Xi Jinping è tra i pochi capi di Stato che non si è ancora congratulato con Joe Biden per la sua elezione a presidente degli Stati Uniti d’America.
C’è poco da stupirsene. Il presidente eletto in campagna elettorale ha infatti definito Xi un “delinquente” e minaccia di risultargli più indigesto di Trump sul fronte dei diritti umani: la Casa Bianca occupata da Biden si prepara ad appoggiare in maniera più sostanziale di Trump la minoranza uigura del Xinjiang, quella tibetana, il movimento anti-Pechino di Hong Kong e il governo di Taiwan.
Dunque nei prossimi giorni – quando Biden sarà stato eletto anche ufficialmente, terminato il conteggio dei voti – c’è da attendersi da Pechino un freddo e formale comunicato di congratulazioni.
Nel frattempo, la propaganda del Partito Comunista continuerà a martellare i cittadini cinesi con le immagini delle divisioni politiche e sociali della democrazia americana, quelle sul contrasto al Covid-19 (che negli Usa ha fatto oltre 240.000 morti e in Cina 4.500) e quella di una lotta per Casa Bianca caotica e conflittuale, a differenza degli “armoniosi” passaggi di consegne decennali tra i leader del Partito comunista cinese.
Del resto Cina e Stati Uniti sono in piena guerra commercial-tecnologica e quest’ultima – come ogni guerra che si rispetti – è anche una guerra di propaganda.
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