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11/02/2012

Atene è sola

Nel 1969 la rivista Il manifesto uscì con un articolo "Praga è sola" che indicava l'isolamento nel quale era stata gettata la primavera di Praga. Un isolamento praticato dalla sinistra istituzionale e dalla allora sinistra rivoluzionaria. L'articolo indicava i rischi di quella che veniva definita: l' "internazionalizzazione della rinuncia": una sclerotizzazione senza ritorno dei paesi dell'est, lasciati ad una politica del carro armato senza prospettive, ma anche una autoreferenzialità della sinistra occidentale che non avrebbe portato lontano.
E così in vent'anni esatti i paesi del socialismo reale si evaporarono, la sinistra istituzionale europea si spostò a destra, della sinistra rivoluzionaria se ne persero le tracce nelle pieghe della storia. La stessa Cecoslovacchia prese una via liberista che la portò alla secessione tra Repubblica Ceca e Slovacchia. La lezione storica è chiara: se a sinistra c'è l'internazionalizzazione della rinuncia vince l'internazionalismo del capitale. Vincono miseria e sottomissione.
A oltre quarant'anni dallo storico articolo del Manifesto, che costò ai membri del gruppo l'espulsione dal Pci (benedetta da Giorgio Napolitano), possiamo dire che Atene è sola.
L'internazionalizzazione della rinuncia, praticata da forze più deboli in uno scenario molto più globale e dalle ricadute immediate per tutti, fa di nuovo sentire il peso della sua presenza. La Grecia è stata impoverita dalle politiche di tagli alla spesa pubblica imposte da Ue e Fmi, per pagare quanto possibile le banche occidentali. Così la sua economia è finita in una spirale di tagli e recessione. Era già chiaro dal 2010 che sarebbe finita in questo modo. Lo aveva previsto anche il Financial Times. Solo che l'obiettivo europeo non era risollevare la Grecia dalla crisi ma trasformare la crisi in un processo di cannibalizzazione delle risorse dei greci. Un paese ridotto sul lastrico, con i pensionati che rovistano nei bidoni della spazzatura, ondate di suicidi, la gente che fugge nelle campagne: ecco il risultato degli "aiuti" dell'Unione Europea.
Nell'ultima trattativa per la concessione degli "aiuti" finanziari l'Unione Europea ha chiesto alla Grecia: un ulteriore taglio del 20% del salario minimo, la  riduzione delle pensioni; decine di migliaia di licenziamenti, 15.000 dei quali nel settore pubblico; fusioni del fondi previdenziali per dare minor rendimento a pensioni ridotte ; privatizzazioni di 6 importanti partecipate per incassare 50 miliardi e distribuirli tra banche e "investitori" esteri; tagli alla spesa farmaceutica dall'1,9% al 1,5% del Pil. Eppure già oggi per capire la cifra economica del disastro, ci sono le entrate relative all’Iva ellenica, la quale nonostante l’aumento delle aliquote ha portato nelle casse dello Stato 1,85 miliardi di euro contro i 2,29 miliardi dell’anno prima
Tutto questo ha un solo nome: vampirizzazione delle risorse di un paese, economiche e morali.
Quel che c'è di peggio è che, mentre è continentale lo scenario in cui si muovono le forze liberiste, ogni paese cerca di rispondere all'attacco liberista nel proprio ristretto recinto nazionale. Il risultato è che Atene è sola.
Eppure quello che è accaduto quando Praga è rimasta sola l'abbiamo già visto.

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