Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

19/03/2020

Milano/Lombardia. Almeno non prendeteci per il culo

In questi giorni media e influencer di ogni ordine, grado e degrado, stanno martellando gli abitanti di Milano e della Lombardia sui comportamenti irresponsabili di chi va in giro mentre l’indicazione esplicita è quella di stare dentro casa per contenere la pandemia di coronavirus.

Gli appelli a stare in casa sono sensati e vanno rispettati, rigorosamente, ma diventano ipocriti quando vanno esplicitamente in contrasto con lo stato delle decisioni prese e i dati di fatto.

Il top di questa ipocrisia – e un brivido sul piano dell’abitudine al controllo sociale di massa – c’è stato qualche giorno fa, quando l’assessore regionale della sanità della Lombardia, Gallera ha dichiarato: “Vi controlliamo attraverso le celle telefoniche, non uscite di casa è assolutamente importante perché questa battaglia la vinciamo noi”, ha tuonato l’assessore in diretta Facebook.

E non è stato il solo: “Con l’aiuto delle compagnie telefoniche, abbiamo potuto verificare gli spostamenti dei lombardi, in questi giorni di emergenza coronavirus. In base ai movimenti tracciati attraverso il monitoraggio delle celle telefoniche risulta, in base alle prime stime che dal 20 febbraio a oggi il calo dei movimenti è stato del 60%. Ci sono ancora troppe persone che si spostano, corrispondenti al 40% del totale: il consiglio è e resta di rimanere a casa”, ha aggiunto il vicepresidente della Regione Lombardia Fabrizio Sala.

L’appello, a questo punto assai ipocrita, è stata rilanciato anche dall’altro Sala, Giuseppe, attualmente sindaco di Milano.

Allora, se mediante il controllo delle celle telefoniche si è scoperto che il 40% dei milanesi se ne va in giro mentre non dovrebbe farlo, viene da chiedersi: a che ora avete fatto le rilevazioni?

Come è ormai drammaticamente documentato, la mattina alle 6 e il tardo pomeriggio intorno alle 18, la metropolitana milanese è “invasa” dalle persone che vanno o tornano dal posto di lavoro. In condizioni in cui è totalmente impossibile mantenere la distanza di sicurezza. E la gente che si ammassa nelle metropolitane lo fa forse per divertimento o irresponsabilità? Vediamo alcuni dati.

A Milano sono censite 306.552 imprese che diventano 385.171 se comprendiamo Lodi e Monza/Brianza. In esse lavorano 2.224.162 addetti che si incrementano di 385.171 unità se si comprendono Lodi, Monza/Brianza. (i dati sono quelli ufficiali della Camera di Commercio di Milano, Lodi, Monza/Brianza).


A Milano i lavoratori nella sola industria sono 391.504 che salgono a 1.058.117 in tutta la Lombardia, nel commercio a Milano lavorano 414.259 addetti che salgono a 729.707 nell’intera regione ed infine ci sono ben 1.300.917 addetti nelle imprese di servizi a Milano e 2.018.342 a livello di Lombardia.


La domanda è semplice ed è stata posta con nettezza ormai da giorni: quante di queste imprese possono essere considerate essenziali? Le aziende rimaste aperte sono di più o di meno del 40%? Quanti delle lavoratrici e lavoratori che sono tuttora costretti ad andare al lavoro, ammassarsi nelle metropolitane e nei luoghi di lavoro, potrebbero e dovrebbero invece rimanere chiusi in casa come ipocritamente invocato assessori e governatore della Regione o il sindaco di Milano? O si pensa che quel 40% che si sposta per Milano e la Lombardia sono tutti runner e scriteriati?

Eppure, per coprire la realtà vergognosa di non aver voluto fermare il lavoro lì dove non era necessario mantenerlo (sanità, distribuzione generi alimentari etc.) si cerca di indicare il nemico e il responsabile in coloro che non restano chiusi dentro casa. E adesso si invocano i militari per strada, maggiori controlli, repressione. Una furbata ipocrita e irricevibile davanti ai fatti.

Lo sappiamo che vedere i militari nelle strade piace molto all’establishment perché funziona da deterrente, lo sappiamo che emettere ammende o esercitare poteri coercitivi in un clima di consenso è il sogno di ogni grande o piccolo tiranno, anche di quelli di provincia.

Sappiamo che lo pensate e lo auspicate, sappiamo anche che una di queste sere ci verrete a dire in televisione che non si potrà uscire da casa se non in ristrette fasce orarie per fare la spesa. Si chiama coprifuoco. Almeno siate onesti in questo, almeno non venite a prenderci per il culo.

Adesso questa emergenza pandemica è la priorità di tutti, di chi ha grandi responsabilità e di chi ha piccole responsabilità.

Questo nemico è invisibile e letale, lo sta dimostrando nei numeri del quotidiano bollettino delle 18:00. Altri nemici sono però meno invisibili, anzi si stanno palesando.

Sappiamo distinguere cose diverse tra loro e priorità alle quali adeguarsi. Ma finita questa emergenza faremo ogni cosa affinché non siano rapidamente dimenticate le ipocrisie che abbiamo ascoltato, il cinismo della Confindustria che ha voluto tenere le fabbriche aperte, le responsabilità pregresse nella devastazione del sistema sanitario nazionale e delle reti di protezione sociale, ed anche le ambizioni ad una società competitiva, subalterna ed autoritaria che sono state palesate in queste settimane. Abbiamo una memoria prodigiosa.

Fonte




Nessun commento:

Posta un commento