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01/03/2017

Francia. Fillon a un passo dal ritiro, trema la Ue

La notizia mette in ambasce soprattutto la tecnostruttura di Bruxelles. Improvvisamente, stamattina, il candidato della destra gollista alle presidenziali, Francois Fillon, ha annullato all'ultimo minuto e all'insaputa del suo entourage la visita programmata al salone dell'agricoltura di Parigi. Lo stesso Fillon ha annunciato una conferenza stampa. Tra i suoi collaboratori circolano addirittura voci di ritiro dalla campagna. Viene invece smentito il fermo della moglie, protagonista del caso che sta stroncando la carriere del più credibile avversario di Marine Le Pen.

François e Penelope Fillon hanno però entrambi ricevuto una convocazione dai giudici rispettivamente per il 15 e 18 marzo. Quindi l’inchiesta non si è fermata, anzi a questo punto sembra costringere il campione dei gollisti a un fragoroso e devastante ritiro. Lo stesso Fillon sarebbe in queste ore chiuso in riunione con gli altri big del suo partito; non certo per decidere le tappe del tour elettorale o le parole d’ordine della campagna. Alcuni giornali, tra cui Le Figarò, parla esplicitamente di un “piano B” che prevederebbe la sostituzione in corsa del candidato, recuperando il secondo classificato nelle primarie della destra, Alain Juppé. Fillon per il momento ribadisce la sua intenzione di non ritirarsi, ma con il passare delle ore si va accentuando la pressione del partito per una decisione diversa. L’accusa, per i criteri francesi, è grave: avrebbe procurato un impiego fittizio alla moglie e ai figli, quali assistenti parlamentari, pagandoli con soldi pubblici.

Va sottolineato che in Francia, contrariamente a quanto siamo abituati a vedere in Italia, un politico sospettato di reati o interesse personale in atti amministrativi è bruciato per sempre. Nel 2005, Hervé Gaymard, il ministro dell’Economia nel governo Sarkozy, fu costretto a dimettersi per aver affittato (non possedeva un appartamento a Parigi) un appartamento di 600 metri quadrati, considerato “troppo lussuoso e grande” per la sua famiglia, comprensiva di 9 figli...

Sconvolgente, sempre per i criteri etici della politica francese (dove certo non mancano i corrotti, ma quando vengono presi saltano in due minuti), la resistenza opposta da Fillon: «Non cederò, non mi arrenderò, non mi ritirerò. Perché al di là della mia persona viene sfidata la democrazia. Non si tratta di me e della presunzione di innocenza, ma di voi», ha detto rivolgendosi ai cittadini francesi. «Sarò all’appuntamento della democrazia», definendo questa indagine un «assassinio politico». Una sortita "berlusconiana" che in bocca a un possibile presidente della Republique era impensabile fino a qualche anno fa.

L’accusa rivolta a Fillon, per due volte primo ministro, è molto più grave. Al punto che Patrick Stefanini, direttore della campagna elettorale di Fillon, avrebbe presentato le sue dimissioni al candidato. Segno che considera la partita persa e indifendibile il candidato.

Naturalmente il ritiro, con questa motivazione alle spalle, produrrà sconquassi nell’elettorato della destra "republicana", fornendo argomenti d’acciaio alla campagna di Marine Le Pen e degli altri candidati (il centrista Macron e il “socialista” Hamon). Ma a beneficiarne, come esponente “anti-sistema” dovrebbe essere soprattutto la prima.

Con il sistema elettorale francese, che prevede il ballottaggio al secondo turno, sembra comunque difficile che la destra fascista di Le Pen possa vincere contro qualsiasi candidato emerga dagli schieramenti in campo. Far convergere i voti contro i lepenisti è infatti considerato un dovere civico elementare. Certo, però, una Le Pen con percentuali altissime indebolirebbe di molto il pilastro francese del duopolio che regge l’Unione Europea.

Per questo, e in vista di ulteriori “strette” sulla cessione di sovranità dagli Stati alla Ue, la rovinosa caduta di Fillon, è vista con timore sia a Bruxelles che a Berlino, oltre che ai piani alti delle multinazionali europee.

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