È stata notificato l’avviso di chiusura indagini da parte della Procura di Milano sulla “cricca dei favori” che ha coinvolto il PM anti-No tav, Andrea Padalino.
Le carte riferiscono di cene gratis in ristornati di lusso e weekend graziosamente offerti al magistrato e consorte nonché operazioni e visite mediche ottenute come scambio.
Secondo La Repubblica si tratta di ”tredici pagine che chiudono senza sconti, almeno sotto il profilo dell’accusa, una storia travagliata rimasta in certo modo sospesa fino a questo vaglio, dopo aver letteralmente spaccato in due la procura torinese”.
Il filone principale riguarda gli scambi di cortesie con l’ufficiale della guardia di finanza Fabio Pettinicchio. La vicenda comincia quando, con altri 13 colleghi, Pettinicchio viene condannato a 5 anni per sfruttamento della prostituzione. Gli “angeli in divisa” assicuravano protezione a una serie di locali a luci rosse sul Lago maggiore in cambio di consumazioni gratis e prestazioni sessuali. Pettinicchio, dopo il processo in primo grado, ha chiesto aiuto al PM Padalino per preparare la difesa e farla franca.
Fondamentale per la cricca il contributo dell’avv. Bertolino (oggi deceduto), altra figura ben conosciuta dai NoTav in quanto avvocato nominato costantemente dai poliziotti che si costituiscono parte civile contro i manifestanti valsusini nonché referente del sindacato di polizia salviniano SAP.
Il sostegno del PM Padalino all’ufficiale Pettinicchio si sarebbe spinto fino al prestito dell’auto con scorta assegnata al magistrato perché il finanziare potesse tornare con più agio in Piemonte da un viaggio di affari a Roma in cui si preparava la difesa per il processo di appello.
Pettinicchio ovviamente non ha mai mancato di restituire le attenzioni dell’uomo di legge con favori e regali. Tra questi, cena al bistrot Canavacciuolo, diversi soggiorni a costo zero all’Hotel San Rocco di Orta San Giulio.
Non si tratta di episodi isolati, lo schema corruttivo era consolidato e andava avanti da anni. Oltre a queste “consulenze”, prevedeva sostanzialmente che Padalino si facesse assegnare, grazie all’intervento di un appuntato dei carabinieri, i fascicoli “degli amici” che potevano così assicurarsi un esito favorevole dei procedimenti in cui erano coinvolti. Dalle carte emergono altri episodi, una cena da 590 euro mai pagata, operazioni chirurgiche gratis e così via.
“Al di là di questo quadro vergognoso riportato dai giornali, arriviamo ora all’elefante nel corridoio di cui non vediamo traccia sui giornali medesimi visto che, per poter almeno scorgerne la proboscide, servirebbe quel coraggio che ai paladini dell’informazione italiana ha fatto difetto in 30 anni di lotta di NoTav e continua a fare difetto ancora oggi” scrive in un comunicato il Movimento No Tav.
“Quando parliamo del signor Padalino non stiamo parlando di un PM qualsiasi, stiamo parlando di un PM che ha fatto carriera provando a reprimere forse il più importante e duraturo movimento sociale esistito negli ultimi anni nel nostro paese. Questa inchiesta non è un fulmine a ciel sereno. L’azione della procura di Torino è stata denunciata per oltre un decennio dal movimento No Tav, i cui attivisti stanno tutt’ora accumulando, proprio grazie alle attenzioni del PM Padalino, centinaia di anni di carcere. Una denuncia che è stata ignorata, quando non schernita da politici e giornalisti, la cui ignavia pesa oggi come un macigno. Tutti sapevano del marcio, ma, come nel miglior schema mafioso, nessuno ha detto nulla”.
Nelle carte consegnata dalla procura di Milano sulla corruzione nella procura di Torino viene scritto nero su bianco che il procedimento automatico di assegnazione delle indagini, garanzia dell’imparzialità dello svolgimento processuale, veniva costantemente violato grazie all’intervento di un semplice appuntato.
Questo non pone forse enormi dubbi su come sono state affidate negli anni decine e decine di inchieste sui No Tav “casualmente” sempre al solito PM Padalino? Ancora più importante. Dall’inchiesta non emergono singole condotte criminose ma emerge in maniera inequivocabile che la benzina che ha mosso negli anni il PM Padalino sono i favori. Quali favori e da chi ha ricevuto il procuratore torinese per portare avanti decine di procedimenti contro i No Tav?
La domanda non è “accademica”. Si sta parlando di processi che sono costati casa, lavora e libertà a chiunque ha osato alzare la testa contro la grande opera che s’ha da fare. Una di loro, Dana, si trova a oggi rinchiusa in carcere con una condanna a due anni per aver tenuto in mano un megafono durante una protesta No Tav.
Le indagini della Procura di Milano adesso sono concluse e se si andrà a processo si vedrà che cosa ne uscirà fuori.
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