Le firme di Cgil Cisl Uil e di Fim Fiom Uilm sull'accordo quadro per i contratti pubblici e sul contratto dei metalmeccanici sono l'ultimo soccorso a Renzi da parte dei gruppi dirigenti dei sindacati confederali. Nessuna persona minimamente in buona fede, dopo la sottoscrizione di questi accordi con il governo, e con la Confindustria che fanaticamente lo sostiene, può negare l'aiuto al SI a pochi giorni dal voto nel referendum costituzionale.
Naturalmente i dirigenti sindacali firmatari delle intese insorgeranno sdegnati di fronte a questa semplice constatazione, affermando che gli accordi si fanno quando è il momento e giurando sulla propria assoluta indipendenza dal potere politico. Non è vero.
Che Renzi e Confindustria avessero interesse a sbandierare i nuovi contratti alla vigilia del voto lo capisce chiunque. Questo loro interesse era così forte, che avrebbe anche potuto consentire ai sindacati di alzare la posta, cioè di dire alle controparti: volete la nostra firma? Bene ma allora la dovere pagare con buoni accordi.
Nel passato, con i governi democristiani alla vigilia delle elezioni, questa pratica è stata più volte esercitata. Può non piacere, ma almeno allora così si ottenevano buoni risultati. Invece quelli attuali sono accordi pre-elettorali che fanno schifo.
Il contratto dei metalmeccanici è persino umiliante, ancor di più se si pensa alla storia di questa grande classe operaia. 51 (cinquantuno!) euro di aumento lordo scaglionati in quasi 4 (quattro!) anni e per altro assorbibili in sede aziendale o in futuri incontri nazionali. Il contratto ha abolito il concetto stesso di aumento della paga, che ora si maturerà solo lavorando di più e se l'azienda guadagna abbastanza. Poi c'è una bella sforbiciata ai pochi diritti rimasti, in attesa che le deroghe previste in sede aziendale facciano il resto. Infine pensioni, sanità, servizi privati a go go. Qui sembra di essere nel mondo di Segugio assicurazioni invece che nella più importante categoria dell'industria.
L'accordo quadro per i contratti pubblici non è ancora la stesura dei contratti veri e propri, che dovrebbero essere siglati l'anno prossimo, ma ne definisce i vincoli fondamentali. Anche qui la povertà dell'aumento è scandalosa. 85 (ottantacinque!) euro medi (cioè qualcuno prenderà di più altri di meno) e sempre lordi, coprono tutto il periodo di blocco contrattuale del passato e quello del contratto futuro. I lavoratori pubblici non rinnovano i contratti da oltre sette anni e quelli nuovi dovrebbero durare almeno quattro. Quindi l'aumento copre 11 (undici!) anni. Questa lauta cifra, naturalmente dovrà poi essere legata a produttività, merito e quanti altri trucchi escogiterà la fantasia dei burocrati che vogliano mostrarsi come manager alla moda. 85 euro sono molto vicini alla cifra magica di quegli 80 con cui Renzi ha aperto la sua eterna campagna elettorale e questo crea un problema. Chi li ha presi non è che dovrà restituirli, come sta succedendo agli incapienti, e trovarsi così con l'incredibile aumento di 5 euro lordi? La ministra Madia dice che spetterà ai prossimi contratti evitare questa beffa... come pero non lo ha detto. Infine anche in questo contratto l'annuncio di previdenza e sanità private, che nel sistema pubblico è doppio delitto.
Per firmare contratti come questi si poteva dunque tranquillamente aspettare che passasse il referendum, perché allora la propaganda di governo e Confindustria ha incontrato la condivisione dei sindacati confederali?
Per i gruppi dirigenti di Cisl e Uil la spiegazione è semplice: stanno con il SI e da tempo firmano qualsiasi cosa. Ma Susanna Camusso e Maurizio Landini, invece, sono schierati formalmente per il NO, perché allora non hanno detto: per fare contratti così scarsi possiamo anche vederci il 5 dicembre? Per paura, per scarso peso al tavolo delle trattative? Può darsi, ma io penso piuttosto che abbiano voluto garantirsi per il futuro, comunque vada. Camusso e Landini si sono schierati per il NO, ma non è che si siano impegnati alle stremo. Qualche fiacca apparizione televisiva, qualche incontro pubblico d'ordinanza e poi basta. E sopratutto non hanno mobilitato in tutto il paese le loro organizzazioni. Così se il NO dovesse prevalere, Camusso e Landini sarebbero tra i vincenti, ma se dovesse trionfare Renzi, essi non sarebbero tra i perdenti. Grazie alle responsabili firme apposte a contratti che per chi lavora sono solo un danno.
Comunque vada a finire, il merito di questo referendum è quello di avere rivelato tutti i mali, le finzioni, gli opportunismi che hanno devastato il vecchio mondo sindacale e della sinistra. Speriamo che la lezione serva per il futuro.
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