Brexit a un passo dalla catastrofe, secondo le più recenti stime degli analisti britannici, che sarebbero dovute restare segrete, ma sono uscite su Buzzfeed news senza subire smentite.
Un documento intitolato “Eu Exit Analysis – Cross Whitehall Briefing”, è datato gennaio 2018 e prende in considerazione tre degli scenari più plausibili sulla base dei possibili accordi o non accordi ipotizzati con l’Unione europea.
Al netto degli effetti collaterali come la perdita di peso sui mercati finanziari e i costi di aggiustamento dell’economia per adattarsi ai nuovi accordi doganali, il rapporto segnala tre scenari che, nell’arco di 15 anni, vedrebbero, per il Pil britannico, una perdita di punti oscillante tra il 2 e l’8% a seconda che la Brexit dovesse risultare soft, intermedia o hard. Un bello zainetto da caricarsi in spalla se l’economia dovesse tirare, ma una corda, con tanto di pietra legata al collo, se la crisi di quest’ultimo decennio dovesse cronicizzarsi o addirittura aggravarsi.
Per la precisione “solo” il 2% in 15 anni nel caso di permanenza nel mercato unico attraverso un’associazione all’Area economica europea; il 5% nel caso di accordo onnicomprensivo di libero scambio con l’Ue; infine un catastrofico 8 punti in meno nel caso il Regno Unito decidesse di operare, senza frontiere, ovvero senza rete, secondo le regole della World Trade Organization.
Ricadute su tutti i settori economici, a eccezione dell’agricoltura e più pesante nelle aree periferiche del Regno, come la strategica, per ragioni politiche, Irlanda del Nord. Qualche beneficio sul fronte del commercio con gli Usa, qualora i britannici accettassero l’umiliante ruolo di portaerei statunitense in Europa e anche coi Paesi asiatici, ma, secondo le stime, sì e no un decimo delle perdite sarebbero recuperate.
Buzzfeed news ritiene che il tentativo di mantenere nascosto il documento dovesse risiedere nell’imbarazzo che è effettivamente in grado di provocare.
Non solo rischia di mettere in discussione una scelta che dopo il referendum appare invece poco meno che irreversibile. Potrebbe infatti determinare anche una crisi del governo May, perché in grado di riaprire lo scontro latente tra i falchi anti Ue e le forze politiche più inclini al passettino indietro rispetto agli esiti referendari, cui il documento fornisce sicuramente un punto di appoggio.
Come sempre in sede Ue spuntano sorrisi sarcastici nei confronti di un Paese e di un ceto politico che se l’è cercata.
Legittimo sul piano delle considerazioni teoriche, ma sul piano pratico non c’è molto da stare allegri.
In primo luogo perché, tutti i pentimenti del mondo difficilmente potranno consentire quella radicale inversione di rotta che ricondurrebbe all’auspicato punto di partenza.
In secondo luogo perché, se è vero che il successo di qualche membro dell’Unione può avere determinato la crisi di un altro Paese, deve ancora essere dimostrata la possibilità che si registri il processo inverso. Vale a dire che il disastro che si registra su di un fronte possa determinare salti di gioia, sia pure contenuti presso i vicini.
Prova ne sia un problema che, su altro fronte che immediatamente ci riguarda, proprio in queste ore sta venendo alla luce: la possibile crisi della da noi odiata Deutsche Bank, impegnata in una difficile competizione col sistema finanziario Usa, lungi dal portarci qualche beneficio, rischia di indurre Mario Draghi a quel rialzo dei tassi di interesse che la Germania chiede da tempo alla Bce, a evitare un tonfo di tutto il sistema bancario continentale di proporzioni cosmiche.
Andrebbe dunque a finire che per evitare la padella di una crisi del sistema bancario della Ue ricadremmo nella brace di una situazione che aggraverebbe e non di poco il nostro tallone di Achille; vale a dire quel debito pubblico che non può certo scemare in presenza di un rialzo dei tassi di interesse.
Nell’era della globalizzazione o comunque la si voglia chiamare, non vale dunque più il detto “mors tua, vita mea”, ma addirittura la morte del vicino nemico potrebbe preludere a lutti anche tra le mura di casa... E anche “mal comune mezzo gaudio” andrebbe forse rivisto in “mal comune doppia fregatura”.
Proverbi tutti da rivedere, ma non solo i proverbi.
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