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09/02/2012

Ne resteranno soltanto due

Berlusconi chiama il PD a redigere una nuova legge elettorale, che valorizzi il bipartitismo, su misura dei due più grandi partiti.


Pensate che stia scherzando? No, è una notizia. Vera. Se non ci credete leggete l'articolo sul Corriere della Sera a questo link:
http://archiviostorico.corriere.it/2012/febbraio/06/Legge_elettorale_Berlusconi_chiama_Centristi_co_8_120206026.shtml.

E l'incredibile non è che il PD e il PDL si spalleggino a vicenda, ovviamente, visto che sostengono lo stesso esecutivo e compongono insieme ad ex DC ed ex fascisti una maggioranza alla Camera e al Senato. L'incredibile è che si affermi con candore che si intende procedere alla creazione di una legge elettorale su misura dei due più grandi partiti per far fuori, in buona sostanza, tutti gli altri. Anzi, l'incredibile è che il PD non risponda con stizza e disprezzo a questa provocazione ma si renda addirittura disponibile ritenendo questa la scelta migliore non per il paese ma per lo stesso Partito Democratico.

Propongo di buttare giù due numeri (che non fa mai male) e poi provare a fare una riflessione su questa questione. Il Popolo della libertà, alle ultime politiche, ha ottenuto 13.628.865 voti ed Partito Democratico ne ha ottenuti 12.092.998. Totale voti 25.721.863. Gli aventi diritti al voto, sempre nelle ultime politiche, erano 47.126.326 su una popolazione complessiva di circa 60 milioni di abitanti.

Con questi voti il PDL, anche grazie al premio di maggioranza, ha guadagnato 276 seggi alla camera e 146 al Senato mentre l'ex avversario democratico ne ha conquistati 217 alla camera e 119 al senato. La maggioranza alla camera è 316 e al senato 158. I due partiti insieme hanno avuto 493 seggi alla Camera e 265 al Senato. Stiamo parlando di numeri che superano di gran lunga i limiti (2/3) imposti per l'approvazione di riforme costituzionali senza fare ricorso al referendum.

E non voglio scientemente disaggregare i dati dei fuoriusciti dai due partitoni perché da un lato non sono così rilevanti da modificare la sostanza delle cose e, dall'altro, è abbastanza presumibile che in caso di strappo in senso bipartitico i due poli si riaggregherebbero per motivi di opportunità.

Non sarò certo io a rivelare che, oggi, questi due partiti prenderebbero in totale circa due terzi dei voti ottenuti nelle precedenti elezioni e quindi circa 17 milioni a causa dell'aumento dell'astensionismo (a sua volta determinato dalla diminuzione dell'offerta politica), di qualche inchiesta e di qualche scandalo qua e là e delle grasse risate che tutti i governanti esteri fanno tutte le volte che parlano di noi.

E questo i due partiti, che ormai si diversificano soltanto per una “L”, lo sanno perfettamente. Ed è proprio per questo che devono mettere mano al meccanismo con il quale si attribuiscono i seggi in parlamento e, in definitiva, si forma la maggioranza.

Berlusconi, che è un pratico, ha già fatto i suoi calcoli ed ha preso una decisione ragionando da imprenditore: per continuare ad esistere dobbiamo avere come avversario il niente che, a sua volta, se vuole continuare a stare in parlamento nonostante la sua inconsistenza, deve legittimare la nostra soggettività politica che neanche Torquemada o Mister Bean legittimerebbero.

La soluzione è dunque quella di far fuori il popolo ancora di più di quanto già non succeda e di gestire il potere con il finto nemico.

Si perché i più attenti osservatori si saranno accorti che questa non è la prima volta che questo trucchetto viene architettato a scapito della democrazia e del popolo italiano. Il così detto “Porcellum”, che poi è la trasposizione a livello nazionale della legge elettorale della illuminatissima regione Toscana, è un clamoroso precedente. Quando gli oligarchi al potere si accorsero che nessuno gli avrebbe più dato la preferenza furono tolte le preferenze, quando si accorsero che il popolo avrebbe “disperso i voti” verso partiti più piccoli hanno infilato di soppiatto uno sbarramento del 4% alla camera e del 8% al senato e quando si accorsero che, nonostante tutto questo, sarebbe stato comunque complicato ottenere una maggioranza, introdussero il premio di maggioranza. Il “Porcellum”, cioè l'attuale legge elettorale, si badi bene, è stato approvata non con i voti contrari ma con l'astensione determinante del PD. Vi ricorderete la tornata elettorale successiva all'introduzione di questo meccanismo elettorale con Veltroni che tristemente neanche nominava Berlusconi.

Insomma, il PD per continuare ad esistere deve avere l'investitura di opposizione ufficiale da parte di Berlusconi ed oggi il Cavaliere manda un segnale agli ex dirimpettari proprio in questo senso riproponendo al falso nemico una nuova strategia per perpetuare ad libitum questa frattura tra popolo ed istituzioni.

Ed il PD che fa? Si indigna? Si rifiuta di operare un tale scempio? Prende una netta e ferma posizione? No. E' d'accordo.

Due partiti che raccoglierebbero meno della metà dei voti degli elettori e rappresenterebbero meno di un terzo della popolazione ma che oggi, grazie ad una legge elettorale lontana da qualsiasi principio democratico, hanno la stragrande maggioranza dei seggi in parlamento, stanno dunque pensando di scrivere insieme le regole per la formazione delle due camere. Ed hanno i nueri per farlo.

Al governo, tanto, pensano i professori che si accollano le rogne di provvedimenti lacrime e sangue che dovrebbero condurre ad una crescita del paese, mentre i due partiti più grassi si occupano solo della crescita del loro potere.

Di fronte a questa situazione non c'è niente di più sbagliato che partecipare al coro acefalo e qualunquista dell'”anticasta”, e di mettere in fila quei tre concetti privi di alcun senso che vorrebbero meno parlamentari, stipendi ridotti ai politici, una sola camera, etc.

Questo è esattamente quello che vuole quella che qualcuno chiama “casta”. Vuole meno soldatini da governare in parlamento e da poter retribuire per la loro fedeltà con degli extra, necessari in caso di stipendi poco dignitosi.

A questo si deve opporre una proposta organica di restaurazione del ruolo principe del parlamento con 630 deputati e 315 senatori (che poi è il risultato di un rappresentante ogni circa 100.000 persone) bravi, capaci e proporzionalmente pagati che risolvano i problemi di questo paese e che lavorino per almeno otto ore al giorno con sistemi di trasparenza e monitoraggio continuo dell'attività svolta anche per mezzo delle opportunità tecniche che offre la rete.

Per far questo è necessario pensare a ciò che determina il funzionamento della democrazia e cioè alla selezione della classe dirigente che, ad esempio, potrebbe avvenire con un sistema di collegi uninominali a doppio turno con l'opportunità di candidarsi anche fuori dai partiti raccogliendo un numero di firme. Se siamo noi a scegliere tutti i parlamentari, uno per uno, sulla base delle capacità, dei curricola, dell'onestà, allora avremo un parlamento in grado di far funzionare le istituzione, di eleggere e di guidare un governo efficiente, di lavorare nelle commissioni e di renderle strategiche ed utili, di fare le leggi di cui questo paese ha bisogno senza pensare prima se conviene o meno a questo o a quel partito dare quel voto ma pensando all'unico bene che conta, quello del paese.

Viva l'Italia.
 

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