Devo confessare che, più che interessante, la trasmissione mi è sembrata agghiacciante. In realtà, conoscevo già molte delle notizie che contiene, visto che in passato mi è capitato di occuparmi delle analogie fra dati informatici e informazioni genetiche e del modo in cui queste analogie vengono sfruttate a livello scientifico, economico e culturale (l’ultimo aspetto è fonte di inspirazione per molta narrativa e filmografia di fantascienza). Tuttavia il servizio ha il merito di "montare"
Cito solo alcuni dei punti del servizio che più mi hanno colpito: un data base contenente il Dna di qualche migliaio di abitanti di una cittadina sarda che hanno il "vizio"
Una quota significativa di questo business è nelle mani dei colossi della New Economy digitale come Google, Facebook, Microsoft, IBM, ecc. che gestiscono i dati al di fuori di qualsiasi controllo e con l’avvallo dei governi nazionali, che non solo lasciano loro mano libera, ma firmano contratti principeschi in cambio di presunti vantaggi per la sicurezza e la salute dei cittadini. La narrazione legittimante di queste pratiche – soprattutto nel caso delle fondazioni "benefiche"
Peccato che i benefici di queste mirabolanti scoperte, una volta in mano ai boss dell’economia digitale, alle multinazionali farmaceutiche, agli ospedali privati, ecc. che hanno tutti come unica finalità la realizzazione di super profitti, saranno a disposizione solo di minoranze in grado di acquistarle (e questi gingilli rischiano di essere carucci, visto che dovranno essere ammortizzati mostruosi investimenti in ricerca e sviluppo).
Perché non affidare queste ricerche fondamentali per il nostro futuro a istituzioni pubbliche dotate delle opportune risorse? Siamo pazzi? E la concorrenza? E il libero mercato? Quanto tempo ci vorrà perché la gente la smetta di lasciarsi incantare dalle meraviglie della tecnoscienza e capisca che le sue realizzazioni saranno a disposizione di tutti solo quando verranno strappate agli artigli del grande capitale privato?
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