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01/06/2016

Il segreto del Ttip distrugge anche la parvenza della “democrazia”

Non ci sarà, come qualcuno spera, un “imperialismo europeo” (uno stadio del capitalismo, con blocchi geopolitici differenziati), ma di certo c’è qualcosa e qualcuno che decide, tratta, emana direttive e le fa rispettare. Con le buone e/o le cattive. Se alcune norme di politica economica possono sembrare “quasi oggettive”, secondo una visione alquanto liberista dell’economia, altre sono invece assolutamente soggettive. Ossia politiche nel senso più acuto del termine. E se si scende fino alle “misure di sicurezza”, beh, l’idea che ci sia un comando centrale operativo sovranazionale diventa alquanto concreta.

Ci eravamo occupati qualche mese fa delle incredibili “misure di sicurezza” adottate in Germania contro i parlamentari che chiedevano di prendere visione di almeno alcuni dei documenti oggetto della trattativa tra Usa e Unione Europea per la creazione di un’area di libero scambio transatlantica. Ora veniamo a sapere che le stesse identiche condizioni valgono anche per i parlamentari italiani. Se ne deduce che – fatta salva l’inguaribile tentazione italica di copiare i “più bravi” – esiste una struttura che seleziona le informazioni rilasciabili, le modalità di consultazione, la non riproducibilità dei testi, in definitiva la complessiva inaccessibilità di quanto si va trattando tra le due aree capitalisticamente più avanzate del pianeta. Persino nei confronti di quelli che dovrebbero essere, in una democrazia parlamentare, i delegati della “sovranità popolare” in nome della quale si decide qualsiasi cosa riguardi i rispettivi popoli.

In Germania l’esperimento da supercarcere – l’ingresso nell’inviolabile Leseraum parlamentare che custodisce parte della documentazione – era stato condotto da Katia Lipping, battagliera deputata della Linke.

Qui in Italia le vesti di esploratrice sono state indossate dalla poco conosciuta deputata pentastellata Silvia Benedetti, membro della Commissione Agricoltura e quindi istituzionalmente interessata a sapere quali modifiche nelle normative – sia nazionali che comunitarie – sono previste nel nascendo Ttip. Insieme a lei Stefano Lucidi, capogruppo M5S al Senato e Riccardo Fraccaro, deputato 5stelle in Commissione Politiche Ue. Esperienza in effetti quasi shockante:
“La consultazione del TTIP in Italia è soggetta alla stessa normativa che regola il Segreto di Stato, che fino a poco tempo fa ha interessato drammi storici come il disastro aereo di Ustica e le stragi degli anni ’70-’80.
Sapevamo che sul Ttip ci fosse una mancanza di trasparenza, denunciata più volte dal M5S con numerosi atti parlamentari, ma non avremmo mai immaginato che si arrivasse ad applicare la legge sul Segreto di Stato, come si può leggere tra i riferimenti normativi della stessa direttiva per la consultazione del testo disposta dal Mise, che cita in primis un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 6 novembre 2016 n. 5. Inoltre il TTIP si presenta come un documento composto da quasi mille pagine suddivise in otto faldoni, ciascuno con un doppio timbro, uno del Ministero degli Esteri, l’altro del Ministero dello Sviluppo Economico; timbri che in entrambi i casi fanno riferimento ad un ufficio NATO sempre in seno ai predetti ministeri. Alla quale si accede scortati dai Carabinieri, senza poter introdurre cellulari o altri apparecchi in grado di riprodurre il testo. Il M5S oggi ha iniziato a raccogliere gli appunti e, fatti gli opportuni riscontri, si riserva di diffonderli nelle prossime ore”.
Ma sarà difficile che ne possa venir fuori qualcosa di importante, viste le condizioni in cui un parlamentare viene tenuto quando entra nella sala di lettura:
“I carabinieri ti accolgono all’ingresso della sede del Mise, in via Veneto, e ti accompagnano in una stanza dedicata con quattro scrivanie numerate – racconta la deputata cinquestelle – Su ogni scrivania ci sono solo dei fogli e una penna. Prima di entrare bisogna consegnare tutto, compreso il cellulare. Al massimo ti concedono di tenere fazzoletti per il naso. Non si possono fare fotografie o fotocopie, soltanto prendere appunti in modo rapido e sommario. Non è concesso infatti trascrivere interi paragrafi. Non si viene lasciati soli ma si sta per tutto il tempo sotto la sorveglianza di un funzionario. Conto di ritornarci per approfondire alcuni aspetti, una sola volta non basta”.
Diciamo che un parlamentare avrebbe più diritti nel caso fosse sorpreso sulla scena di un omicidio con la pistola fumante in mano...

Per quanto possano prendere appunti mentalmente (viene loro concessa un’ora appena di lettura!) e poi restituirli in forma sistematica, comunque, la loro opera sarà in ogni caso meno rilevante della diffusione di alcuni documenti da parte di Greenpeace, circa un mese fa. Ma va comunque apprezzata, specie a confronto del silenzio assoluto – o della totale negligenza professionale – dei parlamentari di tutti gli altri gruppi, che non si curano nemmeno di consultare i documenti e tantomeno di renderne note almeno le linee generali. Sintetizza così la Benedetti:
“La lettura, seppure sommaria dei documenti, peraltro già ampiamente anticipati dai leaks di Greenpeace, conferma che il liberismo antisociale è la filosofia alla base di questo trattato. Il vero e unico obiettivo dell’accordo – continua Benedetti – è togliere tutti gli ostacoli normativi, burocratici e amministrativi al commercio. Sul piano alimentare, in particolare, il dato più stridente è la forte pressione degli Usa, che scalpitano per conquistare i mercati europei. Mentre da parte dell’Europa la tutela delle Dop, Igp e Doc è ancora troppo debole. L’effetto sarà di aprire i nostri supermercati a prodotti che non garantiscono gli stessi standard di sicurezza conquistati dai consumatori europei”.
Non ne avevamo dubbio, bisogna dire, perché altrimenti non ci sarebbe stata alcune ragione di secretare sia le trattative che il merito degli accordi in costruzione. Le cose debbono essere nascoste a coloro che ne pagheranno le conseguenze (lavoratori e consumatori, per una volta non contrapponibili, oltre alle piccole e medie aziende delle filiere alimentari di qualità).

E’ perfino ridicolo pretendere che questa procedura possa condurre a decisioni prese “democraticamente”, visto che nessuno dei parlamentari disporrà di informazioni su un trattato che andrà in ogni caso ratificato. Ognuno voterà, insomma, per “sentito dire” o, più prosaicamente, in base alle dinamiche dello schieramento cui appartiene o che può garantirgli un futuro.

Naturalmente, tutto ciò corrisponde perfettamente nel concetto di “democrazia” che abita nei palazzi del potere globale. Una parola nobile per coprire pratiche immonde...

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