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13/09/2019

“Proteggere lo stile di vita europeo”. Von der Leyen porta il salvinismo al governo della Ue

La narrazione fascio-legaiola che descrive l’Unione Europea come una centrale sorosiana dedita all’immigrazionismo spinto, con l’obbiettivo di una “sostituzione etnica" del continente è una stronzata clamorosa. Oltre che un falso esplicito.

Ma si resta un po’ stupiti nel vedere che parti di quella narrazione sono stati fatti propri dalla nuova Commissione “anti-sovranista” guidata da Ursula von der Leyen.

L’ex ministro della difesa tedesco ha infatti rinominato, nella mission letter con cui ha affidato l’incarico al greco Margaritis Schinas, il “portafoglio” per le politiche sull’immigrazione, facendolo diventare “protezione dello stile di vita europeo”.

Se le parole hanno un significato – e, in un contesto ultra-formalizzato come quello di Bruxelles, lo hanno sicuramente – significa che l’”Europa” deve attrezzarsi a difendere le proprie caratteristiche “proteggendosi” contro l’immigrazione. Salvini condividerebbe di sicuro, anche se pretenderebbe a quel punto qualcosa di più (e la Meloni ci aggiungerebbe “l’affondamento delle navi Ong”).

È abbastanza chiaro che la decisione della Von der Leyen sia una “concessione” al gruppo di Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia), notoriamente ultrà del rifiuto di accogliere migranti scuri di pelle – la sola Polonia ospita oltre un milione e mezzo di ucraini, ovviamente bianchi, concentrati in campi di lavoro.

Ma proprio questo compromette fortemente l’immagine di una “Unione Europea democratica e accogliente”, per cui i cittadini democratici dei vari paesi erano stati invitati a votare per fermare “l’onda nera”. La quale, invece, vede accolte le proprie stronzate razziste fino ai massimi livelli (la denominazione del “ministero” europeo per le politiche dell’immigrazione).

A rafforzare l’”impressione” negativa c’è poi la nomina del greco Schinas. Che ha, sì, la stessa nazionalità del predecessore – Dimitris Avramopoulos – ma orientamento decisamente opposto, visto che è stato nominato come campione del nuovo governo di destra insediatosi ad Atene.

Basti poi guardare l’esultanza di diverse testate razziste italiane, di cui è bene non fare neanche il nome, per capire che effettivamente la Von der Leyen ha “aperto a destra”, e alla destra razzista, in particolare.

L’imbarazzo nelle stanze di Bruxelles è diventato perciò palpabile. Lo spagnolo Juan Fernando Lopez Aguilar, presidente della commissione Libe (Libertà civili) del Parlamento europeo, è arrivato a minacciare un “esame molto approfondito” sia della nuova denominazione del dicastero, sia del candidato proposto dalla presidente della Commissione. E non è un mistero che qualche volta i candidati “inciampano” in un giudizio negativo (accadde anche al triste Rocco Buttiglione, proposto da Berlusconi proprio per la poltrona della “giustizia, libertà e sicurezza”, e rifiutato per il suo curriculum da integralista cattolico).

Oltre che sul piano valoriale, Lopez Aguilar critica la decisione anche per la diversa strutturazione delle competenze. Inserire infatti la questione della “protezione” (sia pure limitatamente allo “stile di vita europeo”) implica una sottrazione di competenze al “ministero degli interni” comunitario, affidato invece alla socialista svedese Ylva Johansson.

Insomma: Salvini è politicamente morto, ma il “salvinismo” fascio-legista non dispiace ai piani alti dell’Unione...

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