Machel contro l’immigrazione? Clicca e leggi lo smontaggio fatto da Nicoletta Bourbaki. |
La fake news esistono davvero. Sui media mainstream impazzano tutti i giorni, con i sigilli dell’“autorevolezza”, specie su paesi lontani e nemici (Siria, Nicaragua, Venezuela, per non dire dell’eterna Corea del Nord, ecc). Ma impazzano anche sui social, anche tra quelli apparentemente “di sinistra”, complice l’ignoranza abissale che anche “a sinistra” domina pressoché incontrastata.
Ripubblichiamo questa inchiesta realizzata da Nicoletta Bourbaki e Wu Ming perché illustra benissimo i meccanismi di costruzione delle “bufale di sinistra” e la loro resistibile ascesa; ma anche perché identifica alcuni degli autori, che magari potreste ritrovarvi tra le “amicizie Facebook” o addirittura tra i partecipanti a una dei tanti “insiemi di sinistra”.
Se qualcuno produce questa merda un motivo c’è, anche se può sfuggire momentaneamente quale possa essere. E non è mai innocente...
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Una frase di Samora Machel contro l’immigrazione impazza sui social. È un falso. Chi l’ha inventata di sana pianta e perché
Tra quanti si adoperano a fornire pezze d’appoggio “rosse” all’odio contro i migranti e alle politiche di Matteo Salvini, da un po’ di tempo a questa parte va forte lo stralcio di un discorso di Samora Machel (1933-1986).
Machel fu un grande leader rivoluzionario africano, capo del FRELIMO (Fronte di Liberazione del Mozambico) e primo presidente del Mozambico dopo la fine dell’impero coloniale portoghese. Nella frase che gli viene attribuita, attacca «il mito dell’emigrazione» e, all’osso, descrive gli africani che lasciano il loro continente come controrivoluzionari, pedine dell’imperialismo e quant’altro.
Una frase davvero strana, sia per il contenuto — Machel stesso era stato un emigrante, veniva da una famiglia di emigranti e, da internazionalista, mai avrebbe seminato zizzania tra proletari che vivevano e lavoravano in paesi diversi — sia per lo stile, poco somigliante a quello del suo presunto autore.
Nel corpus di scritti e discorsi di Machel, quel passaggio non risulta da nessuna parte. Lo avevamo già fatto notare in un box dentro la seconda puntata di Lotta di classe, mormorò lo spettro. Ora possiamo dire qualcosa di più.
Nei giorni scorsi Nicoletta Bourbaki, gruppo di lavoro sulle falsificazioni storiche e le attività neofasciste in rete, ha ricostruito la genealogia di questo meme: chi l’ha fabbricato, chi l’ha diffuso e perché.
Si tratta di una combriccola di destrorsi e rossobruni, e non sorprenderà vedere che l’abbiamo già incontrata: è la stessa che ha fabbricato una falsa citazione di Pasolini contro l’«antifascismo rabbioso», divenuta virale nell’inverno scorso e citata addirittura da Salvini durante il comizio di chiusura della sua campagna elettorale.
Il tormentone del «caro Alberto». Una frase che Pasolini non ha mai pronunciato né scritto. Da dove viene? Clicca per scoprirlo. |
Alla richiesta di una fonte verificabile, i membri della combriccola hanno dapprima reagito con battutine e insulti; quando hanno visto che non funzionava hanno citato libri a casaccio; mentre cominciava a buttare male, hanno provato a prendere tempo con scuse ridicole: «Ho il libro in un baule in campagna, devo ritrovarlo», «sono in tournée in Sardegna, appena torno vi mando la foto della pagina»...
Ora vorrebbero far finta di niente. E invece Nicoletta Bourbaki li inchioda al loro agire, con tanto di nomi e cognomi.
Con questo smontaggio, il gruppo di lavoro inaugura il suo nuovo spazio su Medium. Buona lettura.
Aggiornamento, 2 luglio 2018. Cosa succede quando dimostri che una citazione è falsa. Sulle reazioni dei pataccari, tra l’imbarazzato, il furibondo e il complottista – di Nicoletta Bourbaki, su Medium.
Da WuMingFoundation
Fonte
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