazione del partito indigenista ecuadoriano Pachakutik. Inizialmente, la delegazione ecuadoriana provocò una grande commozione, poiché i suoi membri si presentarono con i tradizionali vestiti delle tredici etnie indigene. Però, quando i rappresentanti del Pachakutik esposero il loro programma politico, ci fu una generale disillusione, soprattutto da parte degli zapatisti messicani che reagirono chiamandoli «...piccoli borghesi della foresta!...» (5)
Si capì subito che la confederazione dei popoli indigeni, CONAIE, era fortemente influenzata dai pastori evangelici (tutti di origine statunitense e canadese) della CLAI (Consejo Latinoamericano de Iglesias), mentre il suddetto partito Pachakutik era un surrogato di nozioni radicaleggianti ambientaliste formulate dai suoi assessori statunitensi, pagati dal “Fondo Indigeno” del Banco Mondiale. Da sottolineare che la radicalizzazione dei temi ambientali fu un ottimo antidoto politico che evitò l’avvicinamento del partito Pachakutik e della Confederazione CONAIE alla sinistra ecuadoriana e quindi alle teorie del socialismo classista.
Una realtà che dopo la ribellione contadina contra la dollarizzazione del presidente Mahuad, realizzata nel gennaio del 2000, i cosiddetti “ponchos rojos” furono subito sostituiti dai “poncho dorados”, che con il discorso sul “diritto plurinazionale e la difesa territoriale dell’ambiente”, evitarono l’alleanza classista con l’operaismo di sinistra, per cercare, invece, una stretta convivenza con la classe dominante.
Un’operazione politica che in poco tempo determinò nel movimento indigenista l’affermazione di una piccola borghesia di etnia quichua e la creazione di una solida burocrazia che cominciò a controllare la CONAIE, la Ecuarunari e il loro partito politico Pachakutik. (6)
Soggetti politici che hanno sempre osteggiato il programma di “Alianza Pais”, e in particolare Rafael Correa, al punto che il lider della federazione indigena Ecuarunari, Carlos Perez Guartambel, per giustificare l’appoggio del movimento indigenista ai candidati della destra nel 2006, disse all’agenzia “ANDES” «È molto meglio appoggiare e votare un banchiere che una dittatura!».
In realtà non si tratta di un’eccezione, ma di un progetto elaborato dalle sette evangeliche e pentecostali degli Stati Uniti e del Canada, in particolare la “Asemblea de Deus”. Queste hanno moltiplicato le “missioni di evangelizzazione” proprio in quei paesi dell’America latina dove la sinistra marxista era profondamente popolare. Per esempio in Bolivia, il MRTK-L (Movimiento Revolucionario Tupaj Katari de Liberacion), era controllato dai pastori evangelici che usarono quel movimento indigeno per trasformare il MRTK-L in un partito perennemente alleato del partito della borghesia il MNR (Movimiento Nacionalista Revolucionário) e poi dei governi militari.
Da non dimenticare che: a) il voto dei deputati evangelici brasiliani è stato determinante per l’approvazione dell’Impeachment contro il presidente Dilma Rousseff. b) in Colombia i pastori evangelici hanno appoggiato il partito di Alvaro Uribe e insieme ai deputati del cosiddetto “Centro Democrático”, votando contro l’accordo di pace con le FARC. c) In Cile il nuovo presidente conservatore aveva nello staff della campagna elettorale sette pastori evangelici in qualità di assessori politici. D) in Venezuela ogni domenica i pastori di “Asemblea de Deus” obbligano i propri fedeli a fare “orazioni contro il diavolo Maduro!” (7)
In Ecuador il momento di maggiore contrasto tra il movimento indigeno, le chiese evangeliche e il governo Correa si registrò il 22 marzo 2012, quando il lider di CONAI, Jorge Herrera e quello di ECUARUNARU, Carlos Perez Guartambel, insieme ai pastori della FEINE (Federazione Indigena Evangelici), invasero le strade della capitale Quito con la parola d’ordine “Fuori dall’Ecuador le imprese minerarie cinesi”.
Una manifestazione che invocando le problematiche ambientali, utilizzava gli stessi slogan della destra nazionalista per attaccare e squalificare il programma di sviluppo minerario che il governo di Rafael Correa aveva definito con un gruppo di imprese cinesi per estrarre il rame, il prezioso molibdeno, oltre che oro, argento, zinco e piombo.
