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07/11/2017

Mostri generati dal deserto della politica

In primo luogo, andrebbe davvero compresa quanta legittimità possa avere un processo elettorale che porta al voto il 36% della popolazione elettorale (molto meno, peraltro, della popolazione complessiva). Questo il risultato, eclatante, del voto nel X Municipio, un territorio di 231.000 persone e 185.000 votanti, di cui hanno votato solo in 67.000. Una popolazione molto grande, equivalente a una media città italiana, che sceglierà il suo vertice amministrativo nella sostanziale avversità della popolazione residente. Un’elezione delegittimata di fatto dal comportamento materiale della popolazione, elettorale e non, che ha sancito uno storico rifiuto per le opzioni politiche esistenti, tutte, inequivocabilmente, residuali. Una critica che in primo luogo coinvolge la “sinistra”, completamente assente dalla competizione perché da troppi anni assente nel territorio municipale e in particolare a Ostia, vertice del disastro urbano metropolitano. Tanto per dire, il candidato di “Sinistra unita” Eugenio Bellomo, l’unico cartello di “sinistra” presentatosi alle elezioni, esprimeva in conclusione della campagna elettorale il suo proposito di governo: «ci dev’essere un collegamento strettissimo con le forze dell’ordine». Come suicidarsi politicamente ed elettoralmente, per di più con la malcelata presunzione di superiorità morale rispetto al resto dei candidati.

In secondo luogo, bisognerebbe chiedersi quale legittimità possano avere delle elezioni in un municipio sciolto per mafia che vede tra i candidati i referenti politici delle famiglie mafiose del litorale. Siamo evidentemente al paradosso o, per meglio dire, al cortocircuito politico: se prevale la “democrazia” rispetto alla “legalità”, allora potevano evitare di sciogliere il municipio; se, al contrario, si fa prevalere la legalità, avrebbero di conseguenza dovuto impedire la candidatura di chi non nasconde il proprio rapporto coi clan mafiosi. Come detto, un cortocircuito che ha finito per racchiudere il senso di queste tristi elezioni. Anche in questo caso la risposta è stata data dalla popolazione residente del municipio, astenutasi per impraticabilità politica.

Terza questione: la parabola discendente del Partito democratico prosegue il suo corso, che terminerà nel 2018 con il tracollo elettorale che attende il partito di Renzi e Gentiloni. In perfetta continuità con le elezioni comunali dello scorso anno, il Pd si conferma partito del padronato, per ciò stesso rifiutato da quei territori utilizzati come discariche sociali, ridotte di un esercito di precari e disoccupati su cui si regge l’economia cittadina (che infatti vede l’ennesimo “balzo in avanti” dell’export, a rimarcare l’indissolubile legame tra peggioramento delle condizioni di lavoro e competitività nelle esportazioni). Un dato questo in assonanza con quanto avvenuto in Sicilia, altro territorio che vede l’estromissione del Pd dalla lotta elettorale di vertice.

C’è poi un ulteriore dato, la conferma dell’“argine” costituito dal M5S alle destre, nelle sue varie forme. L’alternativa al M5S, almeno a livello elettorale, non è “qualcosa di meglio”, men che meno la sinistra, incapace per definizione di recuperare quella forma di malcontento. Fuori dal rigurgito populista c’è la rassegnazione astensionista, che non si trasforma in partecipazione non convenzionale e/o radicale e/o di base, ma nell’apatia desolata; oppure, il travaso di voti verso destra. Il M5S perde in termini assoluti quasi 23.000 elettori rispetto alle comunali del 2016, transitati come detto verso il non voto o verso la destra. Il M5S non “blocca” alcuna ripresa elettorale della sinistra, barzelletta che in questi anni è servita a ripulirsi la coscienza sporca di non avere più alcun progetto politico né presenza sociale.

Ed è in questo paesaggio di macerie sociali, di disinteresse e di avversità che – ciliegina sulla torta – Casapound raggiunge il 9% con poco meno di 6.000 voti, entrando in consiglio municipale. Se avevamo bisogno di un dato eclatante per descrivere il dramma della sinistra nel paese, questo li racchiude tutti.

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