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02/11/2023

L’ultima impresa della Meloni

In che mani siamo... Pensiamo che ai piani alti dei più importanti consigli di amministrazione, in tutta Europa e sicuramente anche negli Stati Uniti, molti telefoni siano attraversati dallo stesso messaggio: “In Italia abbiamo sbagliato un’altra volta, ci tocca inventarci un nuovo presidente del consiglio”.

E la fortuna di Giorgia Meloni è stata persino grande. La telefonata con i due comici russi, Vovan & Lexus, che si sono spacciati per il presidente della Commissione dell’Unione Africana, è avvenuta il 18 settembre. Prima, insomma, dell’inizio della guerra a Gaza (7 ottobre).

Altrimenti – trovando dall’altra parte del filo dei presunti africani, all’unanimità schierati con i palestinesi e contro Israele – avrebbe potuto dare qualche spunto dell’antico antimitismo fascista, e la registrazione avrebbe potuto così costargli l’immediata defenestrazione...

Mettiamo da parte tutto il lato comico, sicuramente sovrabbondante, a cominciare dall’assenza di un filtro decente per proteggere la massima carica politica del Paese da contatti indiscreti, per finire alla “richiamata” ai russi da Palazzo Chigi, dopo il primo tentativo andato a vuoto.

Lato che comunque rivela la pochezza di una struttura dirigente fatta evidentemente di “fedeli al capo” piuttosto che di “esperti”. A prescindere dalla leggerezza commessa dal suo staff, infatti è quello che lei dice, e come si comporta, che ci dà la “statura” del premier.

Concentriamoci dunque sul merito, ovvero su come Meloni ha affrontato quello che riteneva essere un interlocutore internazionale.

Giustamente molti degli sfottò si sono concentrati su quella premessa, fatta ad un certo punto della lunga conversazione: “Posso chiederti qualcosa, fra me e te...?”, che evidenzia una estraneità antropologica al comportarsi “da istituzione”.

Pur non avendo nessuno di noi ricoperto ruoli istituzionali, tuttavia abbiamo accumulato nel corso dei decenni una qualche pratica nei rapporti internazionali. Con altre organizzazioni, associazioni, università e persino istituzioni statuali.

E in nessun luogo mai, neanche al livello più “orizzontale” (tra associazioni, per esempio), abbiamo registrato una analoga “scivolata” dal livello della discussione “tra soggetti collettivi” a quello della “confidenza di corridoio” (“fra me e te…”).

Se non altro per “mantenere un tono”, ed esser presi sul serio, ci si affida ad un linguaggio “ufficiale”, anche quando le posizioni individuali o l’umana curiosità spingerebbero per “saperne qualcosa di più”. Una questione di rispetto per l’interlocutore (una “istituzione”), ma anche per se stessi (“rappresentanti” di una istituzione, di una collettività, di interessi organizzati).

L’atteggiamento di Meloni, insomma, è invece quello del pour parler informale, tipico della frequentazione quotidiana tra portaborse e cronisti parlamentari. Che però hanno almeno la giustificazione del conoscersi reciprocamente molto bene, tanto da sapere cosa dire e cosa non dire per non rischiare inutili “incidenti” di percorso (che poi avvengono lo stesso, a dimostrazione del limitato autocontrollo di questa genia...).

Meloni, insomma, cerca la “confidenza” addirittura con un presunto alto funzionario di cui non ha probabilmente mai sentito parlare prima (anche se accreditato dal suo “consigliere diplomatico”). Un perfetto sconosciuto di cui ignori storia, frequentazioni, cultura, affidabilità, sistemi di relazione, “obbedienze” e convenienze.

Non è una questione di “etichetta” – che pure ha la sua rilevanza, nelle relazioni internazionali – ma di “serietà” e “livello”. Essere considerati poco seri e non all’altezza ti fa trovare molte porte completamente chiuse. E se non riesci ad interloquire, non puoi neanche rappresentare positivamente gli interessi del tuo Paese (o meglio: della classe dirigente di quel paese).

Una condizione che peraltro Meloni confessa, nella telefonata, essere già così: “Ma il problema è che agli altri non interessa. Non hanno risposto al telefono quando li ho chiamati”. E difficilmente la situazione sarà migliore, dopo questa figuraccia...

