Alla base di tutto c’è sempre il “sospetto” che le cose stiano in un altro modo e la certezza – ahinoi comprovata dai fatti – che sotto gli inviti a “comportamenti responsabili” si nascondano i mediatori del business.
Nel “pensiero bipolare” creato di proposito intorno a questi temi le uniche “posizioni ammesse” – grazie a media servili anche per motivi di azionariato – sono quelle della credulità assoluta verso le presunte “buone intenzioni” del potere economico-politico oppure della negazione assoluta dell’emergenza pandemica.
È una legge della politica di ogni tempo: se crei o ammetti soltanto un “nemico scemo” è più facile catturare consensi e passare per “disinteressato”.
Come i nostri lettori sanno, questo giornale ha fin dall’inizio criticato il governo italiano – e a maggior ragione quelli “negazionisti” di Trump, Bolsonaro, Johnson, ecc. – per aver preso misure sbagliate, tardive e subordinate ai diktat di Confindustria. E invitiamo tutti a stare molto attenti e prudenti, perché continuano a essere prese decisioni dementi come quelle sui trasporti pubblici.
Ma non abbiamo gli occhi foderati di prosciutto. Vediamo anche noi in modo chiaro come i governi e l’Unione Europea stiano trasformando la corsa al vaccino – senza cui non si può dare uscita dall’”emergenza” – in un mega-business a favore di Big Pharma.
Le cui società, tutte multinazionali, stanno trasformando questa corsa in una gara a chi butta sul mercato la prima cosa che capita, anche con pochi test (le richieste di deroghe ai protocolli di verifica fioccano).
Per colmo di faccia di bronzo, pretendono anche la “tutela legale” nel caso – una certezza, a questo punto – che da vaccini mal testati possano venire fuori “effetti collaterali” dannosi che produrrebbero le temutissime “azioni legali di risarcimento”. Con ovvia distruzione dei margini di profitto ingiustamente accumulati...
È una realtà così evidente che persino gli “europeisti acritici” de il manifesto se ne sono resi conto. La UE danneggia anche te, costringila a smettere.
Buona lettura!
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La corsa (pericolosa) alla scoperta del vaccino
Andrea Capocci, 05.09.2020 il manifesto
Accordi per tutelare le compagnie farmaceutiche. Sui tavoli riservatissimi l’Ue sta contrattando centinaia di milioni di dosi dei futuri vaccini.
Avere un vaccino entro l’autunno sarebbe un mezzo miracolo. Per riuscire nell’impresa, le case farmaceutiche stanno accelerando i normali test di sicurezza ed efficacia, che normalmente richiedono diversi anni. Si tratta di una scommessa ad alto rischio.
Se i vaccini funzioneranno e saranno davvero sicuri, il mondo sarà presto libero da un flagello epocale. In caso contrario, un farmaco pericoloso o inutile verrà distribuito in miliardi di dosi con un danno devastante in termini sanitari e di fiducia nelle istituzioni, e uno spreco di risorse economiche e scientifiche pubbliche.
Il rischio è ben chiaro soprattutto alle società farmaceutiche, che stanno alzando la posta nei negoziati con le autorità sanitarie europee. Sui tavoli riservatissimi, l’Ue sta contrattando con le società la fornitura di centinaia di milioni di dosi dei futuri vaccini per garantire una distribuzione tempestiva, visto che praticamente tutti i governi del mondo sono in coda per accaparrarsene una fetta.
Un accordo per 300 milioni di dosi è stato finora siglato con l’inglese AstraZeneca, al prezzo unitario di 3 euro a dose secondo le indiscrezioni giornalistiche. Ulteriori negoziati sono in corso con altre società farmaceutiche (Sanofi-Gsk, Johnson & Johnson, Moderna).
In cambio di vaccini disponibili in grande quantità e a costi accessibili, le società farmaceutiche chiedono che l’Unione europea si faccia carico degli eventuali indennizzi nel caso i vaccini si mostrassero poco efficaci o insicuri e dessero vita a contenziosi legali.
Lo rivela un documento firmato da «Vaccines Europe», l’associazione delle società farmaceutiche del settore, svelato dal Financial Times nei giorni scorsi.
«La velocità dello sviluppo e della distribuzione (dei vaccini anti-Covid, ndr) implicano l’impossibilità di produrre le evidenze scientifiche che normalmente si ottengono attraverso studi clinici approfonditi», si legge nel documento.
«Questo crea un rischio inevitabile. Alcune persone probabilmente subiranno effetti collaterali dopo la vaccinazione». La logica conclusione è messa nero su bianco dalla lobby: «chiediamo un’esenzione dalla responsabilità civile per garantire che tutte le parti siano protette da rischi finanziari dirompenti e rovinosi derivati da eventuali cause legali».
La proposta delle aziende è che siano i governi a farsene carico: «I governi potrebbero creare un fondo» e in caso di reazioni avverse «i cittadini potrebbero contare sull’accesso rapido a questi finanziamenti». L’Unione si sta mostrando malleabile: «è nostro interesse avere un vaccino prima possibile» ha affermato in un’intervista la portavoce della Commissione europea Vivian Loonela «per questo abbiamo incluso nei contratti con le aziende farmaceutiche una clausola per coprire i produttori rispetto ad alcune responsabilità». Il dirigente della AstraZeneca Ruud Dobber ha confermato all’agenzia Reuters che molti stati membri hanno accettato l’esenzione, anche se il contenuto dell’accordo rimane segreto.
«Il contribuente dovrà pagare tre volte: per lo sviluppo del vaccino, per acquistare il vaccino dalle case farmaceutiche e per soddisfare le richieste di risarcimento» sostiene la parlamentare belga Petra De Sutter (Verdi). Che ora chiede di rendere pubblico il contenuto degli accordi con le aziende e i nomi dei sette negoziatori che rappresentano l’Unione al tavolo. Finora, l’unico nome emerso è quello di Richard Bergström, che fino al 2016 ha diretto la lobby europea delle industrie farmaceutiche Efpia e potrebbe avere più di un conflitto di interessi.
La questione non avrà ricadute solo economiche, ma è anche una questione di salute pubblica: in mancanza di trasparenza, molte persone potrebbero rifiutare un vaccino percepito come rischioso dagli stessi produttori. «La percezione di mancata trasparenza può danneggiare la fiducia nei vaccini e nelle istituzioni, e compromettere sul lungo periodo le attività di prevenzione e sanità pubblica» afferma il presidente del Forum Europeo dei Pazienti Mario Greco. Secondo cui «è necessario che la Commissione e le autorità nazionali forniscano rapidamente informazioni trasparenti sulle condizioni dei contratti stipulati con le compagnie farmaceutiche, incluse le clausole sulla responsabilità civile».
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