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16/12/2016

UE-Russia: lusinghe e sanzioni. Il “metodo Renzi” di Lady Pesc

Sarebbe curioso entrare nei camerini degli attori da avanspettacolo di Bruxelles e ascoltarli mentre ripassano parti e sceneggiature; ci dev'essere un grande intreccio di voci e di lingue. Se non fosse per la sorte che, con quei canovacci, tocca ai popoli d'Europa, ci si potrebbe davvero svagare. Al mattino si propone alla Russia di allearsi contro gli USA e al pomeriggio le si affibbiano altri sei mesi di sanzioni: par di vedere il padrone che, di ritorno dalla battuta di caccia col proprio cane, gli nega la cena e lo assicura che sia per il suo bene!

La decisione formale sul proseguimento delle sanzioni, si è precipitata a dichiarare la presidente lituana Dalija Gribauskajte, verrà adottata la settimana prossima: alla scadenza di quelle attuali, il prossimo 31 gennaio, verranno prolungate fino al 31 luglio 2017. Il rappresentante permanente russo presso la UE, Vladimir Čižov, ha detto alla Tass che le sanzioni costituiscono oggi un modo per tenere uniti i paesi dell'Unione: “i paesi europei più seri propongono di abolire o mitigare le sanzioni; i paesi più piccoli, ma che urlano di più, sono per rafforzarle. Interviene il giudice, che per l'appunto è un polacco (Donald Tusk) e proclama l'unanimità!”. In effetti, osserva la Tass, con gli appelli che giungono da ambedue le sponde dell'Atlantico e di fronte ai successi russi in appoggio alle forze siriane, a Bruxelles si teme che una rinuncia alle sanzioni possa venir interpretata come debolezza. Di fatto, proprio Tusk ha ammesso che le sanzioni UE dipendano da Washington: “è prematuro discutere di un mutamento della UE sulle sanzioni, dato che non è ancora nota la posizione della nuova amministrazione USA in proposito”.

E' così che il presidente della Commissione informativa del senato russo, Aleksej Puškov, ritiene che “Probabilmente questa è l'ultima volta che prolungano le sanzioni; in estate ci sarà un cambio di marcia ed esse finiranno tra le cose del passato”. Mentre il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, ha diagnosticato come affetti da “una forma particolare di persistente ingenuità" coloro che pensano che nuove sanzioni contro la Russia impressioneranno il Cremlino e contribuiranno a risolvere il “dramma" siriano. Più pragmaticamente, il pacifista a senso unico Juncker, crede nel piano della Commissione Europea di “dar vita a una Unione europea di difesa”, un esercito europeo che potrebbe “contribuire in Siria” a portare la propria pace.

Ma a Bruxelles ci sono anche quelli che non disdegnano di manifestare una buona dose di schizofrenia e, sull'onda della guerra alla libecciata populista che, secondo loro, ha inondato anche l'Italia, dopo aver sommerso Gran Bretagna e USA, propongono a Mosca di allearsi contro Donald Trump sulle questioni del nucleare iraniano, del Medio Oriente e del ruolo delle Nazioni Unite. “No grazie”, hanno prontamente risposto dal Cremlino: Mosca non è interessata ad allearsi con la UE contro qualcuno, USA compresi, ha dichiarato ieri pomeriggio Dmitrij Peskov. “Difficilmente si potrebbe esser d'accordo con tale idea; è un approccio che non risponde ai nostri interessi”, ha rimarcato il portavoce presidenziale russo. Questa è stata la risposta alla naufragata Federica Mogherini che, inghiottendo acqua salata populista, al mattino non aveva escluso che Russia e UE possano contrapporsi di comune accordo alla politica di Donald Trump. “In primo luogo, non sappiamo ancora quale politica verrà portata avanti dall'amministrazione Trump” ha detto ancora Peskov, sottolineando che Mosca, per tradizione, cerca di avere buoni rapporti con la UE, ma che tali buoni rapporti “al momento non ci sono. Riteniamo che sia nell'interesse di Mosca e di Bruxelles ridar vita quanto prima al dialogo”.

