Vogliamo
essere chiari fin da subito. La nostra simpatia politica non si sposta
di un millimetro a favore nè del presidente della repubblica nè della
coalizione gialloverde che ha provato a formare il governo. Tantomeno ci
schieriamo con fantasiosi interpreti della Costituzione, che si
spingerebbero anche a dare poteri quasi dittatoriali a Mattarella,
oppure con quei teorici del voto che darebbero mano libera a chiunque
ottiene una maggioranza.
La
Costituzione italiana, il cui valore è stato confermato nel referendum
del 2016, è una costituzione rigida. In omaggio alle grandi crisi degli
anni ‘30, tra cui Weimar, non tutto è costituzionalmente ammesso come ad
esempio, notoriamente, la ricostituzione del partito fascista. E
neanche sono ammessi comportamenti di partiti, anche legittimati dal
voto, che cerchino di forzare le prerogative del custode della
Costituzione. Quello però su cui Mattarella è andato molto
oltre, nel discorso in diretta tv dopo il fallito tentativo di governo
Conte, è qualcosa che riguarda la motivazione del veto presidenziale.
Mattarella, in un discorso storico, ha chiarito la gerarchia delle fonti
di potere sovrano che vanno rispettate nella scelta del governo:
l’euro, le agenzie di rating e, aggiungiamo noi interpretando le parole
di Mattarella, la finanza globale. Il resto, dalla
sovranità popolare e ai partiti, è subordinato. Mai un presidente aveva
parlato così chiaro sulla gerarchia della sovranità della moneta
continentale rispetto alle stesse scelte emerse dal voto prima e dal
dibattito tra le forze politiche poi.
Intendiamoci,
l’ibrido gialloverde è un grave problema per questo paese. Una
coalizione tra un partito lepenista, che ha tante parole ma nessuna
ricetta vera per uscire eventualmente dall’euro, e il movimento 5
stelle, che prima del voto aveva formato una squadra di governo da
centrosinistra illuminato per poi voler governare con una destra
retriva, risulta solo un’avventura con tante ambizioni ma senza
prospettiva e spessore. Un governo euroscettico che voleva i
fondi dall’Europa per governare (il programma ce lo siamo letto bene) è
quel tocco di comico che ci mancava in questa crisi. Il grottesco,
invece ce l’ha messo la stampa tedesca, che, persino nelle testate più
serie (e certi giornali li monitoriamo regolarmente, verso altri alleati
mai viste queste parole) ha trattato l’italia come una patria di
cioccolatai, vagabondi e scrocconi. Alimentando stupidamente la
campagna leghista. Campagna che parte con “prima gli italiani”,
omettendo che Salvini riceve regolamente la visita dell’anima nera.
della comunicazione e dei fondi di investimento, fondatore di Cambridge
Analytica, Steve Bannon. Il quale da marzo, l’altro giorno su Sky tg 24,
pontifica regolarmente, quando viene in Italia, su cosa dovrebbe fare
la maggioranza gialloverde. Ma su questo ci torneremo.
Intendiamoci,
questa crisi ha radici lontane. Dagli anni ‘80, dallo choc valutario
del ‘92, dal crack finanziario del 2007. I gruppi di potere
istituzionale hanno scommesso, da sempre, sull’euro come ancora di
salvezza in questa crisi. I partiti, che da questa crisi hanno
guadagnato elettoralmente, scommettono invece sul far saltare tutto come
mezzo di promozione dei loro interessi e delle loro ambizioni. Il
problema è che le loro ambizioni potrebbero farci regredire allo status
economico dell’Italia preunitaria.
Il
tutto in un contesto globale pieno di pericoli. Con la possibile nomina
di un presidente del consiglio, Cottarelli, uomo del Fondo Monetario
Internazionale, il killer dei servizi sociali a livello planetario, che
vuol provare a introdurre (non si sa come) misure di austerità. E’ l’ora più buia. Con delle sinistre incosistenti e prive
di credibilità, e dei sindacati intenti solo a sopravvivere con
comportamenti di piccolo cabotaggio. Nel film di Joe Wright, L’Ora più buia,
la Gran Bretagna trova, attorno a Churchill, la forza di non arrendersi
all’attacco di Hitler. Da noi non si sa. L’unica certezza è che per
uscire da questa situazione, con un paese che ha un povero ogni cinque
abitanti (segno di paurosa regressione sociale), serviranno, come disse
Churchill in un celeberrimo discorso a Westiminster, sangue, sudore e
lacrime.
Redazione, 27 maggio 2018
Nessun commento:
Posta un commento