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14/07/2016

I poveri crescono come i guadagni dei manager

I poveri assoluti, definizione statistica costruita per diminuire complessivamente il numero di coloro che non ce la fanno, sono arrivati a 4.600.000. Povertà assoluta significa semplicemente miseria, impossibilità di procurarsi cibo e vestiario sufficienti e adeguati, rischiare la vita per l’assenza delle più elementari condizioni di salute e sicurezza sociale. Il numero di poveri assoluti è il primo indice della criminalità economica e sociale dei governi, e da noi è un indice altissimo.

La povertà assoluta si distingue da quella relativa, nella quale sono compresi altrettanti e più milioni di persone che semplicemente non ce la fanno a mantenere gli standard di quella che viene chiamata esistenza socialmente dignitosa. Cioè i relativamente poveri rinunciano a cure mediche, all’istruzione elevata per i figli, a tutto ciò che sempre più costa. Infine ci sono gli impoveriti, cioè tutti coloro che magari all’inizio tagliano tutte le spese considerate superflue, svaghi, regali, villeggiatura, ma che poi rinunciano anche ad altro; anche perché sono caricati di mutui e altri debiti che diventano insostenibili se si perde il lavoro o la piccola attività non fattura più a sufficienza. Poveri assoluti, poveri relativi, impoveriti sono assieme la maggioranza della popolazione del nostro paese ed aumentano sempre di più. Per loro sono in vigore le sempre più brutali leggi del mercato capitalistico, che i cantori del regime dicono inevitabili e incontestabili.

Per i top manager delle banche e per tutti quelli come loro, invece il mercato non vale. I poveri assoluti secondo l’ISTAT sono aumentati in un anno di circa il 12%, ebbene i guadagni dei top manager della finanza sono anch’essi cresciuti, dal 9% in su. Nonostante la crisi bancaria per cui ci prepariamo a spendere miliardi di soldi pubblici – e lascio a chi legge la riflessione su come potrebbero essere spesi meglio quei soldi – i top manager guadagnano sempre più. Per questa gente c’è il socialismo più affluente e generoso, altro che le leggi del mercato riservate ai poveri. È la lotta di classe dei ricchi, l’unica considerata legittima dal regime ideologico imperante, quella che, per citare il super miliardario Warren Buffet, i ricchi hanno vinto nel mondo.

Mentre escono i dati sulla povertà il banchiere Bazoli, fondatore del gruppo Intesa San Paolo, annuncia ufficialmente sul Corriere il suo SI alla controriforma costituzionale di Renzi. I banchieri sono schierati al 100% con la controriforma, ne sono il nucleo d’acciaio, perché essa dà veste costituzionale alla lotta di classe dei ricchi contro i poveri. Oramai è chiaro che il referendum costituzionale sarà banche contro popolo. E che il popolo vincerà se i poveri riprenderanno a rispondere alla lotta di classe dei ricchi con la propria.

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