Che la NATO sia “un’alleanza difensiva”, non affatto “diretta contro la Russia”, lo dimostrano le zone delle esercitazioni militari dell’Alleanza e i tipi specifici di manovre. Sbarchi anfibi, attraversamenti di corsi d’acqua in prossimità di confini “nemici”, evacuazione di città, ecc. Ci si esercita, insomma, “alla pace” a oriente, mentre si lanciano bombe qua e là per il mondo.
E così: caccia F-15C “Eagle” e velivoli da trasporto C-130J “Super Hercules” dell’aviazione USA sono in Ucraina, per prendere parte alle manovre “Clear Sky 2018” iniziate ieri e che andranno avanti fino al 19 ottobre nelle aree centro-occidentali (regioni di Vinnitsa e Khmelnitsa) del paese, con la partecipazione di circa 700 uomini di Belgio, Gran Bretagna, Danimarca, Olanda, Estonia, Polonia, Stati Uniti e Romania. A parere del politologo Aleksandr Asafov, da un lato l’Ucraina costituisce “un adeguato campo di addestramento per la NATO”, in cui, tra l’altro non è nemmeno necessario prestare particolare attenzione a possibili incidenti (come quello verificatosi in Estonia lo scorso agosto), dato che già di suo “il paese è oggi territorio di illegalità; dall’altro lato, per l’Ucraina stessa, le manovre sono utili per la pratica vicinanza con truppe NATO”, diverse da quelle che vi stazionano stabilmente (ma non ufficialmente) per addestrare reparti ucraini regolari e battaglioni neonazisti. Secondo Asafov, si tratta non solo di una dimostrazione nei confronti della Russia, ma anche dell’addestramento pratico al combattimento coordinato.
A nome del Comitato per la difesa del Senato russo, Frants Klintsevic ha dichiarato che le “Clear Sky” costituiscono un aperto appoggio a Kiev nell’aggressione alle Repubbliche popolari di Donetsk e di Lugansk; nel corso delle esercitazioni, potrebbe venir messo a punto un possibile scenario di utilizzo dell’aviazione contro il Donbass, d’altra parte già ipotizzato dal generale Sergej Naev: in tal modo, tutti paesi che prendono parte alle manovre, ha detto Klintsevic, diventerebbero automaticamente parte del conflitto nel Donbass.
A proposito di spazi aerei, nei giorni scorsi un drone dell’aviazione USA RQ-4 Global Hawk, partito da Sigonella, ha sorvolato per circa 11 ore il territorio adiacente alle frontiere centro-settentrionali russe. Sorvolando Ucraina e Polonia, il drone, dallo spazio aereo lituano ha condotto alcune ore di ricognizione della regione di Kaliningrad. Passando poi ai cieli di Estonia e Lettonia, ha condotto oltre tre ore di esplorazione alle frontiere occidentali delle regioni di Leningrado e di Pskov. Il Global Hawk è simile al Lockheed U-2, il famoso aereo spia yankee in servizio sopra i cieli dell’URSS dagli anni ’50, che non ha affatto cessato il proprio “lavoro”, tanto che nei giorni scorsi topwar.ru scriveva dei nuovi sistemi d’addestramento dei piloti, ancor più selettivi che in passato, per adeguarli alle moderne apparecchiature elettroniche degli U-2S.
Tornando alle manovre, quest’anno, da ottobre a dicembre, si svolgono anche le biennali “Anaconda-18”, principalmente in territorio polacco, oltre ad aree di Lituania (tra l’altro, nei giorni scorsi è morto qui un militare tedesco, durante una esercitazione condotta dai famigerati “battaglioni multinazionali”, cui l’Italia partecipa per la Lettonia), Estonia e Lettonia e mar Baltico (in quest’ultimo, nel mese di agosto, la NATO aveva svolto esercitazioni navali con la partecipazione di una squadra giapponese).
