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04/09/2018

Genova. Gli sfollati del ponte fischiano Comune e Regione

E’ durata poco la luna di miele tra le due giunte di centro destra (Comune e Regione), il governo grillin-leghista e la popolazione genovese.

Gli applausi dei funerali di Stato si sono oggi trasformati in fischi e aperta contestazione. Quantomeno delle istituzioni locali.

“Non ci potete trattare come cani cui buttate l’osso”. Protagonisti gli sfollati delle case ancora in piedi sotto l’ex ponte Morandi, sostanzialmente per strada – nella stragrande maggioranza – a quasi venti giorni dal crollo.

Stamattina hanno premuto per entrare nella sala consiliare della Regione Liguria, com’è diritto formale di ogni cittadino; ma hanno dovuto faticare per la “resistenza” delle guardie giurate, “comandate” in senso opposto (ma chi è il presidente della Regione?). Solo quando sono arrivate anche le telecamere la junta presieduta da Toti (giornalista Mediaset, prima di questa incoronazione) ha deciso che era meglio lasciar entrare almeno una delegazione.

Il sindaco Marco Bucci è uscito per parlare e tentare di calmare gli animi. Ma non ha convinto nessuno. Gli sfollati protestano, chiedono di poter rientrare nelle loro abitazioni il tempo necessario a ramazzare almeno gli effetti personali (lettere, foto, ricordi vari, insomma gli oggetti di una vita, senza alcun valore se non per loro); ma dal giorno del crollo non hanno ricevuto alcuna comunicazione ufficiale.

Gira un volantino: “Quelli di ponte Morandi – 50 anni di servitù, 2 settimane di disagi e sofferenze, rivogliamo un futuro!”.

Come sempre, desta scandalo anche la disparità di trattamento con le aziende. Ansaldo, pochi metri più in là delle case, è stata autorizzata a riprendere la produzione. Loro invece nisba.

La seduta monotematica – andrà avanti sino alle 15 – è poi inziiata col classico e retorico minuto di silenzio, che non è servito però a tranquillizzare gli animi.

Il resto sono le solite promesse (“vedremo, sentiremo, faremo”...). Ma il tempo della passività e del trauma è già finito. Ora è il momento della rabbia razionale. Solo poche famiglie, infatti, hanno ottenuto un alloggio popolare provvisorio. Ma per case assolutamente vuote, che vanno “riempite” spendendo molto e con un “cachet” offerto da Atlantia di appena 8.000 euro (“quel che serve per comrare una cucina, poi dormiamo per terra”).

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