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07/08/2015

Kiev vuole la guerra. Gli accordi di Minsk dipendono dalla posizione dell'UE

Mentre continuano i bombardamenti dei quartieri civili di Gorlovka (ieri un civile è rimasto ucciso), Jasinovataja, Spartak, Makeevka (diversi civili feriti), Donetsk, Krasnoarmejskij e Marinskij, con l'impiego da parte ucraina di artiglieria pesante e carri armati, ; lo ha dichiarato ieri il vice comandante di corpo del Ministero della difesa, Eduard Basurin.

Questa eventualità è prevista anche nelle valutazioni del centro privato americano di ricerca “Stratfor”, riprese ieri da una serie di agenzie russe; l'assenza di progressi nei colloqui del Gruppo di contatto e il proseguire degli scontri, l'intransigenza occidentale e anche la buona stagione: tutto ciò può condurre già nelle prossime settimane a un nuovo scoppio della guerra. Tutti gli ultimi avvenimenti, secondo gli analisti della “Stratfor”, dimostrano che gli accordi di Minsk sono solo parole e, nonostante la tensione si sia notevolmente ridotta, continua tuttavia una sistematica violazione del cessate il fuoco. A dispetto di tutte le trattative, le parti non possono trovare un'intesa su due punti chiave; il primo è lo status speciale delle regioni e l'indizione di elezioni locali; il secondo è dato dal ruolo della Russia nell'area su un piano più generale. Mosca, scrive “Stratfor”, ritiene che nelle frontiere dell'ex Unione Sovietica essa debba assicurare la congruenza ai propri interessi; l'Occidente non intende riconoscerlo e proprio questo è alla base del conflitto in Ucraina, insieme alle sempre nuove forze che la Nato sta dislocando a est.

E' in tale situazione, che i rappresentanti del DNR e LNR si sono rivolti ieri ai leader del "Gruppo normanno”, Angela Merkel e Francois Hollande, chiedendo che esprimano le proprie valutazioni su azioni e dichiarazioni di Kiev. A loro avviso, la parte ucraina non solo rallenta i negoziati, ma rilascia anche dichiarazioni che in modo lampante vanno contro gli gli accordi Minsk, scriveva ieri l'agenzia Novorossija. ha dichiarato il rappresentante della DNR ai colloqui di Minsk Denis Pušilin. ha detto, . Secondo Pušilin, il procrastinare i negoziati ha lo scopo di aumentare la pressione delle sanzioni contro la Russia. ha detto, , come è stato, a esempio, per la questione della smilitarizzazione di Širokino, chiesta da Francia e Germania. .

A Pušilin hanno fatto eco gli speaker dei parlamenti di Donetsk e di Lugansk, Aleksej Karjakin e Andrej Purghin: , hanno detto Karjakin e Purghin, aggiungendo che Kiev è intenzionata a fare la guerra. .

Ogni volta che Kiev riceve nuove indicazioni “dall'alto”, ha detto ancora Pušilin, fa saltare i punti su cui si discute. dell'accordo costituzionale; <è stato così a giugno e si è ripetuta la storia a luglio, quando il testo era stato sottoscritto dal Gruppo di contatto> e ora di nuovo Kiev vi ha apportato modifiche per noi inaccettabili. In una intervista a Vzgljad, Pušilin imputa il comportamento dilatorio di Kiev alla speranza ucraina di vedere la Russia in difficoltà a causa delle sanzioni e, in tal modo, non in grado di aiutare economicamente il Donbass, che quindi sarebbe ridotto alla fame a causa del blocco economico decretato dall'Ucraina. Ma è una speranza falsa, dice Pušilin: oggi è l'Europa ad essere più in difficoltà a causa delle proprie contraddizioni. Inoltre, con l'esclusione del Donbass dallo spazio economico ucraino, Kiev ci costringe a orientarci verso altre varianti di sviluppo. .

Sul fronte interno ucraino, è stata nei giorni scorsi la volta dello storico statunitense Stephen Cohen a pronosticare lo scoppio in Ucraina di una seconda guerra civile, a causa del moltiplicarsi dei gruppi ultradestri e neonazisti, che non permetterebbero a Porošenko di entrare in trattative col Donbass, nonostante che il presidente, a parere (forse un po' ingenuo) di Cohen, sia stanco della guerra e propenso all'applicazione degli accordi di Minsk. E' così che Cohen, evidentemente troppo sicuro della diversità di obiettivi (e non solo di metodi) tra Porošenko e Pravyj sektor, chiede a quei politici statunitensi che invocano l'invio di armi a Kiev, di riflettere in quali mani esse finirebbero. A proposito della percezione del conflitto ucraino negli Stati Uniti e in Europa, Cohen – secondo quanto riportato da RIA Novosti – riconosce che le differenziazioni stanno aumentando e la politica di Washington verso Russia e Ucraina è destinata a fallire: una delle cause è la crescente dell'insoddisfazione per le sanzioni contro la Russia. Delle tre ragioni che i congressisti USA indicano a motivo delle sanzioni – “annessione” della Crimea; abbattimento del Boeing malese; “intrusione” russa in Ucraina – in definitiva, ha detto Cohen, anche l'appoggio occidentale a Kiev può essere considerato una ingerenza.

E dalla DNR fanno sapere di non aver intenzione di collaborare col Comitato di salvezza ucraino, la cui costituzione è stata annunciata nei giorni scorsi a Mosca dall'ex premier ucraino Nikolaj Azarov. Il Comitato – con cui il Cremlino, per bocca del portavoce presidenziale Dmitrij Peskov ha escluso ogni rapporto – si pone l'obiettivo del ricambio dell'attuale dirigenza ucraina, attraverso cinque passi immediati: cessazione della guerra; adozione di una nuova Costituzione basata sul principio del federalismo; ristabilimento della legalità e disarmo delle bande illegali; abolizione di ogni legge incostituzionale legata alla mobilitazione e alla guerra; realizzazione di un programma anti-crisi. Alla domanda dell'agenzia Novorossija, se la DNR è pronta a collaborare con il Comitato, lo speaker del parlamento della DNR, Andrej Purghin ha dichiarato di .

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