di Michele Paris
Una rivelazione esplosiva del quotidiano britannico Guardian ha
messo in evidenza giovedì come la famigerata Agenzia per la Sicurezza
Nazionale degli Stati Uniti (NSA) stia raccogliendo segretamente i dati
relativi alle comunicazioni telefoniche di milioni di americani clienti
della compagnia di telecomunicazioni Verizon.
L’ennesima colossale violazione della privacy dei propri cittadini
commessa dal governo di Washington si basa su un ordine emesso dal
cosiddetto Tribunale per la Sorveglianza dell’Intelligence Straniera
(FISC) e riguarda i “metadati telefonici” relativi alle comunicazioni
che avvengono all’interno degli Stati Uniti e tra questi ultimi e un
paese estero.
Il documento top secret di cui è entrato in possesso il Guardian certifica
il primo caso conosciuto nel quale l’attuale amministrazione
democratica ha deciso il monitoraggio di massa di telefonate di
cittadini americani, senza che essi siano necessariamente sospettati del
coinvolgimento in attività illegali. L’ordine del tribunale è stato
emesso il 25 aprile scorso e copre un periodo di poco meno di tre mesi,
fino al 19 luglio prossimo. La data fissata dal Tribunale per la
possibile divulgazione pubblica dell’ordine era il 12 aprile 2038.
Il
Tribunale per la Sorveglianza dell’Intelligence Straniera è stato
creato nel 1978 dopo l’approvazione della legge sulla Sorveglianza
dell’Intelligence Straniera (FISA) appositamente per ricevere e
valutare, o meglio assecondare, le richieste delle varie agenzie
governative di mettere sotto controllo le comunicazioni di sospetti
agenti segreti stranieri operanti in territorio americano.
Dopo
l’11 settembre 2001, la legge è stata di fatto incorporata nell’apparato
pseudo-legale della “guerra al terrore”, per essere poi modificata nel
2008 con misure che hanno ulteriormente allentato i limiti imposti al
governo dietro l’apparenza di maggiori garanzie legali. Il Tribunale,
come dimostrano i numeri relativi alle proprie sentenze, quasi mai
respinge le richieste del governo ed è diventato perciò un vero e
proprio strumento per spiare i cittadini americani con una parvenza di
legalità.
I
“metadati” che Verizon sta passando “su base quotidiana” alla NSA
riguardano sostanzialmente i numeri di telefono di chi chiama e di chi
risponde, i numeri di serie dei dispositivi telefonici utilizzati,
l’orario e la durata delle telefonate e la località in cui si trovano le
persone interessate al momento delle chiamate. Esclusi dall’ordine sono
invece i contenuti delle comunicazioni stesse, così come l’identità e
il domicilio dei clienti Verizon.
Questo genere di dati, che
secondo il governo non sarebbe di natura personale o privata, permette
in realtà di ricostruire un quadro molto chiaro di un individuo e dei
suoi contatti. I “metadati” di comunicazioni telefoniche sono stati
recentemente al centro di uno scandalo che ha coinvolto
l’amministrazione Obama, responsabile della raccolta segreta di queste
informazioni relative ad alcuni reporter dell’Associated Press
nell’ambito di un’indagine su una fuga di notizie a favore dell’agenzia
di stampa americana.
Come ha spiegato mercoledì un articolo di approfondimento del Guardian sulla
vicenda, l’ottenimento e la conservazione dei “metadati” garantisce al
governo un “potere di sorveglianza retroattiva”. In altre parole, se in
un qualsiasi momento un individuo dovesse finire per qualsiasi ragione
al centro di un’indagine giudiziaria, le informazioni telefoniche già
raccolte in forma teoricamente anonima potrebbero fornire una
ricostruzione dettagliata sui suoi movimenti, contatti e molto altro.
Le
implicazioni di un simile programma di sorveglianza svincolato da
specifiche indagini è evidente e comporta, in primo luogo, la facoltà di
creare una sorta di banca dati riguardante il maggior numero possibile
di cittadini, così da avere a disposizione informazioni che consentano
di monitorare e incriminare potenzialmente qualsiasi oppositore del
governo.
