L’11 gennaio fu annunciata la missione di Ue e Fmi nel Paese per
‘controllare l’implementazione delle riforme’. Il 16 cominciarono le
manifestazioni di protesta. Il 23 il Premier rumeno, Emil Boc, licenziò
il ministro degli Esteri che aveva insultato i manifestanti. Oggi lo
stesso Boc si è dimesso.
L’escalation
fulminea della crisi rumena che ha portato il Primo ministro a lasciare
per “disinnescare la tensione politica e sociale”, piomba il Paese in
un nuovo periodo di incertezze, a un anno di distanza dall’inizio della
ripresa. La crescita del prodotto interno lordo per il 2012 era infatti
prevista tra l’1,8 e il 2 percento. Nel marzo 2011 la Romania aveva
ricevuto da Fmi e Ue un prestito da 5 miliardi di euro, mentre due anni
prima il prestito era stato di 20 miliardi.
Al termine dell’ultima
missione, a novembre, i rappresentanti delle istituzioni europee e del
Fondo monetario avevano chiesto di intensificare gli sforzi per tagliare
la spesa e riformare le imprese pubbliche. Queste stavano per essere
sottoposte a un progetto di privatizzazione, specialmente nel settore
sanitario, dove un disegno di legge in via di approvazione avrebbe
imposto forti ristrutturazioni nei servizi sanitari. Il provvedimento
portò alle dimissioni del sottosegretario alla Sanità Raed Arafat e a violente contestazioni di piazza, culminate a metà gennaio con 70 feriti, l’arresto di 250 persone, la multa o la messa sotto inchiesta per altre 283.
I
dimostranti più violenti spaccarono vetrine e sportelli bancomat,
misero a soqquadro bar e negozi e devastarono insegne stradali e
panchine alle fermate degli autobus. Boc, pur ritirando il disegno di
legge, difese a spada tratta le misure di contenimento del deficit di
bilancio, affermando che avrebbero portato “stabilità economica” e
salvato il Paese dal “collasso”. La ‘cura’ di Boc consisteva nel taglio
del 25 percento degli stipendi pubblici, il congelamento delle pensioni e
un aumento del 24 percento sulle imposte sulle vendite.
La
frattura tra la politica e la piazza si era ulteriormente approfondita
quando il ministro degli Esteri, Teodor Baconschi, in un post sul suo
blog, aveva definito i manifestanti “abitanti dei quartieri poveri
inetti e violenti”, paragonandoli ai dimostranti che la scorsa estate
infiammarono le periferie di Londra. Baconschi, vicepresidente del
Partito liberaldemocratico (Pdl), bersaglio principale delle proteste
dei manifestanti, fu rimosso dall’incarico da Boc.
Il presidente
rumeno Traian Basescu ha nominato il ministro della Giustizia
nell’esecutivo uscente, Catalin Predoiu, nuovo Premier a interim.
Predoiu rimarrà in carica fino alla formazione di un nuovo esecutivo.
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