di Alessandra Daniele
C’era
una volta un lupo cattivo. Però più che cattivo, era stronzo. Ma così
stronzo, ma così stronzo, che si mise in trappola da solo, e finì
sbranato dalla Nonna.
C’era una volta un burattino di nome Giuseppinocchio, che cambiò burattinai, e si mangiò Mangiafuoco.
C’era una volta il Movimento 5 Stelle. Prometteva di non fare mai
accordi con nessuno dei vecchi partiti. Di bloccare tutte le grandi
opere perniciose e chiudere l’Ilva. Di uscire dalla Nato e dall’Euro.
Quel movimento sparì senza lasciare traccia, nemmeno la spoglia diafana che lasciano i serpenti quando fanno la muta.
Quel movimento in realtà non è mai esistito.
Il vero M5S è soltanto una banda di cazzari trasformisti.
Quindi è l’alleato ideale del PD.
Il Partito Democratico, ex PDS, negli ultimi 13 anni non ha mai
vinto un elezione nazionale, eppure in un modo o nell’altro finora è
sempre riuscito a tornare al governo. È un autentico record. Specialmente per un partito “democratico”.
Stavolta persino la consueta faida interna gli è servita: prima
Zingaretti ha garantito a Salvini via libera verso le urne, e poi Renzi
gli ha sbarrato la strada.
Quando Salvini s’è reso conto della trappola era troppo tardi, la porta del governo s’era già richiusa alle sue spalle.
Il populista ha dimenticato la saggezza popolare: “Chi troppo vuole nulla stringe”.
Il cazzarista non ha previsto il Cazzarillo, il governo Renzi-Grillo,
gradito sia a Washington che a Bruxelles, sia al Vaticano che allo
Spread. Il Putiniere è esattamente il Cattivo che gli serve per sembrare
Buoni.
Il Capitone ha abboccato alla sua stessa propaganda, e s’è convinto di
potere davvero sciogliere le camere dal bagnasciuga, rimanendo ministro
dell’Interno per la campagna elettorale, mentre tutti gli altri
restavano fermi a farsi schiacciare come le comparse dei film di
Godzilla.
Salvini non è affatto quel geniale e raffinato stratega decantato da
editorialisti e politologi. È un bulletto ciccione che s’è fatto cascare
il potere di mano come un gelato nella sabbia. E adesso batte i piedi e
fa la lagna perché lo rivuole. Pretende una legge elettorale su
misura, un Porcellum bis.
Ma L’Anno del Maiale è finito.
Comincia quello del Camaleonte.
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