Ma qualcosa di utile – dal nostro malevolo punto di vista – Meloni ce l’ha detta. Sulla guerra in Ucraina: “Vedo che c’è molta stanchezza, devo dire la verità. Da tutti i lati. Siamo vicini al momento in cui tutti capiranno che abbiamo bisogno di una via d’uscita”.

Qui la questione è tutta politica e clamorosa: i governi occidentali – sia in Europa che negli States, ma altrove lo si ammette esplicitamente – non ne possono più del conflitto con la Russia e stanno solo aspettando il momento per trovare una quadra che salvi capra e cavoli. Insomma, un compromesso che congeli la situazione sul campo, ma permetta ad entrambe le parti di intestarsi una “vittoria” che non somiglia affatto a quella sostenuta ufficialmente (la riconquista del Donbas e della Crimea, la caduta di Putin, ecc.).

È semplicemente il contrario di quel che viene ripetuto in pubblico ogni giorno. Mentre governi e pennivendoli di ogni testata continuano a definire “putiniana” ogni testa pensante che, fin dall’inizio della guerra, propone di cercare... “una via d’uscita” con mezzi diplomatici, così da non rischiare un’escalation nucleare.

La conclusione è insomma semplice. Meloni dice una cosa e ne fa regolarmente un’altra, spesso l’opposta. Se fa così a livello internazionale – dove gli interlocutori dispongono di tutti gli strumenti per verificare lo scarto tra parole e fatti – figuriamoci cosa può combinare a livello delle “cose interne”. Come con la “manovra”, su pensioni, scuola, sanità, investimenti, salario minimo, tasse indirette (quelle sulle merci, che pesano molto di più sui redditi bassi e fissi), ecc.

La caduta di credibilità non sarà certo immediata, vista la copertura benevola garantitale finora dai grandi media, ma la strada è aperta. Anche per un popolo capacissimo di credere alle barzellette come quello italico.

Ma non è questa la notizia peggiore per “Gioggia”. È l’inadeguatezza che ha dimostrato rispetto al ruolo che le è stato affidato. E su questo, nei consigli di amministrazione più importanti, non si può transigere. Va trovato o costruito un altro “premier”, un altro manchurian candidate. Ci vorrà un po’ di tempo, i concorrenti sono tanti ma nessuno minimamente credibile. O “vendibile” sul mercato della politica...

C’è da dire che anche quei consiglieri di amministrazione non ne imbroccano una da anni. Avevano tirato su uno come Renzi, abilissimo nell’impastrocchiare battute e conferenze sul “Rinascimento” al miglior offerente. Ma “scarsino”, diciamo così, sulle questioni di Stato (uno che sussurra ai servizi segreti all’autogrill, insomma...).

Avevano per un po’ puntato su Salvini, ma è bastata un’estate al Papeete per svelarne l’inconsistenza. Ora pure Meloni sta arrivando a fine corsa...

Mai che venga loro il dubbio che, a forza di ridurre “la politica” a pura ricerca dei consensi – perché tanto le decisioni importanti vengono prese a Washington, Bruxelles e nei cda – sia pressoché inevitabile selezionare una serie di buoni piazzisti senz’altra arte.

Colpa loro, insomma.

Per il vostro divertimento, e magari un briciolo di riflessione, ecco il testo completo della conversazione con i due comici russi. Ossia con gli unici, in questa storia, che hanno fatto seriamente il loro mestiere (qualunque esso sia...).

Buona lettura.

*****

Comico russo: “Che piacere sentirti, grazie per il tuo tempo”.

Meloni: “Come stai?”

Comico russo: “Sto bene, ho sentito notizie molto brutte”.

Meloni: “Sì, sì, la situazione è un po’ difficile, la situazione è molto difficile per noi da gestire. Dall’inizio dell’anno, dunque in pochi mesi, abbiamo avuto più di 120mila persone arrivate principalmente dalla Tunisia. Quindi la situazione è molto difficile da ogni punto di vista. Dal punto di vista umanitario, logistico, di sicurezza. Ciò che vedo è che questi flussi rischiano di aumentare per la situazione che c’è in Africa, soprattutto nel Sahel ma anche per il problema del grano, per tutti i problemi che tu conosci meglio di me. Stiamo lavorando anche nell’Unione Europea per un memorandum in Tunisia per aiutare, non solo per gestire la migrazione. La mia idea è sempre che si debbano fare molte altre cose”.

