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11/09/2019

I consensi della Lega nel Meridione? Una lunga bruttissima storia/1

In molti continuano a interrogarsi sulla resistibile ascesa della Lega di Salvini nel Meridione. Dopo anni e anni di insulti contro i meridionali come è stato possibile che tanti “terroni” avessero la memoria così corta e una dignità così bassa?

In realtà le connessioni tra il milieu fascioleghista e ambienti politici inquietanti nel Meridione, hanno una loro storia. È sempre sbagliato ritenere che le cose nascano all’improvviso. Non sorprenda, ad esempio, se in questa storia figurino anche personaggi come il fascista Stefano Delle Chiaie scomparso ieri.

Fra il 1991 e il 1992, il rapporto tra i vecchi garanti politici della Democrazia Cristiana e i capi di Cosa Nostra era completamente saltato e doveva essere ricostituito sulla base dei nuovi equilibri – sia internazionali che interni – che si andavano ridefinendo dopo l’affondamento della precedente classe dirigente con Tangentopoli.

Sono anni significativi. Cosa Nostra si contrappone frontalmente alla politica perché si ritiene “tradita” dalla conferma delle condanne al maxi processo nel gennaio del 1992. Ed è in questo contesto che vengono decise azioni come l’uccisione del dirigente siciliano della DC Salvo Lima, le stragi di Capaci (Falcone) e via D’Amelio (Borsellino).

La fine della DC come interlocutore e garante politico di Cosa Nostra, costringe i gruppi mafiosi a guardarsi intorno e, in qualche modo, a orientarsi nel crearsi la propria rappresentanza politica, a questo punto anche autonomamente dai vecchi partner politici.

Il 4 dicembre 1992, dopo le uccisioni di Falcone e Borsellino, il pentito Leonardo Messina, interrogato dalla commissione Antimafia, ebbe a dire: “Cosa Nostra sta rinnovando il sogno di diventare indipendente, di diventare padrona di un’ala dell’Italia, uno Stato loro, nostro... In tutto questo Cosa Nostra non è sola è aiutata dalla massoneria... Ci sono forze alle quali si stanno rivolgendo”. “Quali?”, chiese il presidente della commissione Violante? La risposta di Messina fu la seguente: “Sono formazioni nuove... e non vengono dalla Sicilia”.

In quel periodo, in tutto il Meridione, fra il 1991 e il 1993, in Italia si comincia a parlare e respirare un clima secessionista. Se al Nord cresce la Lega, al Sud era stato tutto un fiorire di leghe regionalistiche: la prima fu Sicilia Libera (ispirata dal boss Bagarella), poi ci furono Campania Libera, Lega Lucana, Calabria Libera, Abruzzo libero, etc.

Il denominatore comune, scaturito dalle indagini, è l’alta concentrazione in questi movimenti di esponenti mafiosi e della criminalità organizzata del Sud, di massoni e di esponenti neofascisti. Ma verso la metà del 1993, in tutto il Sud non se ne fece più niente, l’opzione secessionista ad un certo punto si spegne. Si opta per guardare – politicamente – a “formazioni nuove e che non vengono dalla Sicilia”.

A cercare di coalizzare in un unico cartello elettorale le tante leghe che si creano in quegli anni nel Sud Italia – con l’obiettivo di presentarle alle elezioni dell’aprile 1992 – è il principe Domenico Napoleone Orsini, una gioventù passata nella destra neofascista e poi sodale di Bossi e della Lega Nord negli anni Novanta come membro della Lega Italia Federale.

Il principe Orsini si impegna nella Lega Italia Federale, come articolazione romana della Lega Nord. Ma, forte dei contatti di cui dispone, lavora per un progetto più ampio: riunire tutti i movimenti “separatisti”, tutte le leghe nate in quei mesi nel Sud del Paese. Il principe allora si candiderà a volto e voce del cartello della “Lega Meridionale”. Nel 2013 si candiderà anche a sindaco di Roma con una sua lista civica.

Dietro Orsini c è l’avvocato Stefano Menicacci, molte volte candidato per la Liga Veneta e avvocato difensore in alcuni processi del caporione fascista Stefano Delle Chiaie, deceduto ieri. Quest’ultimo nell’ottobre 1991 a Pomezia (vicino Roma) lancia il partito Lega nazional popolare, nato da contatti con la Liga Veneta gestiti dal suo avvocato e socio in affari Stefano Menicacci.

Secondo una nota della Direzione investigativa antimafia (Dia), l’avvocato Menicacci “è l’elemento di collegamento principale” fra la Liga Veneta e le iniziative leghiste centro-meridionali sviluppatesi negli anni ’90. Nello stesso periodo in cui sorsero i movimenti meridionalisti fondati dall’avv Menicacci e da personaggi a lui legati, cominciarono a sorgere nelle varie regioni centrali e meridionali d’Italia una serie di movimenti, tutti apertamente collegati alla Lega Nord. Un altra informativa della Dia del 1998, sottolinea la partecipazione di Bossi, nei primissimi anni Novanta, ad alcune manifestazioni politiche organizzate dalle leghe costituite da Menicacci.

Sono loro i principali ispiratori del progetto leghista al Sud, insieme a Domenico Romeo, ed Egidio Lanari, avvocato del boss Michele Greco detto “il Papa".

Tra i punti del programma politico c’è il referendum abrogativo della legge Rognoni-La Torre che istituisce il reato di “associazione di tipo mafioso” (416bis), proposta inserita anche nei progetti delle leghe fondate da Delle Chiaie.

Del progetto Lega Nord, speculare alle leghe meridionali e nato come “effetto collaterale” di Tangentopoli, fanno parte anche Enzo De Chiara un lobbista e faccendiere vicino alla destra radicale statunitense, segnalato spesso come “emissario della Cia” in Italia. Enzo De Chiara, originario di Aversa, era un uomo chiave delle relazioni atlantiche. De Chiara è un amico della famiglia Bush, è stato consigliere del Partito Repubblicano e della Nato. Con lui c’è sempre Gianmario Ferramonti, che si considera uno dei fondatori di Forza Italia oltre che amico di Trump.

Ma nel 1992 si registra il flop delle leghe meridionali alle elezioni e l’articolazione meridionale del secessionismo va a bagno. Inutile dire che il ritorno alla carica con il progetto di autonomia differenziata portato avanti dalla Lega (e dal Pd emiliano, ndr) e gli improvvisi consensi di Salvini nel sud e soprattutto in Calabria gettano una luce su una “zona grigia” che merita di essere indagata a fondo.

Nell’annus orribilis (il 1992) le Leghe meridionali raggiungeranno appena lo 0,07% dei voti e non ottengono seggi. L’”altra” Lega, quella Nord, entra invece in Parlamento con l’8,65% dei voti. Per due anni sarà al governo in alleanza con Forza Italia che comincerà a capitalizzare consensi soprattutto al Nord, in Sicilia e in ampie zone del Meridione.

Oggi il medesimo processo lo sta facendo la Lega di Salvini, a spese di Forza Italia e spesso nelle stesse zone e con le stesse facce: brutta, bruttissima gente.

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