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02/04/2014

Ucraina: chi ha finanziato il golpe filoccidentale?


Quando si scrivono, come noi, articoli che spiegano alcuni dei meccanismi che si celano dietro le rivolte filoccidentali in giro per il mondo, il rischio di essere accusati di complottismo e di essere tacciati di filorussi, filocinesi, filosiriani, filoserbi, filolibici o filochenesofatevoi è sempre molto alto.

Per la maggior parte dei fruitori dell’informazione, a maggior ragione quelli con una mentalità più o meno progressista, il mondo si divide in buoni – l’occidente in generale con i suoi valori di libertà e democrazia – e cattivi. E quindi se i buoni intervengono contro i cattivi non c’è che da rallegrarsene, anche se a volte se ne possono criticare le esagerazioni – guerre, invasioni, occupazioni militari, colpi di stato. In certi ambienti provare a spiegare, dati, nomi e documenti alla mano, che da tempo gli Stati Uniti e recentemente anche l’Unione Europea hanno investito sugli apparati che lavorano alla destabilizzazione dei paesi nemici e competitori, sembra proprio fiato – e inchiostro – sprecato. Ma affermare che gli “Stati forti” provano a distruggere o a impossessarsi degli “stati deboli” attraverso l’utilizzo di immensi apparati di propaganda, logistici, militari e di intelligence che danno lavoro a decine di migliaia di funzionari e spioni coscienti e di attivisti e militanti a volte coscienti a volte no, con lo stanziamento di miliardi di dollari/euro e l’interessamento di consistenti pezzi dei rispettivi apparati statali, non vuol dire essere complottisti. Vuol dire semplicemente andare più a fondo della schematica e semplicistica versione ufficiale degli eventi fornita dagli ideologi e dai propagandisti al servizio delle ‘rivoluzioni colorate’.

Basta che qualche migliaio di persone scendano in piazza, opportunamente imbeccate dal meccanismo/apparato internazionale di cui sopra, ed ecco che scatta l'autoidentificazione con il "popolo" che protesta contro il "regime". In discussione non sono la spontaneità delle proteste e neanche la loro genuinità e fondatezza, ma tutto ciò che chi ha strumenti in grado di operare efficacemente costruisce attorno ad eventi che altrimenti, spesso, rimarrebbero circoscritti e senza particolari conseguenze.

Eppure, in tempi di competizione globale e di scontro tra poli imperialisti, che all’opera ci sia un’enorme, possente macchina del fango e della disinformazione appare più che evidente, soprattutto per quanto riguarda gli Stati Uniti. Su dove sono e come funzionano gli analoghi apparati di manipolazione e disinformazione al servizio della strategia europea di allargamento e di egemonia al sud e all’est ci sono ancora parecchi buchi, anche se il ruolo svolto dalla tedesca Fondazione Adenauer nella creazione del partito di destra ucraino Udar la dice lunga sull’attivismo europeo in quello che sta per diventare il proprio cortile di casa, Russia permettendo. Di seguito un interessante articolo di Simone Pieranni su come funziona questo tipo di intervento delle grandi potenze. Per chi non si accontenta degli slogan e delle interpretazioni superficiali, c’è materia sul quale ragionare...

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Ucraina: i finanziatori della rivolta «on demand»

Simone Pieranni, 31.3.2014 (Il Manifesto)
Ucraina. Organizzazioni vicine a Cia e Pentagono hanno investito su media e ong protagoniste della «narrazione» dei fatti di Majdan

Alcuni eventi, come quelli acca­duti in Ucraina, sono il frutto di mol­te­plici fat­tori. Istinto, vio­lenza, abi­lità diplo­ma­tica, ma anche aiuti, soste­gni e la capa­cità di gui­dare l’opinione pub­blica a deter­mi­nate rea­zioni. A Kiev, potremmo soste­nere di aver assi­stito ad una rivolta che ha visto la mano­va­lanza di piazza dei neo­na­zi­sti di «Set­tore Destro» e «Svo­boda», una classe poli­tica locale filo ame­ri­cana e Fmi (non­ché oli­gar­chi, con­tro altri oli­gar­chi) gio­carsi le pro­prie carte nella nuova situa­zione poli­tica creata e deter­mi­nata dalla piazza e un valente gruppo di comu­ni­ca­tori, messo a dispo­si­zione da fondazioni, finan­zia­tori pri­vati e Con­gresso Usa, capace di gui­dare la «nar­ra­zione» degli eventi e addirittura di «pre­pa­rarli» a livello mediatico.

