Una circolare di fine dicembre depotenzia i centri per l'impiego a vantaggio delle agenzie interinali private. Ma elimina anche l'obbligo di iscriversi alle liste di disoccupazione per ottenere i sussidi. Risultato: secondo la ricercatrice Marta Fana "si può ipotizzare che diminuirà la quota di soggetti che cercano lavoro". Con un impatto positivo sulle rilevazioni ufficiali.
Una quota di disoccupati rischia di sparire dalle statistiche Istat. E non perché hanno trovato un posto, ma solo grazie a un cambio di regole nei servizi per l’impiego, deciso dal ministero del Lavoro. La disposizione è contenuta in una circolare approvata a fine dicembre che recepisce le direttive fornite dal Jobs act. E che, segnalano gli addetti ai lavori, avrà anche l’effetto di depotenziare il ruolo dei centri per l’impiego, a vantaggio delle agenzie interinali private.
Ma andiamo con ordine. Finora l’accesso alle prestazioni sociali era legato all’iscrizione alle liste di disoccupazione presso i centri per l’impiego. Ora, con la circolare del ministero, per ottenere i sussidi, basterà produrre un’autocertificazione per dichiarare il proprio stato di inoccupato,
cioè di persona priva di impiego, ma non necessariamente in cerca di
occupazione. “Si può ipotizzare che diminuirà la quota di soggetti che
cercano lavoro, non avendo più l’obbligo di dichiarare la propria
disponibilità a lavorare per ottenere le prestazioni sociali”, spiega Marta Fana, dottoranda in Economia a SciencesPo Paris e collaboratrice de Il Manifesto. Fana, va ricordato, è colei che per prima ha segnalato l’errore del ministero del Lavoro sui numeri relativi ai contratti stabili ad agosto.
Insomma, se i senza lavoro decideranno di dribblare il sistema dei
centri per l’impiego, allora l’Istat potrà registrare un calo dei
disoccupati. Senza che i disoccupati siano calati veramente.
“Il questionario Istat sulla rilevazione delle forze di lavoro –
aggiunge la ricercatrice – dedica un’ampia sezione ai contatti con i
centri per l’impiego, non a caso. Dall’altro lato, è vero che può
aumentare la ricerca informale di lavoro, che però appunto rimane
informale”. E la circolare del ministero può avere un impatto negativo
anche sulle politiche attive, cioè su quelle misure
pubbliche pensate per trovare un lavoro a chi non ce l’ha. “I dati dei
centri per l’impiego – spiega Fana – sono usati sia dai sindacati
sia dalle Regioni per la definizione e lo sviluppo di politiche attive a
livello locale. Quindi, al di là della rilevazione Istat, una
distorsione nel numero di disoccupati rende questa attività molto meno
efficace”
Ma al di là degli aspetti statistici, resta da capire se la circolare
implichi un vantaggio concreto per quanti non hanno un lavoro. “A mio
avviso no, i disoccupati italiani perderanno un altro riferimento
istituzionale che sono i centri per l’impiego – prosegue Fana – Invece
di rinforzarli, questi perderanno il ruolo non solo di mediazione tra
domanda e offerta, ma anche quella di monitoraggio. I disoccupati saranno quindi dirottati verso le agenzie interinali. Da decenni i centri per l’impiego vengono accusati di inefficienza e, nonostante le repentine riforme, non sono stati soggetti a veri investimenti sia infrastrutturali sia in termini di competenze”. La ricercatrice segnala quindi il rischio di un progressivo indebolimento
delle funzioni dello Stato: “I disoccupati e gli inoccupati,
soprattutto quelli più vulnerabili, saranno sempre più in balìa degli
attori privati che in Italia, ma non soltanto, agiscono e rafforzano clientele e rapporti di forza sempre più diseguali”.
Infine, la circolare fornisce anche una precisazione sull’assegno di ricollocazione: si tratta di una dote economica da spendere presso un’agenzia per ritrovare lavoro. Il documento spiega che sarà riconosciuta “solo ai disoccupati percettori della Naspi,
la cui durata di disoccupazione ecceda i quattro mesi”. Questa
postilla, sottolinea Fana, lascerà fuori dal recinto del beneficio tutta
una serie di lavoratori in difficoltà: “Vengono esclusi tutti i percettori di Dis-coll,
quindi ex collaboratori, tutti i precari che non hanno Naspi e quelli i
cui requisiti maturati danno diritto a assegni di disoccupazione di
durata inferiore. Insomma, qui la platea dei beneficiari si riduce”.
Fonte
La contabilità creativa sulla pelle di chi sta peggio, un po' come negli USA insomma, con l'aggiunta di robuste do si di lavoro gratuito, Expo e Giubileo insegnano.
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