Comico russo: “Sono d’accordo. Ho appena incontrato Charles Michel, abbiamo avuto una conversazione riguardo la situazione. Ha detto che il problema è che l’Italia non può fermarli. E pensa che il problema è un problema soprattutto per l’Italia”.

Meloni: “Sì, assolutamente. L’Europa per molto tempo ha pensato di poter risolvere il problema limitandolo all’Italia. Quello che non capiscono è che è impossibile. La portata di questo fenomeno colpisce, secondo me, non solo l’Unione Europea, ma anche le Nazioni Unite. Ma il problema è che agli altri non interessa. Non hanno risposto al telefono quando li ho chiamati. E sono tutti d’accordo sul fatto che l’Italia deve risolvere da sola questo problema. Penso che è una maniera molto stupida di pensare a queste cose”.

Comico russo: “Ho provato a parlarne a Macron, ma anche lui rifiuta di comprendere la mia posizione…”.

Meloni: “Posso chiederti qualcosa, fra me e te…? Tu pensi che ciò che sta accadendo, per esempio in Niger, sia qualcosa che va contro la Francia?”.

Comico russo: “Dico di sì. Specialmente adesso…”.

Meloni: “Vedo che la Francia sta spingendo per una sorta di intervento ma io sto cercando di capire come possiamo sostenere uno sforzo diplomatico. Dobbiamo stare attenti”.

Comico russo: “Perché i francesi non capiscono quelle che sarebbero le ulteriori conseguenze. Se ci fosse un’aggressione militare questo condurrebbe ad un’altra crisi migratoria”.

Meloni: “Ma loro hanno altre priorità, che non sono l’immigrazione in nazioni come il Niger come sai. Il loro punto di vista non è necessariamente il mio. Loro hanno l’uranio, il franco africano… Loro hanno delle priorità che sono priorità nazionali. Noi stiamo provando a dire loro…non dobbiamo – come si dice – fare cose che ci creano più problemi di quanti già ne abbiamo”.

Comico russo: “Ma un altro problema è come lavorare sulla nuova iniziativa del Mar Nero. Cosa ne pensi di sbloccare alcune banche russe?”.

Meloni: “Penso che dobbiamo discuterne. Dobbiamo trovare una soluzione per una situazione che è impossibile da fronteggiare per noi. Ci deve essere una soluzione. Ne ho discusso anche al G20 nel meeting sull’Africa. Se noi permettiamo alla Russia di ricattarci potrebbe essere ancora peggio. Ma se non troviamo altre soluzioni diventa un problema impossibile. In qualche modo dobbiamo uscirne. La Polonia potrebbe essere la strada giusta ma stanno avendo problemi…”.

Comico russo: “Il problema è che ci aspettavamo che la guerra potesse finire grazie ad una buona controffensiva ucraina, ma ora vedo che non è così di successo come mi aspettavo. Quindi (…) molti nostri e miei amici nel continente stanno aspettando un qualsiasi negoziato affinché Ucraina e Russia fermino questo conflitto”.

Meloni: “Lo capisco. E anche l’immigrazione e i problemi che abbiamo con l’inflazione, la crisi energetica, è difficile per tutti noi. (…) Uno dei miei piani strategici su cui sto tentando di discutere anche con gli altri Paesi europei è un piano di investimento per l’energia in Africa. Penso che potrebbe essere, assolutamente non immediato quando inizi a fare un investimento…Nei primi giorni di novembre presenteremo qui a Roma in una conferenza il nostro Piano Mattei, che consiste nell’investire soprattutto nell’energia per l’Africa, per produrla e per esportarla se riescono. Il prossimo anno avremo anche la presidenza del G7. E mi piacerebbe concentrare la nostra presidenza del G7 soprattutto sul tema dell’Africa. Andiamo verso un’epoca in cui (…) è già troppo tardi. Dobbiamo muoverci”.

