I consumi di gas che volano alle stelle e Gazprom, il colosso del gas
russo, che chiude i rubinetti. Due variabili che rischiano di mettere
in ginocchio un intero continente, nel mezzo di un'ondata di gelo che
solo in Italia, negli ultimi tre giorni ha causato 19 morti, 300 nell'Europa dell'est.
Nel nostro paese il consumo di gas ha raggiunto la soglia record dei 440 milioni di metri cubi
consumati. Una cifra mai raggiunta in passato. Il ministro dello
Sviluppo Corrado Passera ha lanciato l'allerta ieri per il “picco
eccezionale” dei consumi.
In un comunicato diffuso dal ministero si legge che “il comitato per il monitoraggio e l'emergenza gas
del Ministero dello Sviluppo Economico sta monitorando costantemente lo
stato degli approvvigionamenti del nostro Paese, alla luce del
perdurare dell'eccezionale ondata di freddo che sta attraversando
l'Europa e che nei prossimi giorni potrebbe portare i consumi italiani,
secondo le previsioni, a massimi storici mai raggiunti in precedenza”.
La situazione è resa decisamente più complicata dal mancato approvvigionamento russo.
Infatti, proprio nei giorni di maggior richiesta, la Russia si è vista
costretta a ridurre il flusso di gas verso il resto d'Europa per far
fronte al proprio fabbisogno interno.
Due giorni fa Gazprom
ammetteva che non sarebbe riuscita a far fronte a tutte le richieste.
Subito dopo Putin aveva messo in chiaro che la Russia avrebbe risposto
alle richieste europee "facendo ogni sforzo per soddisfarle" solo una
volta che il fabbisogno interno fosse stato adeguatamente coperto.
Fatto
sta che le forniture di gas russo verso l'Europa sono scese di circa il
10 per cento negli ultimi giorni, mentre in Italia si è registrato un calo del 30 per cento
nell'approvvigionamento (la differenza fra i due dati è spiegata
dall'aumento della richiesta da parte dei paesi che il gasdotto
attraversa per giungere fino da noi). Ad aggravare la situazione, anche
il rigassificatore di Rovigo, al largo delle coste venete, che è andato
fuori uso a causa del mare grosso.
Il comitato per il
monitoraggio e l'emergenza gas, che si è riunito di nuovo questa
mattina, ha annunciato che “nell'attuale situazione, che il comitato
considera di allerta, per riequilibrare il momentaneo calo di forniture
provenienti dalla Russia e dal rigassificatore di Rovigo dopo aver già
aumentato le importazioni da Nord Europa e Nord Africa si sta valutando
la possibilità di avviare le ulteriori misure previste sul fronte della
domanda diversa dal settore domestico”.
"La situazione è
sicuramente critica, perché dalla Russia e dalla Francia sono diminuiti i
flussi, ma è ben monitorata" ha detto poi il ministro dello Sviluppo
Economico Corrado Passera interpellato sulle forniture di gas.
Cosa succederà quindi da mercoledì? Per quei giorni è prevista una nuova ondata di freddo in Russia e, come affermato dal numero uno dell'Eni Paolo Scaroni, “non sappiamo quali comportamenti seguirà Gazprom giovedì e venerdì”.
“Abbiamo
reagito a questa emergenza aumentando le importazioni dall'Algeria e
dal Nord Europa attraverso la Svizzera, quindi non avremo problemi fino a
mercoledì” ha continuato Scaroni. Che ha infine aggiunto: “attendiamo e
ci stiamo preparando a momenti ancora difficili: per questa ragione ci
sarà una riunione domani al ministero dello Sviluppo economico per
prepararci a un'ulteriore emergenza che potrebbe coinvolgerci tra
giovedì e venerdì prossimi. L'ipotesi peggiore potrebbe essere che, se
dovesse mancare altro gas, bisognerà intervenire sugli interrompibili
(si tratta di contratti generalmente industriali che prevedono
l'opzione dell'interruzione della fornitura, a fronte di alcuni sconti, ndr)”.
Ma
Algeria e Svizzera non possono sostituire i paesi dell’Est, per un
semplice motivo, e cioè che l'Italia non è l'unico Paese a trovarsi in
difficoltà.
Ciò che sorprende, non è tanto l'assurdità di tali dichiarazioni, quanto il silenzio istituzionale sul risparmio energetico,
sull'efficienza energetica e sull'importanza di riconvertire
l'edilizia del paese attraverso sistemi di case passive. In situazioni
di emergenza come questa, la prima cosa che viene in mente, la soluzione
più semplice, è un appello alla popolazione a ridurre gli sprechi di
energia. Un appello all'attenzione, che inviti le persone, nonostante il
freddo, a fare un uso accorto degli impianti di riscaldamento.
Eppure niente di tutto ciò accade. Che sia il paradosso? Che sia che anche gli sprechi di energia,
nell'idea del governo, sono assimilabili ai consumi e dunque vanno
incentivati piuttosto che frenati? In un sistema di mercato
ultraliberista, non sarebbe poi così sorprendente.
Fonte.
Questo martoriato paese vive quotidianamente così tante emergenze (alluvioni, rifiuti, terremoti, nevicate, interessi sul debito pubblico ecc.) che il termine stesso che si utilizza per indicarle ha assunto una monotonia annichilente.
Anche nel caso di questa ennesima ondata di maltempo che ci ha trovati impreparati vale comunque la pena di pensar male.
E' da diversi anni, infatti, che puntualmente, a cavallo tra gennaio e febbraio scatta l'emergenza energetica con il consueto carosello di menate che facilmente travalicano i confini nazionali esondando nel geopolitico: il nucleare, i rigassificatori, il carbone pulito. E' bene notare che tutto questo immondezzaio da sviluppo ottocentesco è caldeggiato in maniera sistematica da qualsiasi schieramento politico, relegando il dibattito sull'efficienza energetica (e di conseguenza quella politica visto che al giorno d'oggi i paesi sì piegano con la finanza e gli embarghi sui combustibili fossili - guarda caso l'emergenza gas arriva immediatamente dopo la chiusura "ufficiale" del mercato europeo al petrolio iraniano -) a questioni da "blog".
Nel frattempo, sono convinto che i portafogli degli affaristi s'ingrassano, non per capacità manageriali che consentono di prefigurare gli scenari di guadagno, ma per ben peggiori influenze che consentono di creare le crisi per specularci ampiamente sopra, mentr eil popolino si scanna sui margini d'ogni questione.
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