Per le “Anaconda”, Varsavia ha annunciato la presenza sul proprio territorio di 12.500 militari, numero che, in base al Protocollo di Vienna, consente alla Polonia di non invitare osservatori stranieri. Suddivise in tre tappe, le manovre prevedono in ottobre il concentramento dei soldati; poi, dal 7 al 16 novembre, le manovre militari e dal 26 novembre al 6 dicembre esercitazioni a livello di comando. Alcuni momenti riguarderanno esercitazioni in ambiente urbano, in centri quali Białystok e Chełm, a nord e a sud della bielorussa Brest, compreso poi l’attraversamento della Vistola da parte dei mezzi corazzati. Un po’ lo stesso “gioco” delle manovre “Saber Strike-2018”, condotte lo scorso giugno in Lituania con la partecipazione di 18.000 soldati di 19 paesi membri e partner della NATO, allorché a esser forzate furono le acque del Nemunas, che scorre in Bielorussia, Lituania e Russia».
A metà novembre, poi, nella zona di Wielbark, nel nord della Polonia, le forze aeree si alleneranno ad atterraggi fuori delle piste aeroportuali, ipotizzando che missili russi “Iskander” e “Polonez” mettano fuori uso gli aeroporti polacchi. Nell’area di Białystok, l’esercitazione coinvolgerà indirettamente anche gruppi di civili, allorché guardie di frontiera e difesa territoriale si eserciteranno a evacuare la popolazione dalle aree viciniore alla Bielorussia: fece lo stesso a suo tempo, nota sarcasticamente rusvesna, la Wehrmacht nel 1941 nell’avvicinamento alle frontiere dell’URSS.
Prima di “Anaconda”, dal 9 al 21 settembre si erano svolte il Lettonia le “Steadfast Pyramid 2018” e “Steadfast Pinnacle 2018”, con la partecipazione di una sessantina di alti ufficiali di NАТО e Finlandia. Obiettivo formale dell’esercitazione: migliorare l’attitudine dei comandi alla pianificazione e gestione delle operazioni integrate. A sud, dal 2 al 9 settembre, esercitazioni simili – “Agile Spirit-2018 – si erano invece svolte alla base di Senaki, in Georgia, con la partecipazione di 237 ufficiali comandanti di USA, Georgia, Bulgaria, Romania, Estonia, Lettonia, Grecia, Ucraina, Repubblica Ceca e Turchia.
Prima ancora, a giugno, durante le “Baltops”, vascelli NATO avevano scaricato fanteria di marina yankee, rumena e polacca, insieme a cingolati anfibi, carri armati e veicoli ausiliari, che si addestravano a sbarcare sulle coste polacche del mar Baltico.
E il Baltico sarà ancora teatro di manovre dal 25 ottobre al 7 novembre, per le “Trident Juncture” che, quest’anno, tra Norvegia, mar Baltico e Atlantico settentrionale, vedranno impegnati 45.000 uomini di 29 paesi membri NATO, oltre ai due partner Svezia e Finlandia. A quanto pare, quelle di quest’anno, saranno le “Trident Juncture” più estese degli ultimi anni: quelle svoltesi nel 2015, avevano impegnato 36.000 militari; ma anche le più estese (sinora) in assoluto, quelle del 2002, denominate “Strong Resolve”, in Norvegia e Polonia, avevano coinvolto 40.000 soldati. In vista delle “Trident-2018”, i 5.000 uomini della cosiddetta Spearhead Force, altrimenti nota come Task Force Joint ad altissima prontezza, o VJTF, si stanno esercitando in Norvegia.
Come per tutte le altre esercitazioni, anche l’obiettivo delle “Trident Juncture”, come si era preoccupato di sottolineare l’ammiraglio James G. Foggo III, comandante del Joint Force Command di Napoli, presentando l’evento lo scorso giugno, è quello “innanzitutto di dimostrare che la NATO è un’alleanza difensiva”. Pare che ci riesca...
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