Comico russo: “Posso chiederti cosa pensi dei piani di alcuni funzionari britannici di inviare alcuni migranti in Ruanda?”.

Meloni: “Sì. Non ne ho discusso. Non so quali sono gli elementi di questo accordo. Il problema che abbiamo è anche che queste persone che arrivano illegalmente sono impossibili da integrare. Loro perdono molto tempo nell’intervallo che impieghiamo a processare le loro richieste, e poi perdiamo le tracce di molti di loro, alcuni finiscono tra le mani della criminalità organizzata, alcuni vanno in altri Paesi e tentano di rimandarli indietro…”

Comico russo: “Ma pensi che la Commissione Europea lo capisca?”.

Meloni: “Cosa?”

Comico russo: “Pensi che la Commissione Europea comprenda questa…”.

Meloni: “La Commissione Europea DICE di capirlo (ride, ndB). Il problema è di quanto tempo ha bisogno per darci risposte concrete. In conclusione del Consiglio Europeo, nelle parole di Ursula von der Leyen, loro capiscono assolutamente ma quando chiedi di prendere i soldi e di investire per aiutarci, per discutere con questi Paesi, beh, lì diventa più difficile. Devo dire la verità. Questo riguarda anche la Tunisia. Ho organizzato questo memorandum tra Europa e Tunisia che il presidente Saied ha firmato con noi alla metà di luglio, ma lui non ha visto ancora un euro”.

Comico russo: “Quanto pensi che durerà il conflitto tra Ucraina e Russia? Hai avuto conversazioni con il presidente Biden e altri?”.

Meloni: “Vedo che c’è molta stanchezza, devo dire la verità. Da tutti i lati. Siamo vicini al momento in cui tutti capiranno che abbiamo bisogno di una via d’uscita. Il problema è trovarne una che possa essere accettabile per entrambi senza distruggere il diritto internazionale. Ho alcune idee su questo, su come gestire la situazione ma sto aspettando il momento giusto per mettere sul tavolo questo idee”.

Comico russo: “L’Ucraina non sta avendo il successo che tutti ci aspettavamo…”.

Meloni: “La controffensiva dell’Ucraina forse non sta funzionando come ci aspettavamo. Sta andando avanti ma non ha cambiato le sorti del conflitto. Dunque tutti capiamo che potrebbe durare molti anni se non proviamo a trovare qualche soluzione. Il problema è quale situazione è accettabile per entrambi senza aprire altri conflitti. (…) Tu sai cosa penso riguardo la Libia. Forse non lo sai (ride, ndB). Potremmo discuterne per ore, amico mio, su ciò che è accaduto in Libia! Forse oggi qualcuno capisce che la situazione del dopo non è stata così buona, non è stata migliore. (Incomprensibile) Dobbiamo fare funzionare il nostro cervello.

Comico russo: “Abbiamo bisogno di soldi ma non ne chiediamo ad altre istituzioni come la Commissione Europea. Vedo che tutti i soldi dell’UE stanno andando in Ucraina adesso”.

Meloni: “Ciò su cui sto lavorando è farne arrivare anche in Africa. Questo è il mio primo impegno. Come saprai se segui un po’ ciò che dico a tutti, dagli americani alla NATO, dico ovunque che dobbiamo prenderci cura dell’Africa”.

Comico russo: “Inoltre non sono d’accordo con l’ideologia nazionale dell’Ucraina, intendo Bandera, ci sono nazionalisti in Ucraina, che è la cosa che la Russia odia maggiormente”.

Meloni: “No, non sono d’accordo. Loro hanno il diritto di farlo. Io penso che il problema del nazionalismo è un problema che ha Putin”.

Comico russo: “Sto parlando di Stepan Bandera, è una persona che la Russia presenta come Hitler”.

Meloni: “Non lo so. Io penso che stanno facendo quello che devono e ciò che è loro diritto di fare. E noi stiamo cercando di aiutarli”.

Comico russo: “Ad ogni modo, signora primo ministro, grazie per questa conversazione”.

Meloni: “No grazie a te! Spero che possiamo avere altre occasioni. Grazie, grazie mille. Ciao”.

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