Per garantirsi il totale appoggio del movimento indigenista, il nuovo presidente, Lenin Moreno Gárces, nel momento in cui ha iniziato l’epurazione dei correisti il 4 luglio 2017, propose alla burocrazia di CONAIE di negoziare l’appoggio al suo governo. Per questo ha donato ai burocrati di CONAIE due palazzi pubblici, uno nella capitale Quito e l’altro in Conocoto, con la formula del “comodato gratuito per 100 anni”. In seguito Lenin Moreno ha firmato l’amnistia presidenziale per quattro dirigenti indigeni condannati per reati comuni. Invece ai pastori della FEINE, in cambio dell’appoggio elettorale, Moreno ha promesso di modificare l’attuale ordinamento dell’istruzione pubblica per dar spazio (e logicamente finanziamenti) alle scuole private dirette dai pastori evangelici o legate alle differenti chiese pentecostali.
Il punto di vista dell’ex presidente Rafael Correa
Giovedì 17 maggio, nel salone delle conferenze dell’Hotel Abitart di Roma, l’ex-presidente Rafael Correa ha realizzato una lunghissima conferenza stampa rivendicando, durante quasi due ore, l’innocenza del vice-presidente Jorge Glas, che abbiamo così riassunto.
– Chi era Jorge Glas: Ingegnere elettrico, che il 19 febbraio 2006, insieme a Rafael Correa, Ricardo Patiño e Gabriela Rivadeneira, ha fondato il “Movimiento Alianza Pais”. Ricordando che la parola “PAIS” sintetizza le parole d’ordine Patria Ativa e Sovranità. Il movimento ha sviluppato una piattaforma politica a sostegno del progetto di rivoluzione civile “Revolución Ciudadana”, che si ispira nel Socialismo del XXI Secolo. Il 14 agosto 2009 Jorge Glas, era stato nominato ministro delle Telecomunicazioni. Poi il 5 aprile 2010 fu chiamato per svolgere l’incarico di Ministro Coordinatore dei Settori Energetici. In questo periodo ha elaborato con i tecnici del ministero la finalizzazione di 10 dighe idroelettriche e gli studi geologici all’estrazione di rame, molibdeno, oro, argento, piombo e stagno. Sono state ugualmente sue le direttive per realizzare le opere di carattere ambientale per ricomporre le aree dove sorgeranno le miniere. Il 24 maggio fu nominato vicepresidente di Rafael Correa, poiché Lenin Moreno Gárces era stato invitato dal Segretario delle Nazioni Unite per svolgere a Ginevra l’incarico di Inviato dell’ONU per le questioni concernenti gli Invalidi e gli Incapaci. Con l’elezione a presidente di Lenin Moreno Gárces, Jorge Glas fu nominato vicepresidente, essendo poi sospeso il 3 agosto dalle sue funzioni con il Decreto n°100 del Presidente Moreno.
– Jorge Glas era un potenziale concorrente di Moreno nelle prossime elezioni: In realtà Jorge Glas era più a sinistra di Lenin Moreno e, considerato che l’ex presidente Rafael Correa aveva deciso di ritirarsi dalla politica per dedicarsi alla famiglia e all’insegnamento accademico a Bruxelles, tutto faceva credere che, prima o poi, ci sarebbe stato uno scontro politico tra le due linee. Di fatto Lenin Moreno, una volta eletto non si è mai impegnato e non ha mai voluto dar continuazione alla “Revolución Ciudadana”. Moreno ha sempre optato per un programma di riconciliazione con le oligarchie, con i settori privati, con le multinazionali, con i banchieri e con le confederazioni indigeniste. Tutti storici nemici di Rafael Correa e desiderosi di un cambio che ponesse fine al “correismo”. Cioè al governo socialista.
– I media, la Casa Bianca e il lider dell’opposizione Guillermo Lasso creano le condizioni per promuovere il tradimento di Lenin Moreno Gárces: non ci sono dubbi, ma durante la dorata permanenza di Lenin Moreno a Ginevra si è certamente configurata l’ipotesi della rottura con il programma e , soprattutto con la morale politica di un Partito, che era ideologicamente legato al Socialismo del XXI Secolo, proposto da Hugo Chávez.
Inoltre guadagnando 15.000 dollari al mese e avendo a disposizione la possibilità di sperperare in “costi di rappresentanza”, 25.000 dollari al mese, è difficile credere nella morale proletaria e socialista di Lenin Moreno. Un tipo di vita che, certamente non è sfuggito agli occhi delle antenne del Dipartimento di Stato, che nello staff dei funzionari delle Nazioni Unite hanno decine e decine di collaboratori. Lo stesso non deve essere sfuggito ai ricchi proprietari dei partiti dell’opposizione, tra cui Guillherme Lasso, che subito dopo la sconfitta ha cercato il dialogo con Lenin Moreno, che lo ha subito retribuito.