Da parte sua, il vice presidente della Commissione esteri del Senato russo, Andrej Klimov, ha consigliato all'orfana renziana di “non sfondare una porta aperta”. Le posizioni di Russia e UE su alcune questioni coincidono, ha detto Klimov, ma Mosca intende sostenere autonomamente i propri punti di vista. La Russia, ha aggiunto il senatore, “senza bisogno di appelli della Mogherini, nell'ambito della propria politica estera, guarda all'ONU come alla principale arena internazionale, la qual cosa, a quanto mi risulta, non è ancora pronto ad accettare il signor Trump”. Secondo Klimov, citato da life.ru, la Russia è pronta a cooperare con i paesi europei e con gli Stati Uniti, se condividono la posizione di Mosca su una data questione. Klimov non ha mancato di osservare che la UE rilascia dichiarazioni di cooperazione con la Russia sullo sfondo della prosecuzione delle sanzioni anti-russe e ciò, a suo parere, suggerisce che Bruxelles si sia “ingarbugliata nei propri valori, desideri e ambizioni”. Ancora Aleksej Puškov ha twittato che “UE e Nato vogliono perseguire la politica di Obama senza Obama, mettendo Trump di fronte al fatto compiuto. Il piano è irrealizzabile. E' impossibile tenere un fronte comune contro la linea USA”.

Irina Alksnis, su Vzgljad, scrive che la proposta della sballottata dalle onde Mogherini non mostra altro che la disperazione dell'Unione Europea di fronte alla vittoria di Trump. Una proposta così assurda e addirittura ridicola, scrive Alksnis, appare come “un rozzo tentativo di inserire un cuneo nella nascente comprensione tra Mosca e Washington”. A dispetto delle tendenze dei singoli stati europei a orientarsi sui propri interessi nazionali, rimarca Alksnis, la UE si muove al seguito della “politica globalista USA: dal sostegno alle operazioni militari” all'estero, alla sponsorizzazione del TTIP. Le prospettive di una “tendenza nazionale e per certi aspetti isolazionista, da parte di Trump, dimostrano che i timori europei non sono infondati. La UE rischia di trovarsi in una situazione molto sgradevole, da "ultima ruota del carro", o "capro espiatorio", nel nuovo sistema mondiale; così che la burocrazia europea è costretta a cercarsi un posto e definire le proprie posizioni nel nuovo sistema di coordinate. Si deve ammettere, per ora, in modo oltremodo maldestro”. Quasi a dimostrare, si può aggiungere, un'estrema insicurezza sui propri destini, in quanto organismo e a voler rincorrere “nuovi punti d'appoggio” – uno dei quali, per l'appunto, è la Russia – ma su questioni su cui la UE non ha proprio nulla di nuovo da dire, non foss'altro per il fatto che, ad esempio, “la UE in quanto tale non ha un seggio all'ONU” e sulla Siria ripete solo “l'isterica propaganda antirussa”. Solo la questione iraniana, al momento, parrebbe l'unica su cui potrebbero sorgere divergenze tra Mosca e Trump, “ma è presto per pronunciarsi. E la reazione del Cremlino” conclude Alksnis, “con un paio di commenti sarcastici sulla mancanza di interesse per l'approccio della "amicizia contro qualcuno", dimostra che l'ingenuo intrigo della diplomazia europea ha provocato sorrisi, più che preoccupazioni, a Mosca”.

E' così che – probabilmente forzando un po' la relazione di causa-effetto – viene da pensare che l'apprensione di Mosca sia davvero minima, se nello stesso giorno della sortita della Mogherini, il presidente di Gazprom, Aleksej Miller (in Giappone con la delegazione presidenziale russa) ha detto che nel 2017 il gas russo verrà a costare più caro all'Europa.

Nemmeno la risposta data dal popolo italiano al suo sponsor diretto, pare aver insegnato qualcosa a Lady Pesc in materia di ricatti e proposte o promesse da imbonitore.

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