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16/12/2016

Roma. Arrestato Marra, “l’uomo nero” nella giunta Raggi

Questa mattina, su richiesta della Procura di Roma è stato arrestato Raffaele Marra, dirigente comunale, attualmente capo del personale del Campidoglio e stretto collaboratore del sindaco Virginia Raggi. II reato che i magistrati contestano a Marra è quello di corruzione. L’indagine si riferisce al 2013, il periodo in cui Marra, durante la giunta Alemanno, era il direttore di un ufficio strategico: quello delle Politiche abitative del Comune e capo del Dipartimento del patrimonio e della casa. Ma non è tutto. Infatti nella stessa inchiesta è stato arrestato anche il costruttore Sergio Scarpellini, contestato padrone degli edifici di Camera, Senato, dei gruppi parlamentari e di quelli comunali. Scarpellini avrebbe messo a disposizione di Marra i soldi per l’acquisto di una casa dell'Enasarco, l’ente previdenziale dei rappresentanti di commercio. L’indagine è coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo mentre la richiesta di arresto è stata firmata dal gip Tomaselli.

Se ieri era toccato alla Guardia di Finanza per l'indagine sulle nomine dei dirigenti fatte dalla sindaca Raggi, questa mattina sono stati i Carabinieri ad eseguire le perquisizioni in Campidoglio nell’ambito dell’inchiesta che ha portato all’arresto di Raffaele Marra e dell’immobiliarista Sergio Scarpellini.

Marra, un uomo nero fortissimamente voluto nello staff della Raggi

Raffaele Marra è un ex ufficiale della Guardia di Finanza, successivamente passato all'ippica come dirigente dell'Unire diretta da Panzironi (diventato dirigente dell'Ama con la giunta Alemanno e finito inquisito per mafia capitale). Successivamente viene nominato direttore del dipartimento Patrimonio sotto la giunta Alemanno e successivamente dirigente della Regione Lazio con la Polverini. Inizialmente nella nuova giunta comunale emersa dalle elezioni di giugno, la Raggi (nonostante fortissime opposizioni nel M5S) l’aveva nominato vice capo di gabinetto, per spostarlo poi a responsabile del personale.

L’arresto di Marra arriva tre giorni dopo le dimissioni dell'assessore Muraro, anche in questo caso nominata dalla Raggi a responsabile dell'ambiente e dei rifiuti urbani nonostante forti opposizioni nel M5S. La Muraro era stata una influentissima consulente esterna dell'Ama nell'epoca della dirigenza di Panzironi (che era stato anche dirigente di Marra quando erano all'Unire) e per quella funzione è stata raggiunta da un avviso di garanzia della Procura di Roma.

Un triangolo nero, quello tra Marra, Panzironi e Muraro, ereditato in pieno dalla giunta Alemanno ed espressione di quella destra “de panza e de governo” che ha caratterizzato il governo della Capitale dal 2011 fino a quel “Patto della Carbonara” tra la destra e il Pd, agente anche durante l'amministrazione Marino e svelato, parzialmente, dall'inchiesta su Mafia Capitale.

Che il cerchio magico del sindaco Raggi vedesse in pancia questi dirigenti e che la stessa Raggi abbia dovuto fare a braccio di ferro con altri settori del M5S per tenerseli stretti, diventa una ipoteca sulla giunta Raggi non più liquidabile come fatto finora. Soprattutto se i totem su cui si è inteso costruire un progetto politico è quello dell'onestà e legalità. Buone intenzioni che diventano risibili quando isolate da scelte precise sul piano delle priorità sociali su cui avviare una vera discontinuità nell'amministrazione della Capitale. Una discontinuità invocata dalle aspettative del settore a maggiore disagio sociale della città rivelatosi decisivo nelle elezioni comunali di giugno.

La contraddizione politica adesso è tutta dentro il rapporto tra il M5S e lo staff voluto dal sindaco Raggi. Ma la contraddizione principale rimane quella tra gli interessi dei poteri forti e gli interessi popolari nella gestione della città, una coniugazione impossibile e sulla quale non si fanno sconti a nessuno.

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