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13/03/2020

Parchi chiusi e fabbriche aperte, la sacrosanta rivolta operaia

Il comune di Brescia ha chiuso tutti i parchi. Anche in questi luoghi fino a pochi giorni fa ritenuti quasi un rifugio salubre, il minimo affollamento può risultare pericoloso. Nelle stesse ore il governo varava un decreto intitolato “restiamo a casa”, che manteneva al lavoro milioni di operai ed impiegati nelle fabbriche, nelle banche, in tante attività non essenziali.

Immaginate la rabbia che deve provare un operaio che sale su un mezzo pubblico affollato, entra in spogliatoi affollati, lavora in reparti ristretti dove spesso mancano le misure di sicurezza normali e infine mangia nella mensa, meno sicura dei ristoranti che sono stati tutti chiusi. E che sente in continuazione il messaggio ripetuto da tutti mass media, dai vip: restate a casa.

Solo un gradino sopra le carceri ci sono le fabbriche, e alla fine la rabbia è scoppiata, è diventata lotta e in tante fabbriche e centri di lavoro gli operai si sono fermati: non siamo carne da macello ha detto un un metalmeccanico di Brescia.

Il decreto del governo è stato dettato dalla Confindustria che ha così ancora una volta dimostrato di essere l’organizzazione più antisociale di questo paese. Naturalmente un governo dignitoso avrebbe potuto dire di no a queste indecenti pressioni degli industriali, ma la nostra classe politica e stata selezionata da decenni per obbedire ad essi.

Vi ricordate quante volte i politici proclamano che bisogna dare lavoro e concludono che bisogna finanziare le imprese? Quale politico ufficiale di questo paese non ha mai detto la frase liberista e falsa: “è l’impresa che crea il lavoro“? E l’impresa ha anche creato i suoi politici.

Abbiamo la peggiore classe politica nel momento peggiore del nostro paese. Così mentre in tv Fiorello spiega la bellezza dello di stare a casa, gli operai vanno al lavoro non per salvare il paese, ma per gli affari dei padroni.

In un solo giorno a Brescia, con tutto chiuso – compresi i parchi – tranne le fabbriche, ci sono stati 500 contagi in più. Perché nelle realtà industriali, le fabbriche sono oramai le principali fonti di contagio.

Come ha denunciato il Gazzettino di Venezia con un video, che mostra il trasporto indecente di operai ammassati criminalmente sul bus che li porta in Fincantieri. Il governo fa fare i controlli a chi cammina solo per strada, ma non manda ispezioni nei luoghi di lavoro per garantire il rispetto delle sue stesse norme. Il governo si affida alla autoregolazione delle imprese.

Così sono cominciati gli scioperi, in tutto il paese. Sono scioperi che sono totalmente coperti dalla legge, come indica il Testo Unico sulla sicurezza del lavoro (DLG 81/2008) che garantisce l’esenzione da ogni danno per chi si assenta da lavoro per difendere la propria vita.

Ora a Brescia e in tutto il paese decine di fabbriche si stanno fermando con l’accordo tra la direzione aziendale e i rappresentanti dei lavoratori, nonostante la dichiarata opposizione della Confindustria.

È in atto una sacrosanta rivolta operaia che probabilmente porterà finalmente alla fermata degli impianti.

Conte ha convocato in video conferenza Confindustria e CgilCislUil, i cui dirigenti in questi giorni sembrano posti in quarantena, tanto sono assenti. Alla fine le fabbriche dovranno fermarsi perché non sono sicure, ma anche se così non fosse ci penseranno gli operai a farlo.

La USB ha proclamato 32 ore di sciopero nazionale, altri sindacati di base e anche settori del sindacalismo confederale hanno sostenuto le lotte. Questa volta gli operai hanno alzato la testa, certo per una epidemia drammatica, ma, sapete, quando si comincia a farlo...

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