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14/01/2019

Un Battisti in regalo per un governo di contafrottole

Ogni paese ha le armi di distrazione di massa che si merita. Quelli molto forti e potenti possono agitare lo spettro dell’antrace mostrando boccette di talco nella sede dell’Onu, oppure cantando meraviglie del nucleare in possesso della Corea del Nord o dell’Iran.

Altri si devono accontentare di un vecchio pensionato senza più forze e appoggi, finito tutto solo nel bel mezzo del Sud America proprio mentre tutto il sub-continente viene rivendicato con prepotenza come “cortile di casa” da Washington.

Cesare Battisti è stato arrestato a Santa Cruz, in Bolivia, dopo esser fuggito da un Brasile ormai in mano a un nazista servo degli Usa. Per catturare questo vecchietto, abile ormai più con la penna che con la spada, sono state scomodate squadre speciali dell’Interpol di diversi paesi (Italia e Brasile compresi, e chissà chi altro).

Non abbiamo mai avuto particolare simpatia per un personaggio che neanche i protagonisti degli anni ‘70 considerano rappresentativo della “medietà” dei militanti di quel periodo. Ma dobbiamo registrare che l’accanimento nei suoi confronti è stato – negli ultimi anni – straordinariamente superiore alla sua figura.

Nell’attuale situazione politica, il suo arresto – lungi dall’essere un “grande successo della giustizia” – appare come un sovrastimato cerotto steso sulle fratture sempre più evidenti nella maggioranza di governo. E, per miseria ulteriore, condiviso da tutte le opposizioni parlamentari, di ogni ordine, grado e posizionamento poltronistico.

Giocattolo di distrazione di massa, puro e semplice. Una partitella giocata su un corpo consumato e dal valore puramente simbolico, gonfiato ad arte come un titolo in borsa.

Non vi daremo il promesso “reddito di cittadinanza”, ma solo un obolo se siete pronti a farvi schiavi? Beh, ma abbiamo preso Battisti, siamo forti e risoluti... Non vi sentite già meglio, più ricchi e sereni?

Non vi daremo lo smantellamento della “Fornero”, ma solo una trappola che – se vuoi andartene in pensione – ci devi lasciare un bel pezzo dell’assegno e vedere la liquidazione tra cinque anni? Beh, ma abbiamo preso Battisti, siamo forti e risoluti... Non vi sentite già meglio, più ricchi e sereni?

Non potrete neanche protestare perché abbiamo fatto un “decreto sicurezza” incostituzionale facendovi credere che era per la vostra “sicurezza”? Beh, ma abbiamo preso Battisti, siamo forti e risoluti... Mica vorrete fare la sua fine, no?

Questo significa “arma di distrazione di massa”. Chiacchiere e distintivo, uno strato di cerone su una piaga purulenta.

I media più osceni celebrano la “vittoria dello stato” (con la minuscola, non esageriamo...) e rispolverano antichi elenchi di esuli fin qui irraggiungibili – da Casimirri in Nicaragua a Lojacono in Svizzera (“dimenticando” di ricordare che quest’ultimo, da cittadino svizzero, ha già scontato la condanna all’ergastolo comminatagli in Italia) – pregustando altri e magari più succosi arresti. Anche se non ci saranno, “fa brodo” parlarne per arricchire una pietanza un po’ troppo povera.

Vale per questo governo l’identico schema applicato da quelli precedenti, piddini o berlusconiani che fossero. La sempre più magra pattuglia di anziani esuli della stagione della guerriglia – in Italia e nel mondo – sono considerati niente più che una comoda “riserva di caccia” in cui recarsi quando si è in difficoltà sul fronte interno. Basta farsene “regalare” uno, e per 15 giorni ci si può fare una comoda campagna elettorale senza spendere un euro. Partecipa anche l'“opposizione” meno credibile nel ruolo che sia mai esistita, e un sistema mediatico che si ricorda dell’indipendenza solo quando sbatte contro una “capocciata” malavitosa o una minaccia fascista esplicita.

Anche per questo, in questa fogna politica, non si è mai posto con semplicità e chiarezza la questione della “soluzione politica” per quella stagione. Ognuna delle forze che ha attraversato – magari per breve tempo – le stanze del potere ha trovato “utile” mantenere aperta quella ferita; per rovistarci dentro alla bisogna, senza sforzo né faraonici investimenti. Come se fosse uno scottante problema dell’oggi, invece che un reperto archeologico.

Governanti piccoli piccoli, alla caccia di vecchietti altrimenti dimenticati e, in alcuni casi, piuttosto dimenticabili. Basterebbe guardare ai messaggi che si scambiano il figlio di Bolsonaro e Salvini (“il regalo è in arrivo”) per capire come persino la discutibile dignità di uno Stato (con la maiuscola, stavolta), per questa gente, è stata subordinata a una gestione privatistica della cosa pubblica e persino della sua capacità repressiva. Roba da corti settecentesche, con scambi tra parenti su troni differenti, mentre nelle strade va maturando un cambio epocale di regime.

La vita residua di un vecchio è un prezzo risibile, per certe teste che non conoscono né l’onore, né l’onere né – tantomeno – la statura dello “statista”.

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