Molti di que­sti soste­gni, in Ucraina, sono in gesta­zione da lungo tempo. E sono, appunto, finan­ziati: dagli Stati uniti, da tycoon, da amba­sciate. A col­pire è il miscu­glio di fon­da­zioni pri­vati, di miliar­dari che in altre situa­zioni, come vedremo, gui­dano le bat­ta­glie per la libertà di espres­sione e isti­tuti che gli esperti ame­ri­cani hanno iden­ti­fi­cato fin da subito come appa­rati dell’intelligence, la Cia. Inte­ressi, obiet­tivi poli­tici e un’agenda ben deter­mi­nata: non signi­fica rite­nere che gli eventi ucraini siano avvenuti solo gra­zie a que­sti fat­tori, ma l’utilizzo delle con­tem­po­ra­nee forme di comu­ni­ca­zione da parte dell’intelligence, non è certo sto­ria di oggi e non si può dire non abbia un suo peso.

L’«AGENZIA» AL LAVORO

Come rac­conta il pre­mio Puli­tzer Mark Maz­zetti nel suo ultimo libro, Kil­ling Machine (Fel­tri­nelli, 15 euro), la Cia negli Sta­tes è un ragno capace di usare tutti i suoi arti­gli, mischian­dosi abil­mente ad ogni tipo di ini­zia­tiva. Ed è anche deter­mi­nata a otte­nere obiet­tivi, nono­stante le guerre interne. Se nel suo libro Maz­zetti rac­co­glie tutti gli ultimi «ordini di ucci­dere» dell’«Agenzia» dopo l’11 set­tem­bre, in un capi­tolo ana­lizza una tec­nica più fine di mani­po­la­zione, ovvero quella mediatica.

Nel 2005 un agente della Cia aveva infatti rac­colto il con­senso della diri­genza a seguito dell’utilizzo di una pic­cola società di svi­luppo soft­ware della Repub­blica ceca, che rea­liz­zava video dif­fusi in strea­ming via cel­lu­lare (ten­den­zial­mente di fil­mini porno). Una cosa cui oggi siamo abi­tuati, non nel 2005. Que­sta tec­no­lo­gia venne messa a dispo­si­zione della Cia per creare con­te­nuti mul­ti­me­diali in quei paesi in cui ser­viva una visione «posi­tiva» degli Stati Uniti. Pun­ta­rono, gra­zie a musica e videogio­chi, ai paesi musulmani.

E a Kiev? Comin­ciamo da un ex ana­li­sta Cia. «Ora, la domanda è: chi ha pro­vo­cato l’agitazione gene­rale? Abbiamo prove inde­le­bili, sulla base di una con­ver­sa­zione tele­fo­nica inter­cet­tata. E chi sta par­lando? L’assistente del segre­ta­rio di Stato per gli affari euro­pei, Vic­to­ria Nuland. Parla con il nostro amba­scia­tore a Kiev. E cosa dice? Dice: «Yats, Yats, Yatse­nyuk, è lui il ragazzo che ha esperienza eco­no­mica, l’esperienza di governo, è lui il nostro uomo». Ora, indo­vi­nate un po’: poche set­ti­mane dopo Yatse­nyuk è diven­tato il primo mini­stro ad inte­rim dell’Ucraina. Non sto dicendo che il Natio­nal Endo­w­ment for Demo­cracy sia com­ple­ta­mente respon­sa­bile, ma sicuro è stato un catalizza­tore. E quando hai 65 pro­getti in Ucraina finan­ziati con 100 milioni di dol­lari se fossi un russo, direi, “Sem­bra che stiano cer­cando di fare con l’Ucraina quello che hanno fatto per il resto dell’Europa orien­tale”, cioè allar­gare la Nato a est, in fun­zione anti russa».

