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16/10/2017

Sull’Iran divergenze dentro l’amministrazione Usa. Tillerson potrebbe lasciare


Sulle ultime esternazioni di Trump relative ad una possibile revoca dell’accordo con l’Iran, si segnalano crepe significative nell’amministrazione Usa. “Rimanere nell’accordo con l’Iran è nell’interesse degli Stati Uniti”: ha affermato il segretario di Stato americano, Rex Tillerson, in un’intervista alla Cnn, una presa di posizione che sembra prendere le distanze dall’offensiva lanciata dal presidente Donald Trump contro l’accordo internazionale siglato con l’Iran nel 2015.

Ma non c’è solo il dossier iraniano a portare alla luce le crescenti divergenze interne all’amministrazione Usa. Anche sulla crisi con la Corea del Nord, Tillerson ha dichiarato che il presidente degli Stati uniti Donald Trump auspica che la crisi della Nordcorea “sia risolta con la diplomazia, non vuole andare in guerra... Questi sforzi diplomatici proseguiranno fin quando non cadrà la prima bomba”.

La stessa Cnn, a cui Tillerson ha rilasciato una intervista che non deve essere affatto piaciuta al presidente Usa, a luglio rivelava che – sempre più frustrato dalle azioni dell’amministrazione Trump – il segretario di Stato, Rex Tillerson, starebbe prendendo in considerazione l’ipotesi di dimettersi. Anche se l’ex amministratore delegato di ExxonMobil avrebbe detto di voler comunque rimanere al suo posto almeno fino alla fine dell’anno, molte fonti anonime avrebbero riferito alla Cnn che in realtà potrebbe lasciare l’incarico anche prima.

Ai primi di ottobre in uno dei suoi ruvidi tweet, Trump aveva rimbrottato il suo Segretario di Stato, definendolo come “il nostro meraviglioso segretario di Stato”, che sta perdendo tempo a cercare di negoziare con Little Rocket Man ossia con Kim Jong Un. “Risparmia energie, Rex: faremo quello che deve essere fatto”.

Secondo alcuni osservatori potrebbe trattarsi della solita commedia del poliziotto buono e del poliziotto cattivo (utile in alcune indagini poliziesche, indispensabile nella diplomazia, ndr), ma secondo altri, come il noto neocons e presidente del Council of Foreign Relations, Richard Hass, “La diplomazia non è un favore che si dispensa, ma uno strumento essenziale di sicurezza nazionale per noi stessi”, aggiungendo che a questo punto il segretario di Stato dovrebbe dimettersi.

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