E così in
vent'anni esatti i paesi del socialismo reale si evaporarono, la
sinistra istituzionale europea si spostò a destra, della sinistra
rivoluzionaria se ne persero le tracce nelle pieghe della storia. La
stessa Cecoslovacchia prese una via liberista che la portò alla
secessione tra Repubblica Ceca e Slovacchia. La lezione storica è
chiara: se a sinistra c'è l'internazionalizzazione della rinuncia vince
l'internazionalismo del capitale. Vincono miseria e sottomissione.
A
oltre quarant'anni dallo storico articolo del Manifesto, che costò ai
membri del gruppo l'espulsione dal Pci (benedetta da Giorgio
Napolitano), possiamo dire che Atene è sola.
L'internazionalizzazione
della rinuncia, praticata da forze più deboli in uno scenario molto più
globale e dalle ricadute immediate per tutti, fa di nuovo sentire il
peso della sua presenza. La Grecia è stata impoverita dalle politiche di
tagli alla spesa pubblica imposte da Ue e Fmi, per pagare quanto
possibile le banche occidentali. Così la sua economia è finita in una
spirale di tagli e recessione. Era già chiaro dal 2010 che sarebbe
finita in questo modo. Lo aveva previsto anche il Financial Times. Solo
che l'obiettivo europeo non era risollevare la Grecia dalla crisi ma
trasformare la crisi in un processo di cannibalizzazione delle risorse
dei greci. Un paese ridotto sul lastrico, con i pensionati che rovistano
nei bidoni della spazzatura, ondate di suicidi, la gente che fugge
nelle campagne: ecco il risultato degli "aiuti" dell'Unione Europea.
Nell'ultima
trattativa per la concessione degli "aiuti" finanziari l'Unione Europea
ha chiesto alla Grecia: un ulteriore taglio del 20% del salario minimo,
la riduzione delle pensioni; decine di migliaia di licenziamenti,
15.000 dei quali nel settore pubblico; fusioni del fondi previdenziali
per dare minor rendimento a pensioni ridotte ; privatizzazioni di 6
importanti partecipate per incassare 50 miliardi e distribuirli tra
banche e "investitori" esteri; tagli alla spesa farmaceutica dall'1,9%
al 1,5% del Pil. Eppure già oggi per capire la cifra economica del
disastro, ci sono le entrate relative all’Iva ellenica, la quale
nonostante l’aumento delle aliquote ha portato nelle casse dello Stato
1,85 miliardi di euro contro i 2,29 miliardi dell’anno prima
Tutto questo ha un solo nome: vampirizzazione delle risorse di un paese, economiche e morali.
Quel
che c'è di peggio è che, mentre è continentale lo scenario in cui si
muovono le forze liberiste, ogni paese cerca di rispondere all'attacco
liberista nel proprio ristretto recinto nazionale. Il risultato è che
Atene è sola.
Eppure quello che è accaduto quando Praga è rimasta sola l'abbiamo già visto.
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