A par­lare è Ray McGo­vern (su demo​cra​cy​now​.com), ex ana­li­sta Cia per 27 anni. McGo­vern fa un rapido rife­ri­mento anche alla Natio­nal Endo­w­ment for Demo­cracy (Ned), brac­cio eco­no­mico della Cia attra­verso i finan­zia­menti alle ong locali, cui arri­ve­remo a breve.

L’INTERESSE USA PER L’UCRAINA

Cosa inten­deva dire McGo­vern? Che gli Stati Uniti hanno da tempo un grande inte­resse per l’Ucraina, rea­liz­zato attra­verso il finan­zia­mento di fon­da­zioni pri­vati e orga­ni­smi dipen­denti dal Penta­gono, in favore di orga­niz­za­zioni non gover­na­tive e appa­rati media­tici ucraini; non si tratta dell’unica causa della rivolta, ma di sicuro potrebbe appa­rire una scusa per­fetta per Putin e la sua azione in Cri­mea. Quando la tele­fo­nata tra Nuland e l’ambasciatore ame­ri­cano a Kiev diventa nota, sco­priamo la figura di Nuland, moglie di un noto neo­con. L’intercettazione fu regi­strata soprat­tutto per le parole anti Europa di Nuland. In realtà la per­sona inte­res­sante nella con­ver­sa­zione è l’ambasciatore Usa a Kiev: Geof­frey Pyatt.

È lui uno dei prin­ci­pali arte­fici del finan­zia­mento ame­ri­cano ai media di Maj­dan. Nell’agosto del 2013 auto­rizza un ver­sa­mento eco­no­mico alla Hro​mad​ske​.tv che ha coperto per intero le pro­te­ste «pro Europa». Molti dei gior­na­li­sti della sta­zione tv hanno espe­rienza con i media ame­ri­cani: il direttore Roman Skry­pin, ha lavo­rato con le «ame­ri­cane» Radio Free Europe e di Ukrain­ska Pra­vda, fon­data da ame­ri­cani. Skry­pin ha anche otte­nuto fondi da Soros, con­tri­buendo a fare nascere Chan­nel 5 la tv della rivo­lu­zione aran­cione e della pro­te­sta di Maj­dan. Hro­mad­ske tv è stata sup­por­tata anche dall’ambasciata olandese.

L’UOMO DEL FONDO MONETARIO

L’ambasciatore Pyatt ha tro­vato molto del lavoro già fatto. E per spie­garlo serve met­tere a fuoco un per­so­nag­gio chiave dell’Ucraina con­tem­po­ra­nea. Si tratta di un uomo che ha fon­dato una ong, capace di rac­co­gliere quasi un cen­ti­naio delle ong anti Yanu­ko­vich del paese, e che secondo il Finan­cial Times, nel dicem­bre 2013, «sta gio­cando un ruolo deci­sivo nelle pro­te­ste». Si tratta di Oleh Rybachuk, espo­nente di punta della cricca neo­li­be­ri­sta ucraina, descritto come il favo­rito del Dipartimento di stato, dei neo­con di Washing­ton, della Ue e della Nato».

Ryba­chuk dun­que è un uomo Nato, vicino a Washing­ton: nel governo uscito dalla rivo­lu­zione arancione è vice primo mini­stro di Yuschenko e guida un’ondata di pri­va­tiz­za­zioni non­ché le relazioni tra Ucraina, Ue e Nato.
Poi arriva Yanu­ko­vich e per Ryba­chuk arri­vano momenti grami, viene anche messo sotto inchie­sta per «lavag­gio di denaro sporco». Per­ché? Per­ché, avrebbe rice­vuto oltre 500mila dol­lari per la sua ong, di cui il 54% pro­viene dalla Pact Inc., fon­data all’Agenzia per lo svi­luppo inter­na­zio­nale degli Usa; il 36% pro­viene dalla Omi­dyar Foun­da­tion, fon­data da Pierre Omi­dyar e la moglie. Altri donatori erano la Inter­na­tio­nal Renais­sance Fun­da­tion (di Soros) e la Natio­nal Endo­w­ment for Democracy, fon­data in larga parte dal Con­gresso ame­ri­cano. Ma chi sono Omy­diar e la Natio­nal Endo­w­ment for Democracy?