Tutto
ciò è confermato dal carattere estremamente insolito della richiesta di
intercettazioni di massa presentata al Tribunale per la Sorveglianza,
il quale in genere è chiamato invece ad esprimersi su casi che
riguardano singoli individui sospettati di avere qualche legame con
gruppi terroristici o servizi segreti stranieri.
Nonostante
l’assenza di commenti ufficiali da parte della Casa Bianca, un anonimo
esponente dell’amministrazione Obama nella giornata di giovedì ha
cercato di minimizzare la portata delle rivelazioni del Guardian,
affermando che l’ordine in questione “non consente al governo di
ascoltare le telefonate di nessuno”. Come di consueto, una misura che va
contro i principi stessi della Costituzione è stata poi definita come
“uno strumento cruciale per proteggere gli Stati Uniti dalle minacce
terroristiche”.
L’estrema segretezza che avvolge simili
iniziative, così come la mano pesante del governo nel punire ogni fuga
di notizie riguardanti le pratiche anti-democratiche messe in atto
dietro le spalle degli americani, indica una più che giustificata
inquietudine tra la classe politica d’oltreoceano, la cui legittimità
appare sempre più deteriorata agli occhi della popolazione.
Come ha ricordato il Guardian,
infatti, la conduzione di programmi come quello appena rivelato e,
verosimilmente, di altri ancora che rimangono occultati al pubblico, era
stata oggetto di recenti critiche da parte di alcuni membri del
Congresso USA, sia pure in maniera indiretta.
In particolare, i
senatori democratici Ron Wyden (Oregon) e Mark Udall (Colorado) avevano
accusato la Casa Bianca di utilizzare “interpretazioni legali segrete”
per giustificare poteri di sorveglianza così ampi che, se fossero resi
noti, lascerebbero gli americani “sconvolti”. Simili programmi invasivi
si basano sull’interpretazione del contenuto della sezione 1861 del
Patriot Act, firmato da George W. Bush all’indomani degli attacchi al
World Trade Center.
Proprio la precedente amministrazione
repubblicana era stata per prima al centro di accese polemiche per avere
autorizzato segretamente un programma di intercettazioni telefoniche,
ma anche di e-mail e traffico internet, senza nemmeno ottenere un
mandato dal Tribunale per la Sorveglianza. Il programma era stato
portato alla luce dal New York Times nel 2005 dopo che i
vertici del giornale avevano evitato a lungo di pubblicare la notizia su
richiesta della Casa Bianca per non danneggiare le chances di
rielezione di Bush nell’autunno dell’anno precedente.
Inoltre,
nel 2006 fu rivelato che l’NSA aveva segretamente ottenuto dati
telefonici di decine di milioni di americani dalle principali compagnie
di telecomunicazioni, come Verizon, AT&T e BellSouth, proprio come
sta facendo la stessa agenzia fin dal 25 aprile sotto la direzione
dell’amministrazione Obama.
Quest’ultima, d’altra parte, ha
mostrato più volte di non essere intenzionata a interrompere le pratiche
abusive e gravemente lesive dei diritti democratici degli americani
inaugurate dall’amministrazione Bush. Misure che assegnino ampi poteri
di sorveglianza ad agenzie come NSA o FBI sono infatti necessarie per un
governo che raccoglie sempre meno consensi tra la popolazione e che, in
una fase di crisi strutturale dell’economia, si trova costretto a
mettere in atto provvedimenti profondamente impopolari per salvaguardare
gli interessi dell’oligarchia economica e finanziaria di cui è
espressione.
Solo qualche settimana fa, infatti, era circolata la
notizia di una prossima presentazione da parte della Casa Bianca di una
nuova legge che costringerebbe compagnie come Google o Facebook a
creare appositi sistemi per consentire alle agenzie del governo di
monitorare indiscriminatamente l’utilizzo delle comunicazioni sul web da
parte degli utenti.
Questa rivelazione, assieme a quella pubblicata giovedì dal Guardian,
conferma dunque ancora una volta come le fondamenta per la creazione di
un vero e proprio stato di polizia negli Stati Uniti siano state
gettate ormai da tempo, così da mettere a disposizione del governo
strumenti legali per fronteggiare un’opposizione popolare sempre più
diffusa a causa delle crescenti tensioni sociali che attraversano il
paese.
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