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10/07/2013

I dieci paesi a "rischio" di rivolte sociali

L’analisi dell’esperto di una grande banca d’affari internazionale disegna una mappa delle possibili rivolte sociali dei prossimi mesi. Sono tutti paesi emergenti, ma c’è anche la Francia.

Alastair Newton è un ex diplomatico oggi consulente della Nomura Bank, la grande banca d’affari giapponese. Il suo compito è indicare agli investitori il “rischio paese” nelle varie regioni del mondo. Collocare i propri affari in un luogo o in altro, in condizioni di stabilità o instabilità, in società con aspettative crescenti o meno, sono tutti indicatori che i businnesmen ritengono necessari per fare le proprie scelte.

Incrociando due indicatori generali come l’indice internazionale di trasparenza (che segnala il grado di corruzione) e l’indice Gini sui redditi, Alastair Newton ha ricavato una mappa del rischio. Al momento si gode la credibilità ottenuta prevedendo la rivolta in Egitto, ma la sua analisi ha messo in fila come possibili, prossimi, teatri di rivolte sociali i seguenti paesi: Argentina, Cina, India, Indonesia, Malaysia, Russia, Sudafrica, Thailandia, Venezuela. E poi c’è la Francia. In pratica si tratta di tutto il circuito dei Brics e delle nuove tigri asiatiche, con il Brasile già alle prese con fermenti di rivolta sociale piuttosto evidenti.

Interessante è anche l’analisi della composizione sociale e motivazionale dei manifestanti che sono scesi in piazza in Turchia, Brasile ed ora in Egitto.

Il 53% sono giovani sotto i 25 anni; il 77% sono laureati; il 71% manifestavano per la prima volta, l’84% si dichiara non appartenente a alcun movimento politico; il 40% si dice indignato dalla corruzione e il 56% era mosso dalla rabbia per l’aumento delle tariffe dei trasporti pubblici ritenuta ingiusta.

Secondo Newton si tratta di rivolte e movimenti di giovani istruiti, appartenenti alle nascenti classi medie, scarsamente politicizzati, esasperati dalla situazione economica e indignati contro la corruzione delle elite dirigenti.
Colpisce che l'unico paese occidentale inserito nella lista dei paesi a rischio sia la Francia. Un paese "di cerniera" tra il nucleo duro europeo (intorno alla Germania) e l'area dei paesi euromediterranei devastati dai diktat della Troika.
Secondo Alastair Newton le controriforme su pensioni e mercato del lavoro potrebbero innescare proteste e rivolte sociali anche in Francia. Come si dice: tutto il mondo sta esplodendo ma per l'Italia ancora non si intravvede la miccia sociale. Gli apparati di consenso (dai sindacati ai partiti, dal Vaticano al terzo settore) sembrano ancora funzionare. Nei paesi emergenti i giovani e le classi medie hanno maturato aspettative crescenti sul futuro che le classi dominanti disattendono piuttosto brutalmente. In Italia e nei paesi Pigs, al contrario, le classi medie vivono nel terrore della loro perdita di status oggi rimessa bruscamente in discussione dalla crisi e dalle misure antisociali adottate dai governi e imposte dalla Troika. Bisognerà vedere fino a quando, soprattutto in presenza di un surriscadamento del clima politico e conflittuale nel Mediterraneo.

Vedi anche La geografia delle rivolte sociali

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