di Carlo Musilli
Ancora il
Bilderberg? Sì, ancora. Da venerdì a domenica una pletora di potenti
euro-nordamericani si è ritrovata nella ridente cittadina inglese di
Watford per l’ormai consueto summit del lato oscuro. Erano in 138,
provenienti da 21 nazioni diverse. Quello che si è appena chiuso è
stato il 61esimo incontro dalla fondazione del Club, che risale al 1954.
La novità di quest’anno è stata una minima (e ipocrita) apertura nei
confronti del mondo esterno.
Dopo decenni d’imboscamenti e
segreti impronunciabili, gli organizzatori hanno provato ad allentare la
tensione simulando qualche velleità di trasparenza. Era già nota la
lista degli invitati e il programma dell’evento, almeno quello ufficiale
(si è parlato - a quanto dicono - di temi come l’occupazione in Europa e
negli Stati Uniti, i problemi dell'Africa, la crisi mediorientale e la
politica estera americana). Ma non solo: per la prima volta è stato
allestito anche un ufficio stampa per fornire "informazioni a
giornalisti, cameraman, fotografi, blogger, ricercatori presenti" e
"dettagli" sugli invitati.
Nel descrivere con malcelato
compiacimento il "notevole passo avanti nelle relazioni fra la
conferenza del Bilderberg e la stampa", il sito inglese dell'evento
sottolinea il ruolo fondamentale svolto in questo senso del cancelliere
George Osborne (uno di famiglia alle riunioni del Club) e del premier
britannico David Cameron.
E' però alquanto difficile immaginare
che tutto questo abbia a che fare con il diritto d’informazione dei
comuni mortali. Da sempre fucina d’importanti accordi politici,
economici e finanziari, il Bilderberg è una riunione in cui l'interesse
pubblico viene trattato come merce privata. Ma è anche la massima fonte
d’eccitazione per chi si nutre di complottismo. I membri della setta se
ne rendono conto: per anni hanno tenuto segrete le loro riunioni, poi si
sono adattati a veder costruire castelli di pura fantasia intorno ai
vari appuntamenti. Ora però il loro anacronismo è più stridente che mai.
Nell’epoca
dei social network e dei blog, di Wikileaks e di Anonymous, una vicenda
medievale come il Bilderberg non è più minimamente accettabile. Ora che
la guerra fredda si legge solo sui libri, l'idea dei poteri malvagi in
doppiopetto e monocolo ha perso anche il fascino alla romanzo di Le
Carré. E il loro opulento ritrovo fa solo rabbia.
Ecco perché,
dopo lunga trattativa, la Polizia della zona di Watford ha accettato che
un gruppo di giornalisti e attivisti vari si stabilisse nel cosiddetto
Bilderberg Speakers Corner, una sorta di palco non lontano dal lussuoso
albergo dove il gotha confabula. Qui si è svolto il Bilderberg Fringe
Festival, una specie di contro-conferenza. Naturalmente a tenere
separate le due fazioni c’era un plotone d’agenti.
Che
sia stato un carrozzone o una protesta seria, è certo che i membri
della setta globale non abbiano rivolto nemmeno un pensiero ai pur
vicini contestatori. Anzi, probabilmente li hanno lascati sfogare solo
per essere disturbati il meno possibile. E poi c’era sempre la
possibilità che le foto e i video della contro-riunione pubblica
ridimensionassero il fascino di chi per mestiere grida al complotto
globale, pretendendo di sapere come funziona il governo occulto del
pianeta.
Ma, intanto, chi partecipava al Bilderberg? In generale
si trattava come sempre di politici, vertici della finanza e
dell’industria, accademici di prestigio. Il nostro Paese vantava ben
sette invitati e la breve lista ricorda il gioco della settimana
enigmistica “Trova l’intruso”: il numero uno di Telecom Italia Franco
Bernabè, l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Enrico Cucchiani,
l’ex premier Mario Monti (gli daranno la pagella?), il Ceo di Mediobanca
Alberto Nagel, il presidente del gruppo Techint Gianfelice Rocca,
l’accademico Emanuele Ottolenghi e la giornalista Lilli Gruber. Misteri
del Bilderberg.
Tra i partecipanti più influenti a livello
universale figuravano gli amministratori delegati di Siemens, Alcoa,
Amazon, Michelin, Shell, Heineken e Ab, oltre a personalità di spicco di
Deutsche Bank, Barclays, Goldman Sachs, Novartis e Google. Presenti
anche la numero uno del Fondo monetario internazionale, Christine
Lagarde, e l'ex capo della Cia, David Petraeus. Venerdì si è aggiunto al
gruppo anche Mr. Cameron, provocando diverse polemiche a Londra per
l’assenza di portavoce e funzionari al seguito.
Pare che invece
abbiano disertato il Bilderberg gli alfieri di giganti finanziari come
JP Morgan, Morgan Stanley, Credit Suisse, Citigroup, Ubs e Bank of
America Merrill Lynch. Non c’era neppure Enrico Letta, che in passato si
era aggregato alla gaudente comitiva. Quest’anno aveva altro da fare.
Speriamo non i compiti a casa.
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