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05/05/2023

Francia e Italia. La “sindrome degli Interni”

“Vorrei vedere se Piantedosi avesse detto delle cose simili sulla Francia e sul suo governo, cosa sarebbe successo. Lo possiamo immaginare facilmente ci sarebbero state delle conseguenze gravissime”. Così ha affermato oggi il ministro degli Esteri italiano Tajani in una intervista al Corriere della Sera.

Tajani ha annullato la visita in Francia prevista per oggi come ritorsione per le parole del ministro degli Interni francese Darmanin contro il governo italiano accusato di incompetenza nella gestione dell’emergenza immigrati. La Francia la settimana scorsa ha schierato altri 150 militari al confine con l’Italia per gestire i respingimenti di migranti che vorrebbero andare in territorio francese.

Ma torniamo all’intervista di Tajani che, inconsapevolmente, sottolinea la contraddizione venuta in evidenza, la quale non attiene alla gestione dell’emergenza migranti quanto alla funzione dei ministri degli Interni nei paesi reazionari, magari “formalmente democratici”, ma reazionari nella natura.

Dunque, se al posto del ministro degli Interni francese Darmanin ci fosse stato Piantedosi cosa sarebbe successo? Esattamente la stessa cosa. Il problema infatti è che i ministri degli Interni nei paesi reazionari sono fatti così.

Recitano la parte degli “uomini d’ordine” e indirizzano il discorso pubblico verso un clima da caserma. Sono inclini – e abituati – a parlare il linguaggio dell’ordine pubblico e a scaricare su capri espiatori i fallimenti della propria funzione.

Una capacità “narrativa” che è spesso di successo, che appare addirittura “geniale” visto che propone ricette semplicissime per problemi complicatissimi. Solo che quella “genialità” riesce a sembrare tale fin quando quel ministro – o quel governo – parla da solo, senza un contraddittorio altrettanto “autoritario”.

Lo stesso Piantedosi, per esempio,in questi mesi non si è risparmiato in dichiarazioni improvvide allontanando da sé responsabilità e additando altri come causa delle difficoltà (spesso obiettive, ma appunto per questo viene pagato un ministro e tutte le forze di polizia) e delle emergenze da gestire.

Le uniche soluzioni che è riuscito a partorire sono stati decreti “punitivi” che hanno complicato enormemente i salvataggi in mare da parte delle Ong, rendono clandestini anche gli immigrati con permesso di soggiorno con protezione speciale, mentre la narrazione pubblica viene concentrata contro “gli scafisti” solo perché sono gli unici “a portata di mano”.

Il suo collega francese Darmanin, è della stessa pasta. Per settimane ha scagliato la polizia contro le manifestazioni sindacali legittimando brutalità che hanno sdegnato il mondo. Adesso di fronte ad una prevedibile pressione migratoria sulle frontiere con l’Italia lancia sguaiatamente la palla nel campo del vicino innescando una crisi diplomatica.

Che poi Italia e Francia dovrebbero avere tra loro relazioni d’acciaio. È passato poco più di un anno dalla firma del Trattato del Quirinale, un trattato bilaterale complessivo che dovrebbe proiettare le relazioni tra due Stati al livello più alto. Ma a quanto pare le classi dirigenti attuali non hanno neanche contezza di quello che firmano e delle conseguenze che ne derivano.

I ministri degli Interni reazionari, in Francia come in Italia, sono fatti così. Sembrano geniali solo fino a quando le loro ricette – uguali dappertutto – non vengono usate per colpirsi a vicenda.

È lì che diventano dei comici. Pericolosi, però...

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