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02/05/2018

Di lavoro si muore e tanto, grazie a voi

“Non si può morire di lavoro!” avete tuonato dal palco della manifestazione nazionale del Primo Maggio di Prato, voi, segretari di CGIL, CISL e UIL, Camusso, Furlan e Barbagallo. E invece di lavoro si muore e tanto se, dal 1° gennaio 2018 ad oggi, in Italia si contano già 220 morti sul lavoro.

Sono le cifre di una guerra. Una guerra iniziata qualche decennio fa con le prime gravi svendite ed arrivata al suo punto più alto con la riduzione in schiavitù delle nuove generazioni che si affacciano adesso al mondo del lavoro ed alle quali si insegna già a scuola che bisogna accettare di tutto e a qualsiasi condizione da quando hanno applicato al sistema scolastico pubblico la famigerata norma sull’“alternanza scuola-lavoro” con cui si stanno mandando gli studenti a servire hot dog nei McDonalds oppure a spostare faldoni nei tribunali a corto di personale, gratis.

Di lavoro, in Italia, si muore e tanto, grazie alla sponda perfetta e alla collaborazione attiva ai piani padronali di intensificazione ed ottimizzazione dello sfruttamento del lavoro vivo e di valorizzazione del capitale fornita oltre che da giuristi, tecnici e politici “al servizio del paese” anche e soprattutto da voi, cialtroni camuffati da “sindacalisti”, che non avete nemmeno fatto finta di osteggiare quel processo di devastante deregulation che ha annullato, in pochissimo tempo, le conquiste che erano state raggiunte in un secolo di lotte e che ha trasformato ciò che continuate ostinatamente a chiamare “lavoro” in una raffinatissima e moderna forma di schiavitù.

Di lavoro si muore e tanto grazie al Jobs Act che ha abrogato l’articolo 18 ed inaugurato l’era del licenziamento facile che costringe il lavoratore a tacere su qualsiasi violazione delle più elementari norme di sicurezza. E recentemente abbiamo scoperto che di lavoro si muore anche grazie a quella Legge Fornero che costringe milioni di lavoratori quasi settantenni ad arrampicarsi, spesso senza imbracatura, su impervie e tutt’altro che sicure impalcature o a portare pesi immani incuranti degli inevitabili acciacchi dell’età.

Di lavoro, si muore e tanto, perché contro quelle leggi infami voi non avete nemmeno fatto finta di mobilitare quei pochi lavoratori che – chissà per quale arcano motivo – vi seguono ancora, chiudendo la pratica con una gita di sabato nella capitale in cui avete fatto sfilare i soliti pensionati a calcolo retributivo così da non disturbare i vari “governi amici” che nell’ultimo ventennio quelle leggi hanno prodotto.

Non Berlusconi, ma i “governi amici”, guarda caso, infarciti da ex dirigenti sindacali magicamente passati alla casta dei deputati, dei senatori e degli assessori, tutti rigorosamente con doppia o tripla remunerazione se nel frattempo, non sono riusciti a farsi anche assumere come consulenti da qualche grande gruppo assicurativo. Ecco, tenete a mente questo semplice concetto: di lavoro si muore moltissimo ed è una strage permanente e tutto ciò grazie a voi. E non è un caso se, oggi, su quel palco a Prato, insieme a voi, a celebrare il Primo Maggio, c’era anche un rappresentante di Confindustria, ovvero, quel padrone che ha fatto la festa al lavoro grazie alla vostra sistematica e puntuale complicità. E c’era anche il segretario reggente del PD, ovvero, il partito che ha assestato il colpo finale al diritto del lavoro ed ai diritti dei lavoratori del nostro paese. E mentre sciorinavate i vostri comizietti pieni di vuota retorica e di “buone intenzioni”, altre due vite si spezzavano sul posto di lavoro. Quel lavoro senza più tutele, diritti e sicurezza, grazie a voi.

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