Il sindaco della città, in un’intervista sull’epidemia coronavirus, non ha usato mezze parole: la diffusione e la virulenza del contagio, l’alto numero di morti oramai una strage, nel bresciano sono causati anche dai “padroni delle industrie”.
Le due province di Bergamo e Brescia hanno da sole un quarto di tutti i contagi e quasi il trenta per cento dei morti di tutto il paese.
La spiegazione è semplice. Bergamo e Brescia sono le due province più industrializzate d’Italia, chiedere di stare tutti a casa e lasciare aperte le fabbriche, qui significa non chiudere niente e affollare decine di migliaia di persone al chiuso per ore e ore.
Le fabbriche a Bergamo e Brescia sono dunque state la fonte principale del dilagare senza controllo del contagio, con una pressione violenta ed improvvisa sulle strutture sanitarie che sono andate quasi al collasso.
Il sindaco Del Bono fa un’affermazione gravissima e cioè che questa catastrofe si sarebbe potuta evitare, o almeno contenere, se si fosse fermato tutto prima.
Non è sapienza del poi, il sindaco afferma di avere chiesto già dal 7 marzo la chiusura di ogni attività produttiva non essenziale, ma che la sua richiesta, assieme a quella di altri colleghi lombardi, è stata respinta dal governo. E la giunta regionale non ha fatto nulla di diverso.
Si sono fatte sentire a Roma e a Milano le pressioni della Confindustria, afferma il sindaco, che in Lombardia è guidata da un industriale bresciano. Il cavaliere del Lavoro Marco Bonometti.
Ora quasi tutte le fabbriche della bergamasca e del bresciano si stanno fermando, nonostante il vergognoso “protocollo delle parti sociali” che le autorizzava ad andare avanti.
Le fabbriche hanno chiuso o stanno chiudendo perché gli operai si sono ribellati, o con gli scioperi dove c’era la forza, o semplicemente mettendosi in malattia e comunque rendendo impossibile la produzione.
Le fabbriche hanno chiuso perché anche alcuni industriali hanno dimostrato di avere più coscienza dei padroni che li rappresentano.
Ed infine hanno chiuso perché al loro interno cominciavano ad esplodere i contagi. Contagi rilevati in persone con gravi sintomi, perché in Lombardia i tamponi si fanno solo a chi sta molto male e a nessuno altro.
Le province di Bergamo e Brescia contano oggi circa 8000 contagiati ufficiali, quelli veri saranno molti di più, e quasi 800 morti, su poco più di 2 milioni di abitanti. È una condizione tra le più gravi a livello mondiale e non è certo alla conclusione.
Se la fermata fosse stata decisa dieci giorni fa, quando già tutte le condizioni epidemiche erano gravi, ci sarebbero meno contagiati e meno morti e la sanità avrebbe retto meglio l’impatto con l’epidemia. Quando sarà finita, dovremo fare l’impossibile affinché i padroni dell’industria paghino tutto il prezzo del male causato dalle loro sporche coscienze.
La SPAGNA requisisce la sanità privata. Cosa aspettiamo qui a fare la stessa cosa? Il decreto “Cura” del governo requisisce gli alberghi e apre a quello degli impianti privati ma molto timidamente, che affari e poteri agiscono? Sono i Padroni responsabili del super contagio al NORD? Ne parliamo alle 1430 nella DIRETTA Facebook DIARIO DALLA ZONA ROSSA con il medico Elisabetta Canitano. Poi parliamo di lavoro e del decreto del governo con l’avvocato ANTONIO CARBONELLI, poi ancora di lavoro di Ex ILVA con Francesco Rizzo e delle fabbriche in lotta, poi con RUGGERO MARRA dalla Calabria della condizione dei braccianti nei campi. Non mancate #restiamoacasa restiamo socialmente assieme, restiamo umani.Pubblicato da Giorgio Cremaschi su Martedì 17 marzo 2020
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