Quindi il tradimento non è stata una decisione emozionale o avventata del presidente Moreno. Si tratta invece di un nuovo percorso politico negoziato da Moreno con il banchiere Lasso, con la Casa Bianca e con le poderose sette evangeliche e pentecostali, che potrebbe garantire a Lenin Moreno un secondo mandato presidenziale.
– L’epurazione: Subito dopo la sua elezione Lenin Moreno, con la giustificazione di modernizzare e di rendere più economiche le strutture delle Segreteria di Stato, ha iniziato a cambiare i direttori sostituendoli con individui di sua fiducia. Poi decise di sospendere le attività là dove i direttori e i funzionari fedeli a Rafael Correa erano in maggioranza. Per questo motivo, con l’appoggio incondizionato dei giornali e delle televisioni private (nazionali e straniere) e dei partiti dell’opposizione, ha sospeso le attività della Segreteria di Intelligenza (SENAIN). Un organismo che, con un silenzioso lavoro, era riuscito ad evitare che in Ecuador succedesse quello che la CIA è poi riuscita a mettere in piedi in Venezuela. Vale a dire il sabotaggio dell’economia e la guerra economica in grande scala.
– L’attacco al partito “Alianza Pais”: L’evoluzione dell’epurazione non è però sfuggita ai membri della direzione del partito “Alianza Pais” che, guidati da Ricardo Patiño e Gabriela Rivadeneira, avevano convocato la direzione del partito per decidere l’espulsione di Lenin Moreno Gárces. Prevedendo questa decisione, Lenin Moreno aveva però promosso l’ambiziosa Mónica Rodriguez per esercitare la funzione di Presidente del Tribunale delle Pratiche Elettorali (Tribunal Contencioso Electoral). Questa, insieme ai giudici Miguel Perez e Vicente Cárdenas, annullò la decisione della direzione di “Alianza Pais”, dichiarandola “improcedibile” e nominando Lenin Moreno presidente del partito, che subito minacciò con espulsioni e sospensioni – avvalorate dal TCE – tutti i parlamentari che avrebbero sostenuto il documento di Ricardo Patiño. In questo modo il partito si divise tra gli opportunisti morenisti e gli oppositori correisti che decisero di abbandonare il partito.
– L’Impeachment contro Jorge Glas: Gli assessori di Lenin Moreno e l’ambasciatore statunitense, Todd Chapman, hanno poi fatto presente al presidente che il Dipartimento di Giustizia Statunitense aveva creato un manuale di operazioni giuridiche per montare un infallibile sistema di accusa con i reati di corruzione, corruzione passiva, concorso, responsabilità politica nei reati di corruzione e infine associazione a delinquere. Manuale che ha guidato le inchieste dei giudici istruttori del Paraguay per legittimare il colpo di stato giuridico, cioè l’Impeachment contro il presidente, Fernando Lugo e poi quello contro Dilma Roussef nel Brasile. Un manuale che è anche servito per criminalizzare tutta la direzione del PT e ottenere la condanna e la detenzione dell’ex presidente Inácio Lula da Silva. In questo modo Lula non potrà più essere il candidato del PT per i prossimi dodici anni!
Queste considerazioni aiutarono a definire nel Palazzo Carondelet gli sviluppi del processo di epurazione. Quindi, in un primo momento sono scesi in campo i media, impegnati a diffondere la campagna del presidente Lenin Moreno contro la corruzione nei settori burocratici dell’amministrazione pubblica. In un secondo tempo, i media hanno cominciato a creare uno scenario terribile, accusando di corruzione tutti i membri dei governi presieduti da Rafael Correa. In seguito hanno tirato in ballo con specifiche accuse di corruzione Jorge Glas, in quanto Ministro Coordinatore dei Settori Energetici. Infine, dopo che i media avevano creato il mostro per saziare l’opinione pubblica, è intervenuta la Magistratura che, in un primo momento ha subito accusato Jorge Glas di corruzione facendo scattare la detenzione preventiva.
– Il Colpo di Stato: non potendo dimostrare in Tribunale le accuse create dai media, secondo cui Jorge Glas avrebbe ricevuto dall’impresa brasiliana Oderbrecht un totale di 14 milioni di dollari per averla favorito in 5 appalti, i magistrati derubricarono l’accusa, che da corruzione passò a “associazione illecita”. Motivo per cui, Jorge Glas sarebbe dovuto tornare in libertà per affrontare il processo a piede libero. Nello stesso tempo avrebbe potuto riprendere la sua funzione di vicepresidente. Per evitare che ciò avvenisse, il presidente Lenin Moreno impose ai giudici di rinnovare la detenzione preventiva per “evitare la fuga di Jorge Glas”. Subito dopo, il presidente firmò il Decreto N° 100 in cui si dice «...Jorge Glas è sospeso dall’incarico di vicepresidente per essersi allontanato ingiustificatamente».