IL FON­DA­TORE DI EBAY E LA NED

Par­tiamo dal primo, Omi­dyar. È il tycoon – già fon­da­tore dell’impero Ebay — che ha finan­ziato The Inter­cept, il sito di inve­sti­ga­zione di Glenn Gree­n­wald, colui che ha gestito e pub­bli­cato per primo le rile­va­zioni del Data­gate del «whi­stle­bo­w­ler» Sno­w­den. Un’ambiguità di Omi­dyar, che da un lato finan­zia inchie­ste con­tro la Casa Bianca, dall’altra sup­porta gruppi vicini a Pen­ta­gono e Cia. Omi­dyar infatti non ha finan­ziato solo la New Citi­zen. Per­ché Ryba­chuk ha fon­dato la più grande delle sue ong, che ha avuto un ruolo pri­ma­rio nella gestione media­tica e orga­niz­za­tiva di Maj­dan, non­ché nella pre­pa­ra­zione di quella cam­pa­gna anti Yanu­ko­vich, fomen­tata pro­prio da alcuni suoi pro­getti (come un sito per misu­rare l’onestà dei poli­tici o la ong Che­sno, che signi­fica pro­prio «one­stà» e capace di rac­co­gliere 800mila dol­lari da varie fon­da­zioni create dal Con­gresso Usa, di cui oltre 600mila dalla Pact; i docu­menti che rive­lano i finan­zia­tori sono a que­sto indi­rizzo inter­net.
La nuova crea­zione di Rya­ba­chuk è la Cen­ter Ua per la quale sono pio­vuti altri soldi. Nel 2013, il sito inter­net forei​gnas​si​stance​.gov mostra come orga­niz­za­zioni ame­ri­cane abbiano pagato la Pact Inc., alla voce «Ucraina» per 7 milioni di dol­lari, per pro­getti di «demo­cra­zia, diritti umani e gover­nance. Sui siti delle sue orga­niz­za­zioni, fino al 2012, è sem­plice: basta andare sul sito e sca­ri­carsi il bilancio.

Tra i sostenitori anche la National Endowment for Democracy, ovvero un’organizzazione che costituisce una sorta di braccio charity della Cia ed è presente in tutti i finan­zia­menti ai «media di Maj­dan». Cos’è? Come ha spie­gato il maga­zine Salon, a pro­po­sito dell’espulsione di una ong americana dall’Egitto «nel tempo la Cia ha sem­pre finan­ziato segre­ta­mente, e tal­volta le ha pro­prio create, orga­niz­za­zioni non gover­na­tive pri­vate per fare pro­pa­ganda e per for­nire coper­tura per operazioni segrete in tutto il mondo». Qual­cosa però a un certo punto non fun­ziona: l’apparato comin­ciò a sfal­darsi alla fine del 1960, minato da una cre­scente oppo­si­zione alla guerra del Viet­nam. «Un maga­zine, Ram­parts, e altri mezzi di comu­ni­ca­zione denun­cia­rono l’utilizzo della Cia di fondazioni pri­vate, tra cui la Fon­da­zione Ford». Per gestire al meglio que­sto tipo di mis­sione, venne riem­pito un vuoto ammi­ni­stra­tivo. E ci pensò la pre­si­denza Rea­gan, con una mag­gio­ranza bipar­ti­san: nel 1983 creò il Natio­nal Endo­w­ment for Demo­cracy (Ned). Ancora vivo e attivo, anche in Ucraina.

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