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10/09/2020

Lombardia: Fontana resta in sella, nel gioco delle parti

È arrivata finalmente in votazione lunedì 7 settembre la mozione di sfiducia alla giunta regionale lombarda, presentata dopo la seduta del 27 luglio scorso in cui il presidente Fontana si era difeso, in modo poco credibile, dopo avere ricevuto l’avviso di reato per la molto sospetta fornitura di materiale sanitario alla regione da parte della ditta di proprietà di suo cognato e partecipata anche da sua moglie.

Un avviso di reato che, in una situazione normale, avrebbe portato alle dimissioni di Fontana, che al contrario a mettersi da parte non ci pensa nemmeno.

Come era prevedibile, la mozione non è passata. La maggioranza di centro destra ultrablindata ha fatto si che essa fosse respinta per 49 voti contro 29, con la minoranza che anzi ha perso un paio di voti, ovviamente il primo quello della renziana Patrizia Bassi, ormai quasi stabilmente aggregata alla maggioranza di destra, che è uscita dall’aula al momento del voto tra gli applausi della maggioranza.

La notizia della bocciatura della mozione presentata da PD e 5stelle è in realtà una non-notizia, perché tale mozione non avrebbe avuto nessuna possibilità di essere approvata, dati i rapporti di forza in consiglio regionale.

Anzi, paradossalmente, presentare tale mozione per farla respingere, rafforza la giunta Fontana, alla disperata ricerca di recuperare prestigio e prendere tempo per far dimenticare la disgustosa gestione della pandemia nella scorsa primavera.

Ci si deve chiedere, quindi, per quali ragioni il PD e i 5stelle abbiano presentato tale mozione. Tra tutti, uno è il motivo evidente. Un’intenzione politica demagogica e propagandista, motivata dall’intento di denunciare elettoralisticamente la malafede politica della giunta Fontana, la sua incompetenza e irresponsabilità nella gestione della crisi sanitaria ma semplicemente per sostituirsi a essa nel governo della Regione, senza che nulla davvero cambi.

Infatti, il PD e i 5 Stelle non propongono alcun modello alternativo a quello di Fontana e Gallera. In particolare, continuano a proporre l’infausta sussidiarietà tra pubblico e privato, che ha già prodotto danni incommensurabili ai cittadini.

Al contrario, si dovrebbe affermare la necessità di una chiara separazione tra sanità pubblica e privata, a vantaggio di tutti i cittadini e di un reale servizio pubblico.

Per questo, PD e 5Stelle hanno presentato la mozione in consiglio quasi come atto dovuto, una manovra di stampo elettorale, senza alcun contatto o riferimento ai movimenti che in questi mesi hanno chiesto con forza il commissariamento della regione e una inversione di rotta a 180 gradi.

Ciò che è necessario in Lombardia non è un cambiamento di cavaliere sullo stesso cavallo, ma una riorganizzazione complessiva della sanità che riapra i servizi territoriali di base, i poliambulatori e i vari ospedali chiusi o parzialmente dismessi e che ripristini i servizi di prevenzione.

Questa è la domanda che sale dai movimenti per una sanità per tutti i cittadini e che non trova certo rispondenza nelle tattiche e nei giochi consiliari di un’opposizione che non sa e non vuole essere davvero alternativa.

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