Il colpo di stato fu poi finalizzato con il voto dei deputati dell’opposizione e dei 47 parlamentari traditori morenisti, che hanno legittimato il decreto presidenziale. In seguito il Tribunale ha realizzato un rapidissimo processo che infliggeva a Jorge Glas una condanna di 6 anni di carcere, scandalizzando tutti quelli che hanno un minimo di conoscenza di diritto penale.
– L’illegalità della condanna contro Jorge Glas: a livello internazionale la sentenza contro Jorge Glas è stata qualificata “illegale” per i seguenti motivi: A) Per definire la condanna i giudici del Tribunale hanno utilizzato le norme di un codice penale che era stato abrogato. B) I periti e i testimoni presentati dall’accusa hanno evidenziato l’assenza di prove a carico dell’imputato. Cioè nessuno ha saputo dire dove, come e quando l’imputato avrebbe ricevuto i 14 milioni di dollari. Nello stesso tempo nessuno ha saputo dire come e quando l’imputato avrebbe “permesso la ricezione dei suddetti 14 milioni di dollari”. C) Si addossa a Jorge Glas la responsabilità del flusso monetario dei corruttori, senza poter dimostrare chi, in realtà, avrebbe beneficiato questi 14 milioni di dollari. D) Un direttore, funzionario dell’Oderbrecht, in cambio della sua libertà ha accettato di accusare Jorge Glas, rimanendo totalmente impunito. Infatti è subito tornato in Brasile, impedendo qualsiasi riscontro durante la fase processuale. E) Non c’è nessuna prova scritta o intercettazione telefonica che possa certificare la relazione tra l’imputato e il direttore dell’Oderbrecht in questione. F) L’Oderbrecht è l’impresa brasiliana che si è resa famosa nel mondo non solo per le sue costruzioni, ma anche per la pratica di corruzione denunciata a più riprese in Venezuela e in Bolivia, in vari paesi africani e, soprattutto, in Brasile dove, in cambio della totale impunità, ha sottoscritto ogni tipo di “delazione premiata”, grazie alla quale i giudici brasiliani hanno potuto condannare la direzione del PT (Partito dei Lavoratori) e lo stesso ex-presidente Lula a una assurda pena di 12 anni di prigione.
– Glas come Lula: nel mese di aprile l’ex presidente Lula avrebbe dovuto iniziare la campagna elettorale per le elezioni di ottobre, dove gli indici di preferenza lo quotavano già con il 47% delle intenzioni di voto. Jorge Glas, dopo il ritiro dalla politica di Rafael Correa e la svolta a destra di Lenin Moreno sarebbe stato il candidato ideale del nuovo partito che Ricardo Patiño e Gabriela Rivadeneira stanno ricostruendo.
Questa condanna nei confronti di Jorge Glas, come giustamente ha ricordato l’ex presidente Rafael Correa «...È una crudele persecuzione politica che fa parte della nuova strategia dell’imperialismo statunitense, che pretende di annullare le forze progressiste dell’America Latina e soprattutto distruggere quei partiti che hanno contribuito alla creazione dell’ALBA, e al rafforzamento di UNSUR e di CELAC...».
Achille Lollo, è un giornalista e videomaker italiano. Direttore di ADIATV. È stato il corrispondente del giornale brasiliano “Brasil de Fato”, legato al MST. Con il professor Luciano Vasapollo ha realizzato i documentari tematici su Cuba, Venezuela, Argentina e Bolivia. Attualmente sta preparando la trilogia “Tupamaros-Montoneros-PRT/ERP” e il lungo metraggio “Operazione Condor, in nome del dio Denaro”. Ha tradotto il libro su Ernesto Che Guevara “Vámonos, nada más…”
Note
1 — EL PAIS, “Ecuador deja de ser garante del proceso de paz con el ELN”, 19/03/2018.
2 — EL TIEMPO, “El candidato uribista derrotaria a todos en una segunda vuelta”, 25/o3/2018, Bogotá.
3 — TELESUR, “Estados Undos no quiere una base en Ecuadr, quiere algo más devastador”, 03/04/2018, Caracas.
4 — LA Repubblica, “Julian Assange resta senza internet: l’Ecuador taglia la connessione”, 28/03/2018
5 — Conjuntura Internacional, “Dossiê Amazônia”, Nr. 118, Marzo 2000, ADIA, Rio de Janeiro
6 — Susana Andrade, “El despertar político de los indígenas evangélicos em Ecuador”, Revista de Ciências Sociales, Nr 22, Quito, Mayo 2005.
7 — Carmen Martinez Nolo, “Repensando los movimientos indígenas”, Editora Macso, Quito, 2